Данте Алигьери

La Divina commedia / Божественная комедия. Книга для чтения на итальянском языке


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quel parlar che mi parea nemico.

      124 Elli si mosse; e poi, così andando,

      mi disse: «Perché se’ tu sì smarrito?».

      E io li sodisfeci al suo dimando.

      127 «La mente tua conservi quel ch’udito

      hai contra te», mi comandò quel saggio;

      «e ora attendi qui», e drizzò ’l dito:

      130 «quando sarai dinanzi al dolce raggio

      di quella il cui bell’ occhio tutto vede,

      da lei saprai di tua vita il viaggio».

      133 Appresso mosse a man sinistra il piede:

      lasciammo il muro e gimmo inver’ lo mezzo

      per un sentier ch’a una valle fiede,

      136 che ’nfin là su facea spiacer suo lezzo.

      Canto XI

      In su l’estremità d’un’alta ripa

      che facevan gran pietre rotte in cerchio,

      venimmo sopra più crudele stipa;

      4 e quivi, per l’orribile soperchio

      del puzzo che ’l profondo abisso gitta,

      ci raccostammo, in dietro, ad un coperchio

      7 d’un grand’ avello, ov’ io vidi una scritta

      che dicea: ’Anastasio papa guardo,

      lo qual trasse Fotin de la via dritta’.

      10 «Lo nostro scender conviene esser tardo,

      sì che s’ausi un poco in prima il senso

      al tristo fiato; e poi no i fia riguardo».

      13 Così ’l maestro; e io «Alcun compenso»,

      dissi lui, «trova che ’l tempo non passi

      perduto». Ed elli: «Vedi ch’a ciò penso».

      16 «Figliuol mio, dentro da cotesti sassi»,

      cominciò poi a dir, «son tre cerchietti

      di grado in grado, come que’ che lassi.

      19 Tutti son pien di spirti maladetti;

      ma perché poi ti basti pur la vista,

      intendi come e perché son costretti.

      22 D’ogne malizia, ch’odio in cielo acquista,

      ingiuria è ’l fine, ed ogne fin cotale

      o con forza o con frode altrui contrista.

      25 Ma perché frode è de l’uom proprio male,

      più spiace a Dio; e però stan di sotto

      li frodolenti, e più dolor li assale.

      28 Di violenti il primo cerchio è tutto;

      ma perché si fa forza a tre persone,

      in tre gironi è distinto e costrutto.

      31 A Dio, a sé, al prossimo si pòne

      far forza, dico in loro e in lor cose,

      come udirai con aperta ragione.

      34 Morte per forza e ferute dogliose

      nel prossimo si danno, e nel suo avere

      ruine, incendi e tollette dannose;

      37 onde omicide e ciascun che mal fiere,

      guastatori e predon, tutti tormenta

      lo giron primo per diverse schiere.

      40 Puote[8] omo avere in sé man violenta

      e ne’ suoi beni; e però nel secondo

      giron convien che sanza pro si penta

      43 qualunque priva sé del vostro mondo,

      biscazza e fonde la sua facultade,

      e piange là dov’ esser de’ giocondo.

      46 Puossi far forza ne la deitade,

      col cor negando e bestemmiando quella,

      e spregiando natura e sua bontade;

      49 e però lo minor giron suggella

      del segno suo e Soddoma e Caorsa

      e chi, spregiando Dio col cor, favella.

      52 La frode, ond’ ogne coscienza è morsa,

      può l’omo usare in colui che ’n lui fida

      e in quel che fidanza non imborsa.

      55 Questo modo di retro par ch’incida

      pur lo vinco d’amor che fa natura;

      onde nel cerchio secondo s’annida

      58 ipocresia, lusinghe e chi affattura,

      falsità, ladroneccio e simonia,

      ruffian, baratti e simile lordura.

      61 Per l’altro modo quell’ amor s’oblia

      che fa natura, e quel ch’è poi aggiunto,

      di che la fede spezial si cria;

      64 onde nel cerchio minore, ov’ è ’l punto

      de l’universo in su che Dite siede,

      qualunque trade in etterno è consunto».

      67 E io: «Maestro, assai chiara procede

      la tua ragione, e assai ben distingue

      questo baràtro e ’l popol ch’e’ possiede.

      70 Ma dimmi: quei de la palude pingue,

      che mena il vento, e che batte la pioggia,

      e che s’incontran con sì aspre lingue,

      73 perché non dentro da la città roggia

      sono ei puniti, se Dio li ha in ira?

      e se non li ha, perché sono a tal foggia?».

      76 Ed elli a me «Perché tanto delira»,

      disse, «lo ’ngegno tuo da quel che sòle?

      o ver la mente dove altrove mira?

      79 Non ti rimembra di quelle parole

      con le quai la tua Etica pertratta

      le tre disposizion che ’l ciel non vole,

      82 incontenenza, malizia e la matta

      bestialitade? e come incontenenza

      men Dio offende e men biasimo accatta?

      85 Se tu riguardi ben questa sentenza,

      e rechiti a la mente chi son quelli

      che sù di fuor sostegnon penitenza,

      88 tu vedrai ben perché da questi felli

      sien dipartiti, e perché men crucciata

      la divina vendetta li martelli».

      91 «O sol che sani ogne vista turbata,

      tu mi contenti sì quando tu solvi,

      che, non men che saver, dubbiar m’aggrata.

      94 Ancora in dietro un poco ti rivolvi»,

      diss’ io, «là dove di’ ch’usura offende

      la divina bontade, e ’l groppo solvi».

      97 «Filosofia», mi disse, «a chi la ’ntende,

      nota, non pure in una sola parte,

      come