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Rimatori siculo-toscani del dugento. Serie prima - Pistoiesi-Lucchesi-Pisani


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che di gioi' chere sempre la sua spera.

       Amor nell'alma credo uno podere

       che si prende d'amanza,

       poi lo saver ne fa dimostramento 45

       ne le cose partite da valere,

       over la simiglianza,

       non dicernendo tutto il compimento.

       E, se nell'acquistar vene dolore,

       non s'ama tal sentore. 50

       Come calore incontra la freddura,

       cosí la pena l'amoroso affetto.

       Ma tanto monta e dura

       del plagere avisar la luce clera,

       poi che v'aggia sospetto, 55

       l'omo affannando segue sua lumera.

       Dett'ho parte, com' so, del meo parere, credo fòr la 'ntendanza dei piú, c'han ditto ch'amor bene ha spento; né questionar di ciò m'è piú calere, 60 ché pesami dobblanza, poi non sostene amor lo valimento di quei che 'l contra, né sa suo vigore; perciò istá in errore, biasmando a torto, non ponendo cura, 65 né chi rincontra lui non l'ha dispetto. Nonde voi' piú rancura: vaglia nel saggio e nell'altro si pèra, ché io nel mio cospetto tegno che solo ben sia d'amor cèra. 70 Amor, tuo difensore so' stato: so non è poco ardimento ver' lo forte lamento, ch'è quasi fermo per la molta usanza. 75 Mostr'ormai tua possanza, facendo tuo guerrer conoscidore.

      II

      Nella donna, piú che la beltá, è da stimare la saggezza.

      Madonna, vostr'altèra canoscenza,

       e l'onorato bene,

       che 'n voi convene — tutto in piacimento,

       mise in voi servir sí la mia 'ntenza,

       che cura mai non tene, 5

       né pur sovene — d'altro pensamento;

       e lo talento — di ciò m'è lumera.

       Cusí piacer mi trasse in voi compíta,

       d'ogni valor gradita,

       di beltade, e di gioia miradore, 10

       dove tutt'ore — prendeno mainera

       l'altre valente donne di lor vita.

       Perciò non ho partita

       voglia da intenza di star servidore.

       Star servidore a voi non sería degno, 15

       ma voi, sovrapiagente

       in vostra mente, — solo nel meo guardo

       conoscete che 'n cor fedele regno,

       e ch'eo presi, servente

       di voi, tacente — l'amoroso dardo. 20

       Per mevi tardo — palese coraggio

       fatto sería: sacciatelo per certo.

       Perzò mostrare aperto

       vorria vostro sentir, dico d'aviso:

       vedreste priso — me di tal servaggio, 25

       per la qual donna mai fôra scoperto.

       Tanto scur ho proferto,

       ch'odio, servente in core, amore 'n viso.

       Viso sovente mostra cor palese 30

       d'allegrezza smirata,

       perch'a la fiata — monta in soverchianza;

       ma quello di piacere over d'ofese

       covra voglia pensata.

       Perché, doblata, — grav'è la certanza,

       donque dobblanza — tenete 'n sentire. 35

       Perciò vo' dico, amanti: non beltate

       solo desiderate,

       ma donna saggia, di beltate pura;

       né di natura — signoria soffrire

       alcun di pari pregio no' stimate, 40

       ma di grand'amistate

       che poggia d'onor quanto chin' d'altura.

       D'altura deggio, dir come poss'eo,

       lo guigliardon sovrano

       benedir sano — di vostra 'ntenzione.

       Donna, ch'avete sola lo cor meo, 45

       ricevestemi 'n mano:

       ah! non istrano — d'altro guigliardone, ché di ragione — mi donaste posa d'affanno, di disio, d'attessa forte. 50 Sed eo prendesse morte a vostro grado, me ne plageria, si 'n meretria — voi d'alcuna cosa. Poi che m'avete tolto e preso in sorte, non dubitate, tort'è, 55 di mio coraggio, ch'esser non poría. Essere non poría, che 'l core vòle istar dove valor ha la sua dimora — di gioioso stallo; e, se 'l cor pago giá nente si dole, 60 dunque 'l partire fôra solo mez'ora — sovra ogn'altro fallo. Cosí intervallo — non sento potesse nel mio servir fedel porger affanno, né 'n voi alcuno inganno. 65 Ché 'l gran valore prima si provede che dia merzede, — che poi non avesse loco né presa, che trovasse danno. Ché molti falsi stanno coverti, pronti parlando gran fede. 70

      III

      Fra i tormenti d'Amore si rallegra, pensando alla virtú della sua donna.

      Considerando l'altèra valenza,

       ove piager mi tene,

       'maginando beltate, lo pensero

       sovenmi, di speranza e di soffrenza

       ne le gravose pene, 5

       di disianza portar piú leggero.

       Cá lo dispero — non have podere

       ne l'autro mio volere,

       acciò ch'a lo signor di valimento

       non falla vedimento 10

       di provedere li leai serventi;

       unde m'allegro, stando nei tormenti.

       Dunqu'allegrando selvaggia mainera,

       natura per potenza

       di figura piacente muta loco. 15

       Che 'ntendimento in anche cosa clera

       turba sentire intenza

       ne la vita d'ardente coral foco.

       Ed eo ne gioco. — Non deggi' obbriare

       quella, che sormontare 20

       mi face la natura, modo ed uso.

       Quasi dato nascoso

       sono a ubidir mia donna fina,

       com'al leon soggetta fèra inchina.

       En dir assai fedel, mia donna, paro 25

       in core innamorato;

       ma ciò, pensando, fall'esser poría,

       ché spesso viso dolze core amaro

       tene: poi ch'è provato,

       nente si cela a mostrar che disia. 30

       Però vorria — vi fuss'a plagere

       me servendo tenere;

       ché sí mi trovereste in cor síguro

       leal com'oro puro,

       che, non guardando mia poga possanza, 35

       mi donereste gioi' di fine amanza.

       Prendendo loco parlando talento,

       in voi, gentil sovrana,

       ragione porterea tal convenensa.

       Ma, divisando, tem' e' 'l valimento 40

       c'avete venir piana

       mia disianza, sí mi veo 'n bassenza.