Silvio Pellico

Poesie scelte


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tu sei desso,

      Fratel!

      PAOLO.

      Lanciotto! mio fratello!—Oh sfogo

      Di dolcissime lacrime!

      LANCIOTTO.

      L'amico,

      L'unico amico de' miei teneri anni

      Da te diviso, oh, come a lungo io stetti.

      PAOLO.

      Qui t'abbracciai l'ultima volta... Teco

      Un altr'uomo io abbracciava: ei pur piangea...

      Più rivederlo io non doveva?

      LANCIOTTO.

      Oh padre!

      PAOLO.

      Tu gli chiudesti i moribondi lumi.

      Nulla ti disse del suo Paolo?

      LANCIOTTO.

      Il suo

      Figliuol lontano egli moria chiamando.

      PAOLO.

      Me benedisse?—Egli dal ciel ci guarda,

      Ci vede uniti e ne gioisce. Uniti

      Sempre saremo d'ora innanzi. Stanco

      Son d'ogni vana ombra di gloria. Ho sparso

      Di Bizanzio pel trono il sangue mio,

      Debellando città ch'io non odiava,

      E fama ebbi di grande, e d'onor colmo

      Fui dal clemente imperador: dispetto

      In me facean gli universali applausi.

      Per chi di stragi si macchiò il mio brando?

      Per lo straniero. E non ho patria forse

      Cui sacro sia de' cittadini il sangue?

      Per te, per te, che cittadini hai prodi,

      Italia mia, combatterò; se oltraggio

      Ti moverà la invidia. E il più gentile

      Terren non sei di quanti scalda il sole?

      D'ogni bell'arte non sei madre, o Italia?

      Polve d'eroi non è la polve tua?

      Agli avi miei tu valor desti e seggio,

      E tutto quanto ho di più caro alberghi!

      LANCIOTTO.

      Vederti, udirti, e non amarti... umana

      Cosa non è.—Sien grazie al cielo, odiarti

      Ella, no, non potrà.

      PAOLO.

      Chi?

      LANCIOTTO.

      Tu non sai:

      Manca alla mia felicità qui un altro

      Tenero pegno.

      PAOLO.

      Ami tu forse?

      LANCIOTTO.

      Oh se amo!

      La più angelica donna amo... e la donna

      Più sventurata.

      PAOLO.

      Io pur amo; a vicenda

      Le nostre pene confidiamci.

      LANCIOTTO.

      Il padre

      Pria di morire un imeneo m'impose,

      Onde stabile a noi pace venisse.

      Il comando eseguii.

      PAOLO.

      Sposa t'è dunque

      La donna tua? nè lieto sei? Chi è dessa?

      Non t'ama?

      LANCIOTTO.

      Ingiusto accusator, non posso

      Dir che non m'ami. Ella così te amasse!

      Ma tu un fratello le uccidesti in guerra,

      Orror le fai, vederti niega.

      PAOLO.

      Parla,

      Chi è dessa? chi?

      LANCIOTTO.

      Tu la vedesti allora

      Che alla corte di Guido...

      PAOLO.

      Essa...

      (Reprimendo la sua orribile agitazione.)

      LANCIOTTO.

      La figlia

      Di Guido.

      PAOLO.

      E t'ama! Ed è tua sposa?—È vero;

      Un fratello... le uccisi...

      LANCIOTTO.

      Ed incessante

      Duolo ne serba. Poichè udì che in patria

      Tu ritornavi, desolata abborre

      Questo tetto.

      PAOLO.

      (Reprimendosi sempre.)

      Vedermi, anco vedermi

      Niega?—Felice io mi credeva accanto

      Al mio fratel.—Ripartirò... in eterno

      Vivrò lontano dal mio patrio tetto.

      LANCIOTTO.

      Fausto ad ambi ugualmente il patrio tetto

      Sarà. Non fia che tu mi lasci.

      PAOLO.

      In pace

      Vivi; a una sposa l'uom tutto pospone.

      Amala...—Ah, prendi questo brando, il tuo

      Mi dona! rimembranza abbilo eterna

      Del tuo Paolo.

      (Eseguisce con dolce violenza questo cambio.)

      LANCIOTTO.

      Fratel...

      PAOLO.

      Se un giorno mai

      Ci rivedrem, s'io pur vivrò... più freddo

      Batterà allora il nostro cuor... il tempo

      Che tutto estingue, estinto avrà... in Francesca

      L'odio... e fratel mi chiamerà.

      LANCIOTTO.

      Tu piangi.

      PAOLO.

      Io pure amai! Fanciulla unica al mondo

      Era quella al mio sguardo.... ah, non m'odiava,

      No; non m'odiava.

      LANCIOTTO.

      E la perdesti?

      PAOLO.

      Il cielo

      Me l'ha rapita!

      LANCIOTTO.

      D'un fratel l'amore

      Ti sia conforto. Alla tua vista, a' modi

      Tuoi generosi placherassi il core

      Di Francesca medesma... Or vieni...

      PAOLO.