Anonymous

Fiore di leggende


Скачать книгу

Dio Signor è in piacimento.

      19

      Questa montagna è di sí grande altura, cosí pendente da montar là suso, ma, se nessun vi monta per sciagura, mezzo miglia non va, che cade in giuso, morto si trova giú, in quella pianura. Però d'andarvi nessun mai fu uso. Deh, non andar, se tu non vuoi morire!—Disse Liombruno:—E' mi convien pur gire.—

      20

      Ancor non era il sole tramontato, e da costor Liombruno si partía. Il mercatante sí gli ebbe insegnato della montagna il cammino e la via, e Liombruno l'ebbe ringraziato. Di lí si parte, il mantel si mettía e que' stivali pigliò a tal partito, che innanzi sera giunse dal romito.

      21

      Per la virtú che avean quegli usatti, allegramente Liombrun camminava, alla montagna giunse a tali patti, senza paura suso alto mirava. Arrivato alla cella, batti, batti! e quel romito si maravigliava, e 'l segno della croce si facea, lo sportell'apre e nessun si vedea.

      22

      E quel romito gran paura avía, credendosi che fusse il diavol fello. E Liombruno indietro si traía, tosto di dosso si cavò il mantello, chiamando Cristo con Santa Maria, e si fece davanti allo sportello. E quel romito forte si assicura, chiamar sentendo la Vergine pura.

      23

      Ancor non era il sol bene al tramonto, che Liombruno è al romito arrivato, secondo che l'istoria ne fa conto. Quel romito sí l'ebbe domandato, e disse:—Amico, a che se' tu qua gionto? Or da qual parte se' quassú montato? Uomo non fu giamai che ci arrivasse salvo se 'l vento non ce lo portasse.—

      24

      E Liombruno sí gli respondía, e disse a quel romito con desio: —Mi ha portato la ventura mia, e gli stivali che portato ho io, sol per amore della donna mia, la quale tien legato lo cuor mio. Donna Aquilina si chiama palese, che signoreggia questo stran paese.—

      25

      E quel romito, ch'è da Dio ispirato, a Liombruno sí prese a parlare: —A la mia vita mai, a nessun lato, cotal paese non odii nomare.— Disse Liombruno:—E' m'è stato insegnato che quassú i venti vengono albergare. Per lo mio amor, quando saran tornati, per vostra cortesia, gli domandati.

      26

      —Or entra dentro—quel romito disse— infin ch'e' venti tornan uno ad uno, e intenderò s'alcun ve ne venisse.— E nella cella entrava Liombruno nel luogo del romito, e lí s'affisse, perfin che i venti tornasse ciascuno. E quel romito sí gli scongiurava, e di monna Aquilina domandava.

      27

      In prima venne il vento di Ponente, e dopo lui il gagliardo Garbino, vento Levante poi subitamente, e 'l vento Greco e 'l buon vento Marino, vento Maestro venne similmente, che face 'l mondo al suo furor tapino, vent'Ostro, Borea e vento Tramontana, molti venti del mare e della Tana.

      28

      E quel romito, ch'è da Dio ispirato, tutti gli scongiurava arditamente che quel paese gli fusse insegnato, dalla parte di Cristo onnipotente. Ciascun diceva:—Io non vi son mai stato.— Ed un di loro parlò immantinente, disse:—Sirocco ancor ha da tornare, forse ch'ei lo saprá tosto insegnare.—

      29

      E, cosí stando, Sirocco è arrivato e quel romito per virtú divina di quel paese l'ebbe domandato che signoreggia madonna Aquilina. E Sirocco rispose:—Io vi son stato, e tornare io vi voglio domattina.— E Liombruno sí gli prese a dire: —Se ti piace, con teco vo' venire.—

      30

      E 'l vento disse:—Vuoi venir con mene a quel paese, ch'è cosí lontano? Ed aspettare io non potre' giá tene, amico; sicché tu ragioni invano!— Disse Liombruno:—Io vo molto bene e seguirotti per monte e per piano; se domattina tu mi vuoi chiamare, quando vorrai 'l cammin incominciare.

