da vero lo sbalordimento fu maggiore che al lampo della spada. I soldati caddero tramortiti a centinaia, come appunto se fossero stati feriti a morte, e lo stesso imperatore, benchè tenutosi su le sue gambe, non potè riaversi dallo stupore se non di lì a qualche tempo. Gli rimisi indi entrambe le mie pistole con le stesse cautele avute nel rassegnargli la spada, e dietro a queste il sacco della polvere e delle palle. Circa alla prima non mancai di raccomandare all'imperatore che la tenesse lontana dal fuoco, perchè la più lieve scintilla sarebbe bastata a soffiargli in aria l'intera sua reggia. Consegnai parimente il mio orologio, che l'imperatore era curiosissimo di vedere, al qual fine ordinò a due delle sue guardie a piedi di sospenderlo al mezzo di una pertica, portando le estremità di essa su le spalle come nell'Inghilterra i facchini trasportano i barili di birra forte. Fu sorpreso al continuo strepito ch'esso facea ed al moto della sfera de' minuti ch'egli discernè tosto, perchè la vista di que' nativi è più acuta assai della nostra. Intorno a questo fenomeno chiese le opinioni de' suoi dotti, che furono varie e lontanissime dal vero, come il leggitore se lo immagina senza che io glielo ripeta; nondimeno, per amore di verità devo aggiugnere che intesi poco qual razza di spiegazioni adducessero.
Rassegnai inoltre le mie monete d'argento e di rame; la mia borsa con nove portoghesi d'oro ed alcune monete d'oro più piccole; il mio coltello e rasoio; il mio pettine, la mia argentea scatola da tabacco, il mio fazzoletto e i quaderni del mio giornale. La spada, le pistole e il sacco della polvere e delle palle vennero portati agli arsenali di sua maestà; il rimanente delle mie suppellettili mi fu restituito.
Io aveva, come notai dianzi, un borsellino privato che sottrassi alle indagini della commissione imperiale. Vi tenevo un paio d'occhiali a me talvolta necessarissimi, attesa la debolezza della mia vista, un cannocchiale da tasca ed altre simili minuzie, che non essendo di veruna entità per l'imperatore, non mi credei in obbligo d'onore di manifestare: io aveva troppa paura che fuor delle mie mani andassero guaste o perdute.
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