Anonymous

Fiore di leggende


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      Disse la donna:—Se tu vuoi andare,

       io vo' che m'imprometta, senza inganno,

       al termin ti darò, di ritornare.

       Voglio che torni avanti che sia l'anno.—

       E Liombruno sí prese a parlare:

       —Madonna, e' sará fatto senza affanno.—

       Ed ella allora gli donò un anello,

       che da disagio scampasse il donzello.

      23

      —Ciò ch'arai—disse—a l'anel domandare tu l'averai tutto al tuo piacere; danari e robba, senza dimorare, ti sará dato a tutto tuo volere: ma guarda di non mi manifestare, ché mai piú grazia non potresti avere; e fa' che fino a un anno tu ritorni e, se piú stai, non varchi quattro giorni.—

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      E Liombruno disse:—Volentieri!— E quella donna, sí bella e gradita, innanzi ch'ei partisse a tal mestieri, ben quattro dí fe' far corte bandita, e 'l fece fare ancora cavalieri: fecegli cinger la spada forbita. E, fatto questo, si prese commiato; e "messer" Liombruno era chiamato.

      25

      Avea d'andar giornate quattrocento innanzi che in suo paese arrivasse; ma quella donna per incantamento sí ordinò ch'egli s'addormentasse; a l'arte fe' da poi comandamento che in suo paese tosto lo portasse. La sera Liombrun s'addormentòe, la mattina al paese suo arrivòe.

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      E, quando venne su l'alba del giorno, si fu allor Liombruno risvegliato, rizzossi in piedi e guardossi da torno e 'l bel paese ha ben raffigurato. E Liombrun, quel cavalier adorno, umilemente Dio n'ha ringraziato ed a l'anello grazia egli chiedía: ciò che 'l comanda, tutto gli venía.

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      Per la virtú ch'aveva quel anello, in prima sí ei richiese un buon destrieri; di vestimenta poi 'dobbato e bello, come bisogna a ciascun cavalieri; una valigia poi appresso a quello, fornita di fiorini a tal mestieri; e gente gli chiedeva senza fallo: assai ci venne a piedi ed a cavallo.

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      Con questa gente e con quei suo' danari andò a la casa e ritrovò suo padre e' suoi fratelli e' suoi parenti cari, e quella robba presentò alla madre. Non si mostrorno i suoi parenti avari verso di lui e tutte le sue squadre, ma, visitandol, diceva ciascuno: —Ben sia venuto messer Liombruno!—

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      I suoi parenti dicean tutti quanti: —O Liombruno, dove sei tu stato?— E Liombruno a lor rispose avanti: —In veritade io ho ben guadagnato e sono stato con ricchi mercanti, che m'han cosí vestito ed addobbato, pel ben servire ched io ho fatto loro m'han fatto cavalier a speron d'oro.—

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      Ben nove mesi stette con presenti, che li facevan ciascuno d'onore. Li si provava amici con parenti; in quelle giostre, pien di gran valore, spesso facea di ricchi torniamenti. E Liombrun di tutti avea l'onore. Passati nove mesi, e' prese a dire a' suo' parenti:—E' mi convien partire,

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      ché a quelli mercatanti io n'ho promesso innanzi passi un anno di tornare.— Que' suoi parenti sí dissono:—Adesso, o Liombruno, dove vuoi tu andare? Sappi, il re di Granata sta qui appresso, una sua figlia si vuol maritare; e 'l torniamento ha giá fatto bandire che chi la vince, seco de' venire.—

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      E Liombruno questo dire udía, li venne in cuor di provar sua ventura, ed a l'anello subito chiedía un bel destriero con buona armadura. E ciò ch'ei domandò, tutto venía. Liombruno d'armarsi allor procura; da suoi parenti comiato pigliava, e ciaschedun di loro lagrimava.

