andare subito. Invece, si chinò verso di lui e parlò a bassa voce, a denti stretti.
“E ti sarei grata se lasciassi l'importo corretto sul bancone. Non ho bisogno delle tue mance esagerate. Non ho bisogno di niente, da te.”
Lasciò andare il piatto così in fretta che Aiden quasi cadde all'indietro dallo sgabello. Il suo cuore sprofondò. La guardò ma lei, invece di restare lì a parlare come faceva di solito, si allontanò e andò a pulire alcuni tavoli. Dannazione!
Capitolo Quattro
Maggie sentiva la pancia dolere mentre si dava da fare per pulire tutti i tavoli del piccolo locale. Strofinò le tovagliette di plastica fino a quando non furono tutte perfettamente lucide, poi prese una brocca d'acqua per riempire i piccoli vasi con i mazzetti di fiori selvatici che aveva posizionato al centro di ognuna.
Aiden era ancora seduto al bancone quando finì, così decise di dedicarsi al lavaggio delle finestre, qualunque cosa per evitare di dovergli parlare. Con un po' di fortuna, lui avrebbe capito il suggerimento e se ne sarebbe andato.
La gola le faceva male dopo aver pianto per la maggior parte della notte, e sapeva che il suo aspetto non era messo meglio. Le erano comparse delle borse sotto gli occhi e la pelle appariva pallida per colpa della stanchezza. Non aveva quasi chiuso occhio, il che era davvero ridicolo. Erano usciti insieme solo una volta, ma era stata una serata perfetta dall'inizio alla fine. Non si era accorta di quanto lui le piacesse fino a quando non lo aveva cacciato. Le era sembrato davvero genuino e non era apparso scioccato quando aveva visto le condizioni del suo appartamento. Ma, a pensarci bene, tornava tutto. Aveva avuto pietà di lei e le aveva dato dei consigli ogni volta che era andato alla tavola calda, dandole anche dei soldi con la scusa della mancia. Aveva flirtato con lei e le aveva fatto credere di essere interessato prima di chiederle di uscire. Era un uomo intelligente. Poi l'aveva volutamente portata in un ristorante chic dopo averle detto che uscivano solo per un drink, al massimo per un pasto veloce da qualche parte. Stava chiaramente cercando di farla sentire a disagio e fuori dalla sua portata. Beh, era davvero un idiota se pensava di poterla prendere ancora in giro. Sorrise mentre ricordava la loro conversazione sul vino, poi ricordò anche come poco dopo lui aveva pensato che le sue conoscenze provenissero tutte da un libro.
Non sa proprio niente.
“Posso avere un altro caffè?” le chiese quando Maggie andò dietro il bancone per prendere un secchio di acqua pulita per sciacquare le finestre.
I suoi grandi occhi azzurri sembravano tristi, e di sicuro non stava sorridendo.
“Certo.” Prese la caffettiera e gli riempì di nuovo la tazza.
Aiden appoggiò la mano sopra la sua mentre lei si allontanava, e Maggie si voltò sorpresa.
“Maggie, mi dispiace per la scorsa notte.” La sua voce era bassa e gentile.
Lei si strinse nelle spalle. “Non ti preoccupare. Non sono così arrabbiata.”
Il dolore negli occhi di Aiden era ben visibile e Maggie si sentiva male solo a guardare quello sguardo chiaro, ma non c'era modo che gli permettesse di vedere quanto l'avesse fatta stare male in realtà. Maggie aveva stupidamente pensato che ci fosse qualcosa tra loro, ma per tutto il tempo l'uomo l'aveva solo presa in giro, mostrandole fino in fondo quanto fosse povera in confronto a lui. E ci è riuscito.
“Per favore Maggie, lascia che ti spieghi.” Le strinse forte la mano mentre lei tentava di allontanarsi, e la ragazza si guardò rapidamente intorno per vedere se qualche cliente li stava osservando. Nessuno sembrava fare caso a loro.
“Non c'è niente da spiegare, Aiden. Hai già detto e fatto tutto.” Strinse di nuovo i denti mentre sentiva le lacrime minacciare ancora una volta di scenderle lungo le guance. La sua gola era stretta da un nodo che quasi le impediva anche di respirare, lo stesso che era cresciuto durante la notte e che non sembrava per niente disposto ad allentarsi.
