Silvio Pellico

Poesie scelte


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benigna l'accogliesse. Un grido

      A tal annunzio mise. Egli ritorna!

      Sclamò tremando, e semiviva cadde.

      Dirtelo deggio? Ahi l'ho creduta estinta,

      E furente giurai che la sua morte

      Io vendicato avrei... nel fratel mio.

      GUIDO.

      Lasso! e potevi?...

      LANCIOTTO.

      Il ciel disperda l'empio

      Giuramento! L'udì ripeter ella,

      Ed orror n'ebbe, e a me le man stendendo:

      Giura, sclamò, giura d'amarlo: ei solo,

      Quand'io più non sarò, pietoso amico

      Ti rimarrà... Ch'io l'ami impone, e l'odia,

      La disumana! E andar chiede a Ravenna

      Nel suo natio palagio, onde gli sguardi

      Non sostener dell'uccisor del suo

      Germano.

      GUIDO.

      Appena ebbi il tuo scritto, inferma

      Temei foss'ella. Ah, quanto io l'ami, il sai!

      Che troppo io viva... tu mi intendi... io sempre

      Tremo.

      LANCIOTTO.

      Oh, non dirlo!.. Io pur, quando sopita

      La guardo... e chiuse le palpebre e il bianco

      Volto segno non dan quasi di vita,

      Con orrenda ansietà pongo il mio labbro

      Sovra il suo labbro per sentir se spiri:

      E del tremor tuo tremo.—In feste e giochi

      Tenerla volli, e sen tediò: di gemme

      Dovizïosa e d'oro e di possanza

      Farla, e fu grata ma non lieta. Al cielo

      Devota è assai: novelle are costrussi.

      Cento vergini e cento alzano ognora

      Preci per lei, che le protegge ed ama.

      Ella s'avvede ch'ogni studio adopro

      Onde piacerle, e me lo dice, e piange.

      Talor mi sorge un reo pensier... Avessi

      Qualche rivale? O ciel! ma se da tutta

      La sua persona le traluce il core

      Candidissimo e puro!... Eccola.

       Indice

      FRANCESCA e Detti.

      GUIDO.

      Figlia,

      Abbracciami. Son io...

      FRANCESCA.

      Padre... ah, la destra

      ch'io ti copra di baci!

      GUIDO.

      Al seno mio,

      Qui... qui confondi i tuoi palpiti a' miei

      Vieni, prence. Ambidue siete miei figli:

      Ambidue qui... Vi benedica il cielo!

      Così vi strinsi ambi quel dì che sposi

      Vi nomaste.

      FRANCESCA.

      Ah, quel dì!... fosti felice,

      O padre.

      LANCIOTTO.

      E che? forse dir vuoi che il padre

      Felice, e te misera festi?

      FRANCESCA.

      Io vero

      Presagio avea, che male avrei lo sposo

      Mio rimertato con perenne pianto,

      E te lo dissi, o genitor: chiamata

      Alle nozze io non era. Il vel ti chiesi;

      Tu mi dicesti che felice il mio

      Imen sol ti farebbe... io t'obbedii.

      GUIDO.

      Ingrata, il vel chieder potevi a un padre

      A cui viva restavi unica prole?

      Negar potevi a un genitor canuto

      D'avere un dì sulle ginocchia un figlio

      Della sua figlia?

      FRANCESCA.

      Non per me mi pento.

      Iddio m'ha posto un incredibil peso

      D'angoscia sovra il core, e a sopportarlo

      Rassegnata son io. Gli anni miei tutti

      Di lagrime incessanti abbeverato

      Avrei del pari in solitaria cella

      Come nel mondo. Ma di me dolente

      Niuno avrei fatto!... liberi dal seno

      Sariano usciti i miei gemiti a Dio,

      Onde guardasse con pietà la sua

      Creatura infelice, e la togliesse

      Da questa valle di dolor!... Non posso

      Nè bramar pure di morir: te affliggo,

      O generoso sposo mio, vivendo:

      T'affliggerei più, s'io morissi.

      LANCIOTTO.

      O pia

      E in un crudele! Affliggimi, cospargi

      Di velen tutte l'ore mie, ma vivi.

      FRANCESCA.

      Troppo tu m'ami. E temo ognor che in odio

      Cangiar tu debba l'amor tuo... punirmi...

      Di colpa ch'io non ho... d'involontaria

      Colpa almeno....

      LANCIOTTO.

      Qual colpa?

      FRANCESCA.

      Io... debolmente

      Amor t'esprimo...

      LANCIOTTO.

      E il senti? Ah, dirti cosa

      Mai non volea ch'ora dal cor mi fugge!

      Vorresti, e amarmi, oh ciel! nol puoi...

      FRANCESCA.

      Che pensi?

      LANCIOTTO.

      Rea non ti tengo... involontarii sono

      Spesso gli affetti...

      FRANCESCA.

      Che?

      LANCIOTTO.

      Perdona. Rea

      Io non ti tengo, tel ridico, o donna:

      Ma il tuo dolor... sarebbe mai... di forte

      Alma in conflitto con biasmato... amore?

      FRANCESCA.

      (Gettandosi nelle braccia di Guido.)

      Ah,