Arial Burnz

Conquista Di Mezzanotte


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mi è noto. Non conosco i particolari. Le linee sul palmo non rivelano questi dettagli, dicono solo che ci saranno delle difficoltà nel tuo futuro. Ricorda quello che ti ho detto. Aggrappati alla tua visione della forza.” Posò le labbra sulla mano di Davina e le baciò le nocche, prima di lasciarla. Davina lo fissò, stordita e a bocca aperta, incollata alla sedia. L'angolo della bocca dello zingaro di sollevò, facendo spuntare una fossetta, e lei sorrise a sua volta, mentre ascoltava il cuore che le batteva forte nel petto.

      Broderick si schiarì la gola e fece un cenno con la testa verso il cestino. Il sorriso di Davina si allargò mentre lei continuava a fissarlo, e lui fece di nuovo un cenno verso il cesto. Lei ricambiò il cenno, guardò il cestino, poi sobbalzò quando capì. Voleva che lei lo pagasse! Troppo imbarazzata per quel comportamento ridicolo e per lo sguardo inebetito, rovistò nel borsellino che portava alla vita, estrasse qualche penny scozzese e li mise nel cestino, poi uscì correndo dalla tenda senza voltarsi indietro.

      Davina si fermò vicino all'ingresso per riprendere fiato; sperava che il suo viso smettesse di bruciare. Deglutì con fatica, poi si rivolse alla zingara. “Grazie per essere rimasta seduta qui con Rosselyn, Amice.” Premendo altre monete nella mano della donna, sorrise imbarazzata, mentre Rosselyn restituiva la tazza vuota ad Amice. Davina la prese per mano e trascinò via l'ancella, cercando di lasciarsi dietro l'imbarazzo.

      “Cosa ti turba, signorina?” Rosselyn fece fermare Davina, prendendola per le spalle e cercando di confortarla.

      Le parole sgorgarono di getto dalla bocca di Davina, mentre lei sbatteva le mani come un uccellino ferito. “Oh, mi sono comportata come una sciocca! Ho continuato a fissarlo con occhi da cerbiatta. Era così bello, Rosselyn! Il mio cuore non smetterà di battere impazzito nel petto! Cosa mi succede?” Davina si sventagliò il viso in un vano tentativo di raffreddare il bruciore sulle guance.

      Rosselyn scoppiò a ridere e la abbracciò. “Mia cara Davina, credo che lo zingaro ti abbia rubato il cuore!”

      Davina si batté le mani sulla bocca. “Per tutti i santi! Ho lasciato il regalo di mio fratello sul tavolo!”

      Ritornando almeno in parte seria, Rosselyn si voltò verso la tenda dell'indovino. “Vieni, allora, torniamo lì e andiamo a prenderlo.”

      Davina si aggrappò alla mano di Rosselyn con tutta la forza che aveva, tirando indietro l'amica. “No! Non posso affrontarlo di nuovo! Sicuramente morirei di...di...”

      Rosselyn strofinò le spalle di Davina, come per scaldarla. “Non agitarti così! Andrò a prenderlo per te. Vieni con me e resta dietro al carrozzone, così lui non potrà vederti.”

      Sgattaiolarono lungo il carrozzone dell'indovino e sbirciarono dentro. Amice sembrava intenta ad osservare le tazze di tè, muovendole avanti e indietro. Broderick uscì dalla tenda e Davina afferrò Rosselyn, tirandola indietro, fuori dalla vista.

      “Cosa stai combinando, Amice?” Il suono della sua voce profonda fece vacillare le ginocchia di Davina, ma lei osò gettare uno sguardo nel carrozzone insieme a Rosselyn.

      “Un po' di lettura delle foglie di tè,” disse Amice in francese, tenendo gli occhi fissi sulle foglie.

      Rosselyn si voltò verso Davina e alzò le spalle, visto che non parlava francese. Davina le indicò che le avrebbe detto tutto più tardi e scambiò il posto con lei, per ascoltare meglio la conversazione.

      “Riguarda le due ragazze?” chiese Broderick.

      “Sì,” sorrise Amice. “Hai il suo cuore per sempre, figlio mio.”

      Il gigante sollevò le sopracciglia curioso. “Quale delle due?”

      “La dolce Davina,” disse Amice agitando una delle tazze per aria, mentre osservava l'altra. Davina rischiò di svenire per il rapido battito del cuore.

