benedizioni del popolo lo accompagnarono; per ogni città donde passava, riceveva l'accoglienza che sarebbesi fatta ad un principe. Al primo avviso di un pericolo che sovrastasse al DECANO (titolo che era divenuto il sinonimo di Swift), tutti accorrevano in sua difesa. Walpole si era posto in mente di far arrestare Swift; un prudente amico gli chiese se avesse diecimila uomini da dare di scorta al messo che porterebbe il mandato d'arresto.
Le fragilità umane di Swift, se bene atte di loro natura a dar pascolo al cicaleccio maligno del volgo, venivano coperte dal pietoso rispetto di un'affezione filiale. Tutti i vicerè dell'Irlanda che, comprendendo fra essi l'affabile Cartenet e l'altero Dorset, non poteano del certo amare la politica di Swift (forse non ne amavano nemmeno la persona), si videro costretti a rispettarne la politica ed a capitolare col suo zelo. Lo scadimento delle mentali di lui facoltà fu un lutto per quella intera contrada; il dolore del suo popolo lo accompagnò nel sepolcro, e sono ben pochi gli autori irlandesi che non abbiano tributato alla memoria di Swift un tale omaggio di gratitudine sì giustamente dovutogli.
III.
I Viaggi di Gulliver comparvero dopo il ritorno di Swift nell'Irlanda, accompagnati da quel mistero ch'egli faceva quasi sempre intervenire nella pubblicazione delle sue opere. Aveva abbandonata l'Inghilterra nel mese di agosto, e in data all'incirca contemporanea il manoscritto del Gulliver fu gettato da un calesse nella bottega del libraio Motte.
Il Gulliver venne pubblicato nel successivo novembre con diversi cangiamenti e stralci che vi praticò la timidezza dell'editore. Swift se ne dolse ne' suoi carteggi, e riprovò le alterazioni mediante una lettera che venne inserita nelle edizioni successive.[5] Il pubblico nondimeno non vide nulla di troppo timido in quello straordinario romanzo allegorico, che produsse una universale impressione, e fu letto da ogni classe di persone, cominciando dai ministri e scendendo fino alle maestre di fanciulli. Ciascuno voleva a tutti i costi conoscerne l'autore, e persino gli amici di Swift, quali erano Pope, Gay, Arbuthnot, gli scrissero come se avessero dei dubbi su tal particolare.
Non ne aveano sicuramente, e se bene si sieno valsi di termini atti a trarre in inganno alcuni biografi, che hanno credute reali le loro dubbiezze, tutti i predetti dotti, dal più al meno, conoscevano l'opera prima che fosse pubblicata. La loro perplessità era ostentata, o facessero così per prestarsi al capriccio di Swift, o fors'anche per timore di veder le loro lettere intercette, e di trovarsi costretti a deporre contra l'autore, se mai l'opera di lui avesse destato in più efficace guisa il dispetto del ministero.
Non fuvvi forse giammai alcun libro che venisse più ricercato da ogni ceto di persone. I lettori spettanti all'alte classi della società vi ravvisavano una satira personale e politica; il volgo, avventure di proprio gusto; gli amici del genere romanzesco, il maraviglioso; i giovani vi ammiravano lo spirito; i gravi personaggi vi trovavano lezioni di morale e di politica; la vecchiezza posta in non cale e l'ambizione delusa vi leggeano le massime di un'amara e viva misantropia.
L'orditura della satira varia nelle diverse sue parti. Il viaggio a Lilliput è un'allusione alla Corte e alla politica dell'Inghilterra; il cavaliere Roberto Walpole, dipinto nel personaggio del ministro Flimnap,[6] non la perdonò più mai all'autore, e ne è una prova la sua costante opposizione a quanti partiti furono posti per richiamare nell'Inghilterra il decano.
Le fazioni dei wigh e dei tory vengono additate dai calcagnini alti e bassi: i papisti ed i protestanti dai piattuoviani e dagli antipiattuoviani (pag. 52, 63). Il principe di Galles, che vedeva ugualmente di buon occhio i wigh ed i tory, rise di gusto al leggere il temperamento d'un calcagnino alto e d'un calcagnino basso, adottato dall'erede presuntivo della corona di Lilliput. Il regno di Blefuscu, in cui l'ingratitudine della Corte lilliputtiana costringe Gulliver a cercare, se non vuole aver cavati gli occhi, un rifugio, è la Francia, ove la sconoscenza della Corte inglese obbligò ripararsi il duca d'Ormond e lord Bolingbroke. Le persone istrutte delia storia segreta del regno di Giorgio I, comprenderanno facilmente le altre allusioni. Lo scandalo fatto nascere da Gulliver col metodo adottato per estinguere (p. 64) l'incendio dell'imperiale palazzo, allude alla disgrazia della regina Anna, incorsa dall'autore per aver composto la Fola (Tale of a tub), di cui la Corte si ricordò per fargliene un delitto, senza sapergli grado che l'opera stessa avea, siccome la Corte lo desiderava, resi importanti servigi all'alto clero. Noteremo parimente che la costituzione e le norme di educazione pubblica dell'impero di Lilliput vengono proposte siccome modelli, e che la corruttela introdottasi nella Corte non avea data più antica degli ultimi tre regni scorsi. Quanto alla costituzione dell'Inghilterra, tale era effettivamente il sentimento dell'autore.
