Silvio Pellico

Poesie scelte


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quando gli fia noto!...—Ascolta.

      Per or, non digliel. Ma tu, sappi... ch'io

      Non tornerò più in Rimini: il cordoglio

      M'ucciderà. Quando al mio sposo noto

      Ciò fia, tu lo consola: e tu... per lui...

      Tu pur versa una lagrima.

      PAOLO.

      Francesca,

      Se tu m'abborri che mi cale? e il chiedi?

      E l'odio tuo la mia vita non turba?

      E questi tuoi detti funesti?...—Bella

      Come un angiol, che Dio crea nel più ardente

      Suo trasporto d'amor... cara ad ognuno...

      Sposa felice... e osi parlar di morte?

      A me s'aspetta, che per vani onori

      Fui strascinato da mia patria lunge,

      E perdei...—Lasso! un genitor perdei.

      Rïabbracciarlo ognor sperava. Ei fatto

      Non m'avrebbe infelice, ove il mio cuore

      Discoperto gli avessi... e colei data

      M'avria... colei, che per sempre ho perduta.

      FRANCESCA.

      Che vuoi tu dir? Della tua donna parli...

      E senza lei sì misero tu vivi?

      Sì prepotente è nel tuo petto amore?

      Unica fiamma esser non dee nel petto

      Di valoroso cavaliere, amore.

      Caro gli è il brando e la sua fama; egregi

      Affetti son. Tu seguili; non fia

      Che t'avvilisca amor.

      PAOLO.

      Quai detti? Avresti

      Di me pietà? Cessar d'odiarmi alquanto

      Potresti, se col brando io m'acquistassi

      Fama maggior? Un tuo comando basta.

      Prescrivi il luogo e gli anni. A' più remoti

      Lidi mi recherò; quanto più gravi

      E perigliose troverò le imprese,

      Vie più dolci mi fien, poichè Francesca

      Imposte me l'avrà. L'onore assai

      E l'ardimento mi fan prode il braccio;

      Più il farà prode il tuo adorato nome.

      Contaminate non saran mie glorie

      Da tirannico intento. Altra corona,

      Fuorchè d'alloro, ma da te intrecciata,

      Non bramerò, solo un tuo applauso, un detto,

      Un sorriso, uno sguardo...

      FRANCESCA.

      Eterno Iddio!

      Che è questo mai?

      PAOLO.

      T'amo, Francesca, t'amo,

      E disperato è l'amor mio!

      FRANCESCA.

      Che intendo?

      Deliro io forse? che dicesti?

      PAOLO.

      Io t'amo!

      FRANCESCA.

      Che ardisci? Ah taci! Udir potrian... Tu m'ami!

      Sì repentina è la tua fiamma? Ignori

      Che tua cognata io son? Porre in obblìo

      Sì tosto puoi la tua perduta amante?...

      Misera me! questa mia man, deh, lascia!

      Delitto sono i baci tuoi!

      PAOLO.

      Repente

      Non è, non è la fiamma mia. Perduta

      Ho una donna, e sei tu; di te parlava

      Di te piangea; te amava; te sempre amo;

      Te amerò sino all'ultim'ora! e s'anco

      Dell'empio amor soffrir dovessi eterno

      Il castigo sotterra, eternamente

      Più e più sempre t'amerò!

      FRANCESCA.

      Fia vero?

      M'amavi?

      PAOLO.

      Il giorno che a Ravenna io giunsi

      Ambasciator del padre mio, ti vidi

      Varcare un atrio col feral corteggio

      Di meste donne, ed arrestarti a' piedi

      D'un recente sepolcro, e ossequïosa

      Ivi prostrarti, e le man giunte al cielo

      Alzar con muto ma dirotto pianto.

      Chi è colei? dissi a talun.—La figlia

      Di Guido, mi rispose.—E quel sepolcro?—

      Di sua madre il sepolcro.—Oh, quanta al core

      Pietà sentii di quell'afflitta figlia!

      Oh qual confuso palpitar!... Velata

      Eri, o Francesca: gli occhi tuoi non vidi

      Quel giorno, ma t'amai fin da quel giorno.

      FRANCESCA.

      Tu... deh, cessa!... m'amavi?

      PAOLO.

      Io questa fiamma

      Alcun tempo celai, ma un dì mi parve

      Che tu nel cor letto m'avessi. Il piede

      Dalle virginee tue stanze volgevi

      Al secreto giardino. E presso al lago

      In mezzo ai fior prosteso, io sospirando

      Le tue stanze guardava: e al venir tuo

      Tremando sorsi.—Sopra un libro attenti

      Non mi vedeano gli occhi tuoi; sul libro

      Ti cadeva una lagrima... Commosso

      Mi t'accostai. Perplessi eran miei detti,

      Perplessi pure erano i tuoi. Quel libro

      Mi porgesti e leggemmo. Insiem leggemmo

      «Di Lancillotto come amor lo strinse.

      «Soli eravamo e senza alcun sospetto...

      Gli sguardi nostri s'incontraro... il viso

      Mio scolorossi... tu tremavi... e ratta

      Ti dileguasti.

      FRANCESCA.

      Oh giorno! A te quel libro

      Restava.

      PAOLO.

      Ei posa sul mio cuor. Felice

      Nella mia lontananza egli mi fea.

      Ecco: vedi le carte che leggemmo.

      Ecco: vedi, la lagrima qui cadde

      Dagli occhi tuoi quel dì.

      FRANCESCA.

      Va' ti scongiuro,

      Altra