Eppure, una parte di lei bramava il lusso che sarebbe stato concedersi un anno ininterrotto con lui, lontano dall'assalto incessante degli appuntamenti di lavoro, delle conferenze e delle lunghe giornate passate in ufficio. Su un'isoletta, sarebbe stato possibile.
Venne il momento di tornare alla realtà, Matt amava il suo lavoro e non aveva mai dato il minimo segno di esserne infelice. Oltretutto, era un uomo di città, che aveva trovato il suo equilibrio nella frenetica vita urbana. No, doveva essere qualcos'altro, ma cosa?
"Cos'è che sarà uno shock?" chiese lei con una punta di apprensione.
"Non funziona."
"Cosa non funziona?" chiese lei, con un tono ansioso.
"Il nostro rapporto." Aveva sulla faccia uno dei suoi soliti sorrisi dispiaciuti, con gli occhi a fessura e il capo chino. "Tra noi non funziona, mi dispiace tanto. Vorrei che fosse andata diversamente, ma le cose stanno così. Non c'è un modo facile per dirlo ma… È finita."
CAPITOLO TRE
Olivia fissò Matt, incredula.
Di cosa stava parlando? Era forse uno scherzo crudele?
Abbandonò rapidamente il pensiero. Matt non le era mai sembrato quel tipo di persona. D'altro canto, non le era neanche mai sembrato fosse il tipo di persona che ti invita a cena solo per mollarti prima che sia arrivato il vino.
"Ma—perché?" chiese lei.
"Per quale motivo, Matt? Siamo sempre stati felici insieme. Cioè, almeno io sono sempre stata felice. So che non ci siamo visti molto di recente, ma siamo stati entrambi così presi dal lavoro."
Matt fece un cenno di approvazione, come se fossero giunti al punto della discussione.
"Esatto, Liv. È proprio questo il problema. Hai detto bene: siamo entrambi troppo occupati. Non ci vediamo per più di due notti a settimana."
Le si avvicinò e cominciò a parlare con un tono più calmo e confidenziale. "E non è tutto: siamo due persone diverse. Io sono una persona molto organizzata ed è difficile per me vivere con una persona disorganizzata come te. Lasci sempre il tubetto del dentifricio aperto, e la settimana scorsa un paio dei tuoi slip è volato fuori dalla mia valigetta durante una riunione. È stato piuttosto imbarazzante. Ero di fronte a una ventina di investitori internazionali, le tue mutandine di pizzo con la scritta ‘Wish You Were Here’ sul tavolo della sala riunioni hanno rovinato l'immagine professionale che stavo cercando di dare di me e che la mia compagnia si aspetta."
Olivia giurò di aver sentito una risatina soffocata. Guardandosi attorno, vide con la coda dell'occhio che la sua conversazione aveva attirato l'attenzione di tre donne al tavolo di fianco, che ora stavano avidamente in ascolto.
"E sai perché mi sono ritrovato in questa situazione?" continuò Matt.
"È perché tu continui a spargere i tuoi vestiti ovunque, lanciandoli sul pavimento della camera da letto, invece che metterli nel cesto della biancheria sporca. Stavolta un paio di mutande è volato nella mia valigetta. Avrebbe potuto essere un disastro per la mia carriera. E questo è solo un esempio. Ultimamente non sei di supporto, non mi sostieni."
Olivia ci rimase a bocca aperta. Di cosa stava parlando? L'aveva sostenuto e incoraggiato per tutta la loro relazione.
"Quando abbiamo cominciato a vivere insieme ho liberato la stanza degli ospiti per fare spazio al tuo studio, che non hai mai usato," rispose lei oltraggiata.
"Ho ripitturato i muri della camera da letto perché tu mi hai chiesto di farlo. Ho svuotato gli armadi per lasciare spazio alle tue giacche, scarpe e camicie. Ho addirittura dato via la mia stupenda libreria per fare posto per la tua enorme TV a schermo piatto."
Il letto e gli altri mobili di Olivia erano rimasti. Matt, invece, aveva detto che avrebbe venduto i suoi. Anzi, ripensandoci, aveva detto che li avrebbe dati alla sua assistente Leigh, dato che aveva appena rotto col fidanzato ed era ritornata a vivere da sola.
