Jayce Carter

Posseduta Dagli Alfa


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come previsto, Claire rispose divinamente. Chiuse le labbra intorno a quelle dita e vi fece girare intorno la lingua, ingoiando il dono offerto.

      Mentre l’omega succhiava le sue dita, mentre il suo profumo lo circondava e con la mano libera le accarezzava i capelli scuri, Joshua emise delle tenere fusa.

      Claire si sarebbe dovuta abituare a lui, perché non aveva nessuna intenzione di lasciarla andare.

       * * * *

      Non poteva guardarlo. Anche se Joshua se ne stava in piedi nel negozio, impossibile da ignorare, Claire ci provò.

      Guardarlo era troppo, avrebbe reso tutto troppo vicino, troppo reale. Non poteva fingere che non fosse accaduto nulla, non quando lo guardava. Quando lo faceva, tutto ciò a cui riusciva a pensare era la sensazione delle sue dita contro di lei, il modo in cui aveva leccato lo sperma dalle sue dita con grande entusiasmo, il modo in cui lo avrebbe implorato per averne di più se non l’avesse zittita con un bacio appassionato.

      Come aveva potuto arrendersi a qualcosa di tanto stupido? Qualche momento di piacere non valeva il rischio.

      Più dava, più avrebbero preso. Era ciò che facevano gli alfa. Prendevano e prendevano e non erano mai soddisfatti.

       Maledetti, non capiscono che non mi è rimasto niente da dare?

      Joshua l’aveva riportata al suo negozio, il viaggio in macchina silenzioso nonostante i suoi tentativi di coinvolgerla in una conversazione. Nemmeno il suo fascino poteva tentarla.

      Claire non riusciva a liberarsi dall’inquietudine, il suo corpo si rifiutava di calmarsi. Dopo l’intenso orgasmo, il primo che avesse mai desiderato senza il calore, non riusciva a muovere i piedi. Tutto appariva troppo freddo, troppo chiuso, il mondo troppo grande e buio. Le era venuta la pelle d’oca e non era più riuscita a liberarsi da quella strana sensazione.

      Claire passò accanto a Joshua mentre chiudeva il negozio e raccoglieva le sue cose. Mentre gli passava accanto, l’alfa le afferrò il braccio.

      L’azione la fece immobilizzare, i nervi a fior di pelle. La pericolosità di quel tocco andava oltre la minaccia fisica. Dopo ciò che era successo fra loro, si era resa conto che avrebbe potuto fare di peggio che ferirla.

      «Fai un respiro», disse.

      «Riesco a respirare da sola.»

      L’alfa le solleticò il braccio con il pollice, le labbra incurvate verso l’alto. «Sei nervosa. Pensavo di averti mostrato che non ti farò del male. Se avessi voluto fartene, non credi che lo avrei già fatto, ormai? Ne ho avute molte occasioni, dopotutto.»

      «Cosa vuoi da me?» La domanda uscì debole dalle sue labbra.

      Joshua sollevò la mano e la pose sulla sua nuca, un peso saldo ad ancorare i suoi pensieri erranti. «Perché hai così tanta paura, se non sai nemmeno cosa voglio?»

      «Perché, qualunque cosa sia, non posso dartela.»

      L’alfa inclinò la testa, il suo sorriso quasi divertito, prima di avvicinarsi per rubarle un rapido bacio. «Beh, tesoro, sono certo che ti piacerà ciò che voglio, quindi smetti di preoccuparti così tanto.»

      Claire aprì la bocca per ribattere, ma il rumore di qualcuno che si schiariva la gola dietro di lei la fece voltare.

      Improvvisamente, ogni senso di rilassamento svanì.

      Alla porta c’era Bryce.

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