“Non volevo insultarti,” le disse con fermezza.
“Allora perché lo hai fatto?” Lo fissò, trovando più facile mostrargli la propria rabbia piuttosto che il proprio dolore.
“Stavo solo scherzando. So che sei una persona intelligente e gentile. Diavolo, è una delle cose che più amo di te. È stato così bello uscire con te ieri sera che quando me ne sono andato avevo già voglia di rivederti. Voglio ancora rivederti.” Parlava in fretta e Maggie faticò a stargli dietro perché era ancora concentrata sulla prima parte del discorso. “È una delle cose che più amo di te.” L'aveva detto davvero?
I suoi occhi la stavano implorando di credergli, e Maggie sospirò mentre con lo sguardo seguiva una coppia che usciva dalla tavola calda.
“Pensi di essere migliore di me, vero?” sbottò.
“No.”
“Hai pensato che mi sarei sentita in imbarazzo in quel ristorante, che mi sarei resa ridicola. Speravi che mi sentissi fuori luogo e usassi la forchetta o il coltello sbagliati, o una cosa del genere. Eri così scioccato quando ho iniziato a parlare di quel maledetto vino. Scommetto che la mia conoscenza enologica ti ha rovinato la serata.”
Aiden scosse con forza la testa. “Ti sbagli, Maggie.”
“E hai insistito per pagare completamente il conto perché pensavi che non me lo sarei potuto permettere, non è vero? Mi hai persino accompagnato a casa per poter storcere il naso di fronte al mio minuscolo appartamento. Bene, Signor Sapientone, hai avuto la tua dose di divertimento. Ma sai una cosa? Non mi interessa. Ho più conoscenze nel dito mignolo di quante potrai mai averne tu in tutto il corpo, quindi non pensare di essere migliore della povera cameriera che hai invitato fuori ieri sera, perché non conosci proprio un bel niente di me.” Gli sputò quelle parole con rabbia, socchiudendo gli occhi nel tentativo di rimandare indietro le lacrime che le pungevano con forza le palpebre.
Fallì miseramente.
Voltandosi in fretta in modo che lui non potesse vederla piangere, strappò la mano dalla sua presa e fuggì nella piccola cucina. Non le dava alcuna privacy, dato che la parete era formata da vetri che le permettevano di tenere d'occhio la sala quando era intenta a cucinare, ma sbatté lo stesso la porta e ci si appoggiò contro.
Prese un fazzoletto dalla tasca del grembiule e si soffiò velocemente il naso prima di asciugarsi il viso. Consapevole di essere osservata, andò verso il lavandino e si lavò le mani, le asciugò e solo a quel punto lanciò un'occhiata al di là del vetro. Fu sorpresa di vedere che anche l'ultimo cliente se n'era andato, lasciando i soldi sul tavolo, e che Aiden era l'unica persona rimasta lì dentro. Era ancora seduto su quello sgabello dietro il bancone.
Maggie ribolliva dalla rabbia. La scenata che gli aveva appena fatto aveva fatto fuggire i clienti? Se era così, il Signor Burton non avrebbe dovuto scoprirlo, o l'avrebbe senza dubbio licenziata. Aprì la porta e si diresse verso il bancone, dove Aiden stava sorseggiando il caffè.
“Se perdo il lavoro saprò chi ringraziare,” gli disse con veemenza.
Lui fece schioccare la lingua. “Se perdi questo lavoro di sicuro ne troverai uno migliore. Lo sa il cielo se sei in gamba.”
Non era la risposta che Maggie si era aspettata, e in qualche modo la spaventò.
Aiden alzò le sopracciglia di fronte al silenzio che giunse da lei. “Sei molto più di una semplice cameriera che cucina e serve ai tavoli in una piccola tavola calda, vero?” disse. “Si capisce a occhi chiusi che non appartieni a questo posto. Sei… molto più di tutto questo.” Agitò una mano, indicando quello che li circondava.
Maggie si sentì svenire. Aiden aveva ragione. Era molto, molto più di una semplice cameriera.
“Co-come fai a saperlo?” La voce le uscì più debole di quanto avesse desiderato, ma quel groppo in gola le impediva ancora di parlare nel modo giusto.
“È ovvio, Maggie.” Scosse la testa con un sorriso. “Hai ragione riguardo all'esperienza. Di classe e intelligenza ne hai