Olivia lo fissò attentamente, con sospetto. Prima che potesse dire qualcosa Matt riprese a parlare come se non fosse successo nulla.
"Come ho già detto, sto rivalutando le mie decisioni. E, Liv, sento che vogliamo cose diverse. Sì, tu sarai anche felice in questa relazione, ma io voglio qualcuno che ci sia sempre per me. Qualcuno che cucini per me e che porti ordine nella mia vita."
"Io cucino per te!" ribatté Olivia con un volume di voce decisamente più alto di quanto intendeva.
Il cameriere, che era arrivato col vino, esitò un attimo prima di posare la bottiglia.
"Posso—" disse timidamente, ma Matt gli fece cenno di non disturbarlo.
"La settimana scorsa ti ho fatto la pasta fatta in casa, con un ragù da manuale. Mi sono alzata alle cinque per preparare la carne e cuocerla lentamente. Il profumo era così buono che il vicino è venuto a farmi i complimenti quando sono tornata dal lavoro." continuò Olivia con legittima indignazione. "E tu che hai fatto, Matt? Ti ricordi cos'hai detto la sera a tavola? Hai detto, ‘Beh, spero che non mi uccida.’ Pensavi di essere così spiritoso, ma mi hai ferita."
"Ti prego, abbassa la voce." fece Matt con un sorriso forzato che non mascherava lo stress nelle sue parole.
Olivia sbattè le palpebre. Abbassare la voce? Come poteva chiederle di abbassare la voce, dopo che le aveva appena stravolto la vita con quella sua notizia sconvolgente?
"A volte mi metti in imbarazzo." disse Matt, poi abbassò la voce. "Parlare ad alta voce nei ristoranti è un tuo difetto che ti ho già fatto notare in passato. Il resto della sala non vuole sentire la storia della tua vita."
"A dire il vero…" bisbigliò una donna dal tavolo di fianco.
"E ti sei coperta le gambe di ombretto per mascherare un buco nei collant? Non hai paura che la gente se ne accorga? Avresti potuto semplicemente tenere un paio di calze di scorta nella borsa, e avresti evitato il problema. Almeno, questo è quello che avrebbe fatto una persona organizzata."
Olivia sentì le guance incendiarsi.
"Io non me n'ero accorta," commentò un'altra ascoltatrice indiscreta. Stavolta Matt si guardò attorno sorpreso.
Olivia fece un respiro profondo.
"Cosa ti ha fatto pensare che stasera fosse un buon momento per parlare di tutto questo?" chiese.
"Domani ho un volo. È stato deciso all'ultimo minuto. Quasi senza preavviso, lo so."
La conversazione stava diventando così surreale che per un momento Olivia pensò fosse tutto un sogno. O meglio un incubo, perché nulla aveva senso.
"Dove vai?"
"Alle Bermuda, per due settimane." disse evitando lo sguardo incredulo di Olivia.
"Per lavoro?" chiese lei, notando un sussulto di Matt in risposta al suo tono di voce.
"Si, per una conferenza di lavoro."
"E ci sarà anche Leigh?"
Quest'ultima domanda fu più che altro un riflesso—non aveva avuto tempo per pensare—ma la reazione che suscitò fu piuttosto eloquente, come se l'avesse colto sul fatto.
"Tu e Leigh? Una conferenza non dura due settimane. Questo non ha nulla a che fare col lavoro, vero?"
"Per favore, calmati," mormorò Matt. "Leigh è la mia assistente personale. Niente di più. E comunque, è fin troppo giovane per me, compie trent'anni questa domenica."
Si fermò, serrando le labbra, ma era troppo tardi. Olivia si era già avventata su quell'informazione cruciale che Matt aveva inavvertitamente rivelato.
"Ah, sì? Trent'anni. È un compleanno importante. Non è che il suo regalo includa, che so, una vacanza alle Bermuda?"
Olivia sentì un sussulto sconvolto provenire dal tavolo di fianco.
Il viso di Matt era il ritratto della vergogna. Olivia era inorridita. C'era solo un anno di differenza tra loro due e, fin dall'inizio della loro storia, aveva temuto che prima o poi avrebbe cercato una donna più giovane. Sapeva che non avrebbe potuto farci nulla, però si era assicurata, con l'aiuto della