      31

      Disse Sirocco:—Ed io ti chiameròe, poiché con meco tu vuoi pur venire. In niuno patto non ti aspetteròe, questo ti dico e faccioti a sentire. La strada col cammin ti mostreròe e vederò se mi potrai seguire. —Io son contento—Liombrun rispondía— purché mi mostri 'l cammino e la via.—

      32

      E quel romito da cena gli dava di quelle cose che per lui avía. L'angiol del cielo sí lo visitava. E Liombrun col romito partía, ed a dormir poi subito n'andava: gli usatti di piè trar non si volía, per star in punto, se 'l vento 'l chiamasse, e seguitarlo dov'egli ne andasse.

      33

      E, quando il giorno si venne a schiarare,

       Sirocco Liombruno ebbe chiamato,

       e disse:—Amico, vuo' tu camminare?—

       Ed ei rispose:—Io sono apparecchiato.—

       Uscí di fuora senza dimorare;

       la strada ed il cammin gli ebbe mostrato,

       dicendo:—Ve' quella montagna, lungi?

       Lassú mi troverai, se tu mi aggiungi.—

      34

      Poi si partiva Sirocco fuggendo, e Liombruno da quel fraticello prese commiato, e vassen via correndo dietro del vento, e méssesi il mantello. Sirocco indietro s'andava volgendo, e Liombruno andava innanzi ad ello. E cosí alla montagna egli arrivò prima del vento, e qui lui aspettò.

      35

      —Or—disse il vento—che uomo sei tu, che non ti posso veder né sentire e quanto me cammini, ed ancor piú? Io non credea che potessi venire. Quella montagna, lungi, vedi tu? Lassú con meco ti conviene gire e sí ti mostrerò, amico bello, di madonna Aquilina il suo castello.—

      36

      Allor Sirocco innanzi si avviava, Liombruno il mantello si mettía, e innanzi al vento d'un gran pezzo entrava, Sirocco pur indietro si volgía, e spesse volte Liombrun chiamava; e Liombruno innanzi rispondeva. E cosí alla montagna fu arrivato innanzi al vento, e 'l mantel s'ha cavato.

      37

      Cosí cavato che s'ebbe 'l mantello, il vento giunse e tal parole disse: —Io ti prometto, caro amico bello, che sei 'l miglior corrier che mai sentisse! Or leva suso e lá vedi il castello.— E poscia il vento da lui dipartisse, e per un'altra strada se n'andava, e Liombruno al castel camminava.

      38

      E Liombruno niente ha dimorato per infin ch'al castel ebbe arrivare; con allegrezza subito fu entrato e nel palazzo entrò senza tardare. E nella sala trovò apparecchiato, che madonna Aquilina è a desinare. Egli si affetta e mangiava al tagliero; la donna non vedeva il cavaliero!

      39

      Una donzella di cortel tagliava, l'altra donzella di coppa servía, e Liombruno di buon cuor mangiava, ciò gli bisogna, e nessun non vedía. Ma quella dama si meravigliava che quella robba, che innanzi venía, la quarta parte non gli par mangiare di quel che innanzi si facea recare!

      40

      E quella donna nobile e reale subitamente si s'ebbe pensato, infra 'l suo cuore disse:—Gli è segnale che Liombruno si è mal arrivato: o ch'egli è morto, o ver ch'egli ha gran male! Tapina me, ch'io feci gran peccato! Io non dovevo guardar al suo fallo, che non gli lasciai arme né cavallo!—

      41

      Per la virtú che aveva quel mantello, le donne non vedevano l'ardito; e Liombruno aveva ancor l'anello ch'ella gli die', quando si fu partito. Ed egli allor si ricordò di quello, e Liombruno, quel signor gradito, sopra il taglier se lo lasciò cascare. La donna il vide, e presto ebbe a parlare:

      42

      —Questo è l'anello cosí grazioso, ch'a Liombruno diedi quella volta ch'egli da me partí tanto gioioso, e verso la sua patria diede vòlta. Sempre il mio cuor ne resterá doglioso, e l'alma mia sará fra pene involta fin che 'l mio cor non veggio e la mia vita!— E cadde in su la panca, tramortita.

      43

      Le