“Temo che tu abbia ragione, Parlan. Avevo sperato che limitasse le spese, e vorrei poter dire dove finisce tutto questo denaro...” Fulminò il figlio con lo sguardo. “Ma sono d'accordo con quello che suggerisci di fare.”
“Ho provato, padre!” esclamò Ian. “Non ho dato prova di essere un marito migliore?”
Munro fece un passo avanti e schiaffeggiò il figlio con il dorso della mano, facendo piegare la testa di Ian su un lato e spargendo sangue sul pavimento di pietra. La coscienza di Davina provò un lieve senso di colpa, perché lei stava godendo della situazione del marito. Nello stesso tempo, si chiese cosa lui potesse intendere con “un marito migliore.” Semmai, Ian era diventato più brutale negli ultimi quattro mesi, più o meno. Pensava che imporre una disciplina più severa alla moglie fosse la qualità di un marito saggio? Munro sollevò il pugno e Ian si fece scudo contro un altro colpo.
“Basta!” abbaiò Parlan. “Ora posso vedere da chi ha imparato tuo figlio la sua idea di disciplina.”
Munro si raddrizzò in tutta la sua altezza, spingendo il petto in fuori in segno di sfida. “La disciplina severa è l'unica cosa a cui darà ascolto, Parlan. Puoi fidarti di me.”
“Potrà anche essere così, visto che io non conosco tuo figlio abbastanza bene, ma conosco Davina e quel tipo di punizione non è necessaria per lei. Anche se può essere piuttosto drammatica, è una donna ragionevole, con la quale si può parlare. Capisco che un uomo abbia il diritto di fare quello che vuole con la propria moglie e che ad alcune donne sia necessario insegnare la disciplina con un po' di forza, ma non è il caso di mia figlia.”
Davina si sforzò di vedere attraverso le lacrime che le avevano riempito gli occhi per la difesa di suo padre. Non si era resa conto che suo padre sapesse tutto. L'orgoglio e il sollievo che le gonfiarono il petto le avrebbero sicuramente spezzato la cassa toracica!
“Abbiamo stipulato questo contratto matrimoniale a vantaggio di entrambi,” continuò Parlan. “Visto che io sono il cugino di secondo grado del re Giacomo, ciò vi offre legami importanti. I Russell hanno ricchezze da investire ed opportunità di affari per me e mio figlio Kehr.” Si avvicinò a Munro con occhi minacciosi e la voce ridotta ad un sussurro, perciò Davina ebbe qualche difficoltà a sentirlo. “Ma non ho contrattato la brutalità contro mia figlia, in questo scambio.”
Munro guardò il figlio in cagnesco. “Parlan, di prego di nuovo di perdonare mio figlio.” Si voltò verso il padre di Davina, con un atteggiamento più contrito. “E ti imploro di perdonare anche me, per qualsiasi cosa io possa aver fatto per contribuire all'eccessivo zelo di mio figlio nei suoi doveri coniugali.”
Un brivido attraversò Davina. Anche se Munro sembrava sincero- e l'espressione di consenso sul viso di suo padre indicava che lui credeva al suocero di Davina- Ian assumeva troppo spesso quello stesso tono di finta umiltà. Tuttavia, quell'umiltà si rivelava sempre come una maschera elaborata. Persino le sue parole dimostravano che non pensava di essere in difetto: “Qualsiasi cosa io possa aver fatto...” Nei quattordici mesi da quando Davina e Ian si erano sposati, lei aveva imparato che quei segni velati miravano ad attirare la comprensione e l'arrendevolezza, ma in verità erano indici della verità dietro la facciata.
Munro rivolse i suoi occhi penetranti verso Ian, continuando a parlare. “Per dimostrarti i miei sforzi di sistemare le cose, Parlan, farò proprio come suggerisci e chiuderò i forzieri a mio figlio.” Un lieve accenno di soddisfatta compiacenza si diffuse nei lineamenti di Munro, per la propria posizione di potere sul figlio. Davina notò facilmente che il corpo di Ian stava tremando di rabbia repressa, con le mani strette a pugno dietro la schiena. Fu colta da un terribile presentimento, come se l'acqua ghiacciata di una corrente invernale la facesse sprofondare in una profonda oscurità. Sarebbe diventata sicuramente l'oggetto della frustrazione del marito, una volta rimasti soli e ritornati nella loro fredda dimora.
