De Vincenzi capì che stava per avventurarsi su di un terreno particolarmente bruciante ed ebbe un gesto evasivo. Prima di fare il processo al morto, voleva guardare la posizione dei vivi.
«A ogni modo, adesso lei riconosce d’essere stata col professore ieri sera. Dunque è andata con lui al ristorante. E poi?».
«E poi, nulla!» rispose miss Drury, alzando le spalle. «A che ora si lasciarono?». «Quasi subito…». Il commissario finse l’incredulità. «Non mangiarono neppure?». «No».
«Questo, infatti, lo so o lo suppongo; ma desidero sentirmelo ripetere da lei con qualche
ragione plausibile per un fatto che appare alquanto strano».
«Siamo stati interrotti…».
«Ah!».
«Ma non era strano! Io sapevo che non avrei mangiato col professore e che non mi sarei fermata con lui più del tempo strettamente necessario a fargli comprendere la inutilità delle sue insistenze…».
«Sapeva che il dottor Verga sarebbe intervenuto?».
La ragazza non sembrò turbata da quest’altro colpo.
«Non lo sapevo, naturalmente. Lo dubitavo, però, perché il mio fidanzato s’era accorto che il professore non mi dava pace e ci spiava…».
«Un momento!» esclamò De Vincenzi con forza. «Vediamo di spiegarci con chiarezza, dato che si deve dir tutto, oramai. Lei ha acconsentito a recarsi al Sempioncino col senatore Magni…».
«Sfido! O andarvi o far succedere una scena in ambulatorio!».
«Bene. Il suo fidanzato… Perché il dottor Verga è suo fidanzato, vero?».
«Sì».
«Da quando?».
«Un paio di mesi».
«Le ha detto che la sposerà?».
La ragazza accennò di sì col capo.
«Perché s’interessa a questo?».
«Perché so che il dottor Verga era fidanzato… con un’altra signorina…».
Patt sorrise.
«Lo so anch’io! E questa donna lo ama ancora! Fa bene. Dimostra di aver buon gusto!…».
Non c’era presa! Se De Vincenzi sperava di destare la sua gelosia, ci rifaceva le spese!
«Il suo fidanzato, dicevo, come seppe che lei doveva andare laggiù?».
«Io non gliel’ho detto. Ma ieri, il professore quando tornò alle cinque dall’ospedale, ebbe con me un colloquio alquanto concitato e Edoardo può averci ascoltati. Fu appunto per evitare che lui intervenisse subito, che io acconsentii a quella cena…».
«Così, il dottor Verga sopraggiunse, mentre stavano nel salottino del ristorante…».
«Già!…».
«E avvenne una scena violenta!».
«Già!».
«Il suo fidanzato schiaffeggiò il senatore…». «Già!…».
Era monosillabica con monotonia. Sembrava ci si divertisse. De Vincenzi se ne sentì irritato.
«Risponderà con meno facilità tra poco!».
«Perché?».
«E che cosa fecero, lei e il dottor Verga, quando furono usciti dal Sempioncino?».
«Edoardo mi accompagnò a casa».
«In via Boccaccio?».
«Ho un solo domicilio!».
«E salì con lei?».
«No».
«Se ne andò per suo conto?».
«Se ne andò a casa sua».
«Era agitato?».
«Che cosa intende lei per agitato? Certo, non agitava le braccia e non dava pugni in aria. Era piuttosto preoccupato, che altro. Il professore lo aveva minacciato di prendersi un altro assistente e noi sapevamo che lo avrebbe fatto. E poi poteva danneggiarlo, se voleva, anche all’ospedale. Quella spiegazione era stata inevitabile; ma rischiavamo di perdere il pane tutt’e due, perché io non sarei certamente rimasta con Magni, se Edoardo fosse andato via…».
«Di modo che il dottor Verga era ancora sconvolto, quando lasciò lei… A che ora la lasciò?».
«Il portone di casa mia si stava chiudendo e noi arrivavamo in via Boccaccio… Saranno state le dieci…».
«E il senatore Magni è stato ucciso alle due di notte!» disse, a modo di conclusione, De Vincenzi.
Miss Drury lo guardò. Un’ombra di spavento passò nelle sue pupille; ma tacque.
Il commissario si diresse alla porta, l’aprì, mise il capo nell’altra stanza e poi tornò verso di lei, lasciando l’uscio semiaperto.
«Ha compreso, lei, l’importanza di questo fatto?».
La ragazza si strinse nelle spalle.
«Tutte le supposizioni sono attendibili, dopo quanto è avvenuto al Sempioncinol».
«Quali supposizioni?».
«Lei è sicura di non aver mai incoraggiato il professore nei suoi… sì, diciamo nei suoi desideri?».
Dalla stanza vicina venne lo scricchiolio di una seggiola, come se qualcuno vi si fosse agitato sopra con violenza.
«Non ce ne sarebbe stato bisogno!» rispose miss Drury con un sorriso. «Il professore aveva… il desiderio facile!… Bastava essere donna!».
«E il suo fidanzato era geloso!».
«Non mi piacciono gli uomini gelosi. Da noi in America non esiste la gelosia! Soltanto, Edoardo trovava insopportabile che lui si ostinasse a darmi fastidio, che mi perseguitasse con le sue dichiarazioni… E, se ci spiava, lo faceva soltanto per essere pronto a proteggermi».
«Crede che la signora Magni si fosse accorta delle attenzioni di suo marito per lei?».
«Oh! La signora Magni!…».
«Che cosa vuol dire?».
«C’era abituata!…».
«Mi parli di Norina» lanciò De Vincenzi.
La ragazza si alzò.
«Non vorrà mica che io le illustri tutti gli amori del professore!».
«Ah! Dunque, anche la cameriera era uno dei suoi amori?».
«Non lo so. Non m’interessa! Lo domandi a lei. Quella ragazza sviene facilmente e parlerà».
«Ora desidero sapere quali siano stati realmente i rapporti suoi, miss Drury, con il defunto. Non si va al Sempioncino con un uomo col quale non si è o non si vuol essere in intimità!».
De Vincenzi aveva vergogna con se stesso d’apparire tanto brutale. Ma doveva esserlo. Aveva giudicato il dottor Verga un violento e non poteva sperare che in uno scatto della sua collera.
Capì, infatti, che stava per raggiungere lo scopo. Di là, il giovane si doveva essere alzato e si agitava. Lo sentì dir qualche parola concitata a Sani.
«Questo riguarderebbe me, se mai, non le pare? Non crederà mica che io abbia ucciso il senatore, dopo esserne stata l’amante?».
«Ma qualcuno può averlo ucciso, appunto perché lei ne era l’amante».
La porta si spalancò e il dottor Verga irruppe nella camera del commissario.
Era