Nel Viaggio a Brobdingnag la satira è di un'applicazione più generale, ed è difficile lo scoprirvi cose che si riferiscano agli avvenimenti politici ed ai ministeri dell'epoca in cui venne pubblicato. Il fine di tale opera si è indicare le opinioni che adotterebbe su gli atti ed i sentimenti dell'uomo un essere fornito di un'indole fredda, ponderata, filosofica e d'un'immensa forza fisica. Il monarca di quei figli di Titani è la figura di un re patriota, indifferente a quanto è di mera curiosità, freddo per quanto è solamente bello, ed unicamente interessato a ciò che concerne l'utilità generale ed il bene pubblico. I rigiri e gli scandali di una corte europea sono agli occhi di un tal principe altrettanto odiosi negli effetti, quanto spregevoli nei loro motivi. La duplice antitesi offerta da Gulliver, che da Lilliput, ov'era un gigante, arriva in mezzo ad una schiatta d'uomini fra i quali non è più che un pigmeo, è di un effetto felice. Se vogliamo, si ripetono necessariamente le stesse idee, ma poichè cangiano d'aspetto nella parte rappresentata dal narratore, ciò merita piuttosto il nome di continuazione che di replica.
V'ha alcuni tratti intorno alla corte di Brobdingnag che sono sembrati applicabili alle damigelle d'onore della corte di Londra, per le quali, a quanto sembra, Swift non professava una infinita venerazione.
Arbuthnot, uno degli scienziati di quei giorni, si chiariva contra il Viaggio a Laputa, in cui vedeva probabilmente uno scherno versato su la Società reale. Egli è certo che vi si trovano alcune allusioni ai più reputati filosofi di quell'epoca. Pretendesi fino che vi sia un frizzo scoccato contra Isacco Newton. L'ardente patriota non aveva dimenticato che questo filosofo pronunziò il suo voto in favore della moneta erosa di Wood. Un sartore di Laputa dopo essersi valso d'un quadrante e delle proprietà di certa curva per prendere la misura di un abito a Gulliver, gli porta un vestito senza garbo che non gli si affaceva nè poco, nè assai; vuolsi che ciò alluda ad un errore da attribuirsi piuttosto al tipografo di Newton, il quale, aggiugnendo, ove non andava, uno zero ad un calcolo astronomico dello stesso Newton su la distanza del sole dalla terra, aumentava questa distanza a tal segno, che nemmeno il sole avrebbe potuto più illuminarci. Gli amici di Swift credeano parimente che l'idea del percussore (colui che avea l'incarico di suscitare con una bacchetta le idee dei grandi di Laputa) gli sia stata suggerita dalle distrazioni abituali di Newton. Il nostro decano solea dire a Dryden Swift: «Il signor Isacco Newton è l'uomo di compagnia più insulso che si trovi sopra la terra. Se lo interrogate su qualche quistione anche ovvia, fa girar e rigirare circolarmente le idee nel cervello un gran pezzo prima che vi dia una risposta.» Swift, nel far questo racconto, s'andava descrivendo colla mano due o tre circoli su la fronte.[7]
Ma benchè Swift abbia forse mostrato men rispetto di quanto ne era dovuto al più grande filosofo della sua età, e benchè in molti de' suoi scritti sembri avere in lieve conto le matematiche, la satira di Gulliver è piuttosto vôlta contra l'abuso della scienza, che contra la scienza in sè stessa. I progettisti dell'accademia di Laputa ci vengono presentati come uomini che con una leggiera tintura delle matematiche pretendevano perfezionare le ideali loro costruzioni meccaniche a furia di ghiribizzi fantastici e di storture di mente. Vivevano ai giorni di Swift molti individui di tale razza che abusavano della credulità degl'ignoranti, li rovinavano, e per la loro imperizia indugiavano i progressi della vera scienza. Nel mettere in derisione tali progettisti, zimbello alcuni delle loro mezze nozioni, altri effettivi impostori, da lui presi in tanta avversione da che furono lo sterminio del suo zio Godwin, ha accattato molti tratti, e probabilmente l'idea generale di Rabelais, ove nel libro V, capitolo XVIII, Pantagruel passa in rassegna le