Aggrappati a quell'immagine di forza, canticchiò Davina nella mente, come aveva già fatto innumerevoli volte, e quella forza consisteva nella voce e nel viso di Broderick. Ogni volta che il dolore o la disperazione minacciavano di consumarla e di farla impazzire, si concentrava su quei capelli rosso fuoco, sull'ampio petto e sulle braccia forti che la circondavano in un bozzolo sicuro e sulle labbra piene di Broderick che le imprimevano un bacio confortante sulla fronte. Lui non l'avrebbe mai trattata come la trattava Ian e Davina si rifugiava nella fantasia di essere la moglie del gitano. In quel mondo, in quel reame della fantasia, Ian non poteva toccarla, spezzarle l'animo o distruggere il suo orgoglio.
Girando sul tallone, Munro guardò di nuovo in faccia Parlan ed annuì brevemente, attirando l'attenzione di Davina. “E' veramente un saggio consiglio e mi vergogno di non averci pensato prima.”
“Ci sono altre responsabilità, oltre all'amministrazione delle finanze, Ian.” Parlan era in piedi davanti al genero e guardava in cagnesco il suo capo piegato. “Davina ha un cuore gentile, un animo amorevole...”
“Tutte ulteriori ragioni per le quali sono molto felice di questa unione,” lo interruppe Munro, fermandosi accanto a Ian. “Lei è la mano tenera che domerà la bestia dentro mio figlio. Sono sicuro che tu abbia visto la saggezza in tutto ciò e che questo sia il motivo per cui hai acconsentito a questa unione. Davina riuscirà a trasformare mio figlio in un marito e un padre amorevole.”
Il viso di Parlan si adombrò e lui si avvicinò ad un soffio dai due uomini. Li osservò, poi i suoi occhi si posarono su Ian, che incrociò il suo sguardo. “E' difficile diventare padre, Ian, quando si picchia il vaso che contiene il tuo bambino.”
Davina usò la manica del vestito per asciugarsi le lacrime di sollievo. La solitudine era stata la sua unica compagna sotto le mani brutali del marito, e il bambino mai nato che aveva perso le causava più dolore di quanto potesse sopportare. Non aveva idea che suo padre sapesse cosa aveva dovuto sopportare. Ian la minacciava ripetutamente, affermando di svolgere solo il dovere di un marito che punisce la moglie disobbediente, e se lei avesse raccontato a qualcuno di quelle continue punizioni ben meritate, lo avrebbe rimpianto. Visto che combattere contro di lui sembrava solo aumentare il suo predominio, Davina aveva iniziato a pensare di avere torto e di aver provocato la rabbia del marito contro di lei. Dopotutto, molte delle sue cugine parlavano delle punizioni che tutte le donne devono sopportare per mano dei mariti, anche i metodi crudeli con i quali i loro mariti le portavano a letto. Perché la sua situazione avrebbe dovuto essere diversa?
Davina era sempre in guardia, a causa dell'umore instabile del marito. Qualche volta lui dimostrava un'attenzione amorevole e le sussurrava promesse; l'attimo dopo le dava la colpa di qualsiasi cosa gli rovinasse l'umore. Le girava la testa per quel torrente di accuse diverse e di ragioni per quel carattere mutevole. A volte, Davina non riusciva a distinguere l'alto dal basso ed ogni raziocinio veniva meno, nel caos della sua situazione. Quando vide suo padre venire in sua difesa e apprese che lui aveva occhi capaci di scorgere la verità, si aggrappò alla parete per calmare le gambe rese instabili da un puro sollievo. Non era pazza1 Non era colpa sua!
“Tieniti i forzieri, quindi, Munro. Fino a quando Ian non si sarò dimostrato più gentile con Davina, lei tornerà a stare qui e il corteggiamento ricomincerà da capo.”
Ian voltò la testa di scatto verso suo padre e Munro restò a bocca aperta. “Credo che adesso tu stia andando troppo oltre, Parlan. Non c'è bisogno di sconvolgere Davina, facendola ritornare qui e imponendole l'instabilità di una vita domestica mutevole.”
“Una vita domestica sicura e piena d'amore è meglio della prigionia che ha sopportato sotto il tuo tetto. Darò disposizioni affinché le sue cose siano riportate qui immediatamente.” Parlan strinse lo sguardo su Ian. “Se sei avido di legami con la corona, ragazzo, farai meglio a dimostrare di essere un marito innamorato e di meritare il frutto dei miei nipoti.”
Davina lottò per calmare il rimbombare del suo cuore, che batteva fuori controllo. Sarebbe stata a casa!
“Parlan.” Munro posò una mano tranquillizzante sulla spalla del padre di Davina. “Posso assicurarti che Davina sarà al sicuro sotto il mio tetto. Ora che sono al corrente della situazione...”
“Il maltrattamento è andato avanti sotto