      33

      E Liombruno si prese comiato, tanto cavalca che giunse in Granata, lá dove torniamento era ordinato e la gran giostra era cominciata. E l'altro giorno se n'andò sul prato, dove la gente era giá ragunata. Ivi era un saracin tanto possente, che della giostra quasi era vincente.

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      Quel saracin avea tanta fortezza, che niun a lui si gli volea accostare però ch'egli era prode e pien d'asprezza; a suoi colpi nessun potea durare. E Liombruno, pien di gentilezza, a lui davanti s'andò a presentare. E disse il saracin:—O a me ti rendi, o, se tu vuoi giostrar, del campo prendi.—

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      E Liombruno disse:—Volentieri!— Arditamente del campo pigliava. E 'l saracin, che si tenea de' fieri sul buon destrier allora s'affermava; e rivoltossi il nobil cavalieri: l'un verso l'altro forte speronava. I cavalieri furon riscontrati: or udirete i colpi smisurati!

      36

      Il saracino e messer Liombruno si vennero a ferir arditamente; due gravi colpi si dette ciascuno; ma pur il saracin si fu perdente; arme ch'avesse non gli valse un pruno ché Liombruno, nobile e possente, il ferro e l'asta nel cuor gli cacciòe, giú del destriero morto lo gittòe.

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      Caduto in terra morto il saracino, Liombruno nel campo si feria, quanti ne giugne mette a capo chino e ciaschedun gli donava la via, e ben pareva un franco paladino. Con alta voce ciaschedun dicía: —Non combattete piú, franco signore, del torniamento è giá vostro l'onore!—

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      Il re si fe' venire il cavaliere e sí gli disse:—Baron valoroso, la mia figliuola sará tua mogliere, e tu sarai mio genero e suo sposo.— E Liombruno disse:—Volentiere, se ciò vi piace, alto re valoroso.— Ma, innanzi che quel re gliel'abbia a dare, co' suoi baroni si vuol consigliare.

      39

      Il re i suoi baroni ha domandato, disse:—Che ve ne par del cavaliere? Voi 'l dovete saper—ebbe parlato— forse che in suo paese egli ha mogliere, e non mi par di cosí gentil stato, ched a noi si confaccia tal mestiere, benché sia prode e pien di gagliardia, a noi non par che convenente sia.

      40

      Ma, se per nostro senno si dee fare, ordinarete che ciascun si vanti, e dopo il vanto, senza dimorare, ognun il suo ne provi a noi davanti.— E l'altro dí si fece ritornare in su la sala i baron tutti quanti, ed ordinò che ciascun si vantasse, e poscia il vanto innanzi lui provasse.

      41

      Chi si vantava di bella mogliere, chi si vantava di bella magione, chi di caval corrente e buon destriere, chi di gentil sparviero o di falcone, chi di palazzi o di gran torri altiere, chi si vantava di tal condizione; e, quando ciaschedun si fu vantato, messere Liombrun fu domandato.

      42

      Dissegli il re:—Perché non vi vantate?—

       E Liombruno sí gli respondia:

       —Sacra corona, ora mi perdonate.—

       Ed ei rispose:—Perdonato sia.—

       E Liombruno disse, in veritade:

       —Ed io mi vanto della donna mia;

       piú bella donna non si può trovare,

       ed infra venti giorni il vo' provare!—

      43

      —Termine mi domandi venti die—

       rispose il re—ed io te ne vo' dar trenta.—

       Liombruno all'anello disse lie:

       —Donna Aquilina presto m'appresenta!—

       E quella donna, perché a lei fallie,

       non vuol venire, acciò ch'egli si penta.

       E passò trenta giorni senza resta,

       alli trentun dovea perder la testa.

      44

      A trentun dí la donna fu venuta, e fuor della cittá si ritenía: una donzella suo vestir aiuta, mandolla al re e a la sua baronia. E, quando il Re costei ebbe veduta, ch'era piena di tanta leggiadria, disse a Liombruno:—È