      “Sciocchezze, quella ragazza non si ricorderà di me, quando troverà un marito.” Broderick ridacchiò. “Comunque, la sua evidente ammirazione per me mi ha fatto molto piacere. Adesso è carina, ma sarà in grado di conquistare i cuori, quando diventerà una donna.”

      Pensa che io sia carina! Pensa che io sia carina! Davina dovette usare tutta la sua energia per evitare di saltare su e giù come una pulce. Si mordicchiò l'indice piegato, per soffocare una risatina euforica.

      “Il tuo cuore è quello che conquisterà, figlio mio.” Amice passò a Broderick la tazza e Davina aprì la bocca in soggezione.

      Lui sbirciò nella tazza, aggrottò la fronte, poi la restituì ad Amice. Stingendosi nelle spalle, sorrise e le porse il regalo incartato di Kehr. “Bene, visto che ritornerà per diventare il mio vero amore, dalle questo.” Finalmente Amice distolse l'attenzione dallo studio delle tazze di tè e guardò il pacchetto. “Se ne è andata così in fretta, che ha dimenticato di prendere il suo fardel.” Broderick scosse la testa, poi si voltò e ritornò nella tenda. Amice restò seduta, sorridendo e continuando a leggere le foglie di tè.

      Davina si aggrappò al fianco del carrozzone, con la bocca ancora spalancata. Visto che Broderick se ne era andato, Rosselyn si fece avanti, si scusò rapidamente e recuperò il coltello da stivale incartato. Poi sospinse Davina lontano dal carrozzone e, quando furono fuori portata d'orecchio, parlò. “Cosa hanno detto? Sembravi pronta a svenire!”

      Davina inciampò in avanti come in trance, con la bocca aperta e il corpo intorpidito. Un sorriso molto debole le apparve sulle labbra.

      Capitolo 2

      Stewart Glen, Scozia—Estate 1513—Otto anni dopo

      “Ti prego di perdonare mio figlio, Parlan.”

      Davina Stewart-Russell si bloccò al suono della voce di suo suocero e si fermò sulla soglia che stava per varcare, per entrare nel salotto della sua casa d'infanzia. Un rapido sguardo nella stanza, prima di tornare a nascondersi, le concesse l'istante di cui aveva bisogno per vedere la scena. Suo padre Parlan era in piedi davanti al camino di pietra costruito con le rocce frastagliate della zona, con le braccia conserte e la schiena rivolta verso la stanza. Munro, suo suocero, era fermo alla destra del camino, con le mani strette e posate sull'elsa della spada, e si rivolgeva a padre di Davina. Suo marito Ian si teneva indietro, tra i due uomini, con la testa bassa e le spalle piegate, in un atteggiamento di sottomissione molto insolito. Tutti loro rivolgevano la schiena a Davina, quindi non la videro avvicinarsi né ritrarsi velocemente. Facendo capolino dalla soglia e restando nascosta dietro la porta leggermente socchiusa, sbirciò tra le fessure dei cardini.

      Munro continuava la sua supplica a vantaggio del figlio, parlando come se Ian non si trovasse nella stanza. “Ne abbiamo discusso a lungo tu ed io: questa posizione di responsabilità non è molto adatta a Ian. Apprezzo la tua pazienza e la tua disponibilità a lavorare con me, per sistemare la sua posizione come marito e padre.”

      “Non farò alcuno sforzo di presentarlo ai miei contatti reali, se non darà prova di essere maturo.” Parlan si voltò verso Munro ed incrociò le braccia sul petto nell'atteggiamento che Davina conosceva molto bene e che dimostrava la sua determinazione su quella faccenda. “E faresti bene a chiudergli i forzieri. Come ben sai, ha già attinto alla dote di Davina.”

      “Sì, Parlan. Io...”

      “Per favore, padre!” protestò Ian.

      “Tieni a freno la lingua, ragazzo, o te la taglio!” Munro fulminò il figlio con lo sguardo, finché non abbassò la testa.

      Il cuore martellante di Davina la lasciò senza fiato per la paura di essere scoperta e per la rara visione di suo marito così sottomesso. Rischiò quasi di svenire per quel misto di eccitazione e trepidazione che crescevano dentro di lei. Quante volte suo marito l'aveva fatta sentire in quello stesso modo? Quante volte l'aveva zittita con mano pesante? Vedere Ian sottomesso ad un'altra autorità le fece venire voglia di applaudire. Eppure, le sue membra tremavano al pensiero che Ian potesse scoprirla mentre assisteva a quel momento e si godeva la propria vittoria privata sulla sua disciplina. Si sforzò di rimanere una spettatrice silenziosa.

      Parlan