sermoni che il denaro nella società dei credenti era come il sangue nel corpo mistico di Cristo: fermare il sangue, peccare di avarizia, significava uccidere la comunità dei cristiani.26 Forse per Datini, e per altri come lui, il continuo reinvestimento della propria ricchezza non era solo dettato dall’ansia del guadagno, poteva essere un modo di interpretare quelle prediche e, assieme alle continue elemosine, una risposta alle mille questioni irrisolte con la propria coscienza.
Per concludere questo mio tentativo di individuare i precedenti del fattore Italia nella Firenze rinascimentale vorrei riprendere brevemente il tema del dinamismo per accennare ad altro aspetto fino a ora poco considerato: quello del sistema di relazione tra le imprese, sia produttive che commerciali. Ovviamente non mi riferisco ai naturali meccanismi di confronto, di imitazione e di concorrenza tra aziende presenti sul medesimo mercato. Esisteva un nesso collaborativo, un vero e proprio network tra le aziende artigianali di base, piccole o grandi che fossero, e i grandi mercanti. Da questi ultimi la bottega otteneva un input fatto dagli stimoli ricevuti in contesti lontani, raccolti attraverso la conoscenza e lo studio dei mercati, stimoli e informazioni sui gusti presenti nelle grandi città europee e del Mediterraneo e su prodotti e tecniche poco conosciute. I manufatti, che rappresentavano delle novità, venivano accolti dai produttori i quali avevano cura di adattare tutto al gusto raffinato della realtà locale. Potremmo fare tantissimi esempi ma mi limito a ricordare il caso delle maioliche ispano-moresche. Le ceramiche che circolavano nel Mediterraneo durante il XIV secolo erano fabbricate da artigiani arabi di Manises e Paterna.27 I mercanti fiorentini cominciarono ad acquistarne per vedere se potevano trovare smercio; da Firenze giunsero molteplici input per cui i fabbricanti arabi cominciarono ad adeguarsi al gusto dei committenti fin tanto che, appresa la tecnica, i fiorentini iniziarono a produrne per proprio conto.
Anche da questo punto di vista l’elemento della imitazione si collegava strettamente con il Genius loci e con una creatività sostenuta e arricchita dal contesto ambientale ben curato. Ancora oggi, sia all’interno delle mura che fuori, nella campagna toscana, sono riconoscibili quei particolari elementi di armonia che ci appaiono come il frutto di una intelligenza collettiva, quasi un istinto di chi ha vissuto quell’ambiente, spontaneamente creato sulla base di una grande sensibilità estetica.
La forza economica di Firenze nel Rinascimento non era fatta soltanto dal design-thinking, beneficiava di una complessa serie di fattori economici e culturali.
Se questa è la lezione della storia, troviamo in essa molti utili riferimenti per affrontare oggi i complessi problemi economici dell’Italia. E non solo di essa.
1 D. HERLEY, CH. KLAPISCH-ZUBER, I toscani e le loro famiglie. Uno studio sul catasto fiorentino del 1427, il Mulino, Bologna 1988, pp. 329-362.
2 Il tema che viene affrontato di seguito, oltre che su mie dirette indagini tiene conto di molti altri studi relativi all’artigianato basso medievale, bibliografia articolata e complessa dalla quale emergono i lavori di Donata Degrassi dedicati all’economia artigiana nell’Italia medievale.
3 F. AMMANNATI, Un calzolaio del Quattrocento: Girolamo Talducci e la sua bottega in Porta Santa Trinita, «Prato Storia e Arte», 113, 2013, pp. 143-155.
4 G. NIGRO, Il tempo liberato. Festa e svago nella città di Francesco Datini, Istituto Internazionale di Storia Economica «F. Datini»-Prato, Prato, 1994, pp. 15-28.
5 G. NIGRO, Il tempo liberato, cit., pp. 7-10.
6 ARCHIVIO DI STATO DI PRATO, Fondo Datini, 1154, XXI, Quadernuccio degli scioperii, Compagnia di Arte della Lana di Prato.
7 G. NIGRO, Gestione del personale e controllo contabile. Un significativo esempio nella Toscana Basso medievale, in Fra spazio e tempo: studi in onore di Luigi De Rosa, a cura I. Zilli, I/III, Napoli [1995], I, Dal Medioevo al Seicento, pp. 809-821.
8 G. NIGRO, Per una analisi dei modelli di spesa e di investimento nella Toscana del XIV e XV secolo. Livelli di ricchezza o ceto di appartenenza? in Ricos y pobres: opulencia y dessarraigo en el Occidente medieval, XXXVI Semana de estudios medievales, Estella 20-24 julio, 2009, Gobierno de Navarra, Pamplona 2010, pp. 247-274.
9 Una sintesi di questo processo, complesso e articolato, si può trovare in G. NIGRO, M. SPALLANZANI, Intrecci mediterranei: tra economia e arte, in Intrecci Mediterranei. Il tessuto come dizionario di rapporti economici, culturali e sociali, Prato 2006, pp. 16-21.
10 D. CATELLACCI, Diario di Felice Brancacci, ambasciatore con Carlo Federighi al Cairo per il Comune di Firenze (1422), «Archivio storico italiano», S. IV, VIII, 1881, pp. 157-188. G. CORTI, Relazione di un viaggio al Soldano d’Egitto e in Terra Santa, «Archivio Storico Italiano», CXVI, 1958, pp. 247-266, p. 255.
11 A. ORLANDI, Oro e monete da Costantinopoli a Firenze in alcuni documenti toscani (secoli XV-XVI), in Relazioni economiche tra Europa e Mondo Islamico. Secc. XIII-XVIII, Europe’s Economic relations With The Islamic World 13th-18th Centuries, a cura di S. Cavaciocchi, Atti della «Trentottesima Settimana di Studi», 1-5 maggio 2006, Istituto Internazionale di Storia Economica «F. Datini»-Prato, Le Monnier, Firenze 2007, pp. 981-1004.
12 A. ORLANDI, Affaires et dévotions dans les documents des marchands florentins (1450-1550), in L’Économie des dévotions. Commerce, croyances et objets de piété à l’époque moderne, a cura di A. Burkardt, Presses Universitaires de Rennes, Rennes 2016, pp. 323-346.
13 A. ORLANDI, Playing with Luxury: Dolls ad Ambassadors for the Florentine Business Community in Sixteenth-Century Spain?, «Journal of Early Modern History», 22, 4, 2018, pp. 259-278.
14 G. VASARI, Le vite de’ più eccellenti, scultori e architetti di Giorgio Vasari, Firenze, Le Monnier, Firenze 1846; reperibile all’indirizzo internet: <https://books.google.it/books?id=edJfAAAAcAAJ&pg=PA37&dq=>, consultato il 22 novembre 2017.
15 Sul tema dei consumi di lusso rinvio a una breve ma efficace sintesi di Angela Orlandi che iniziando dalle posizioni di Roberto Sabatino Lopez e Armando Sapori offre una panoramica degli studi sull’argomento fino a Mary Douglas, Baron Isherwood, Richard Goldthwaite e Arijun Appadurai. A. ORLANDI, Tra austerità e lusso. Modelli di consumo dei mercanti fiorentini tra XIV e XV secolo, in Faire son marché au Moyen Âge. Méditerranée occidentale, XIIIe-XVIe siècle, a cura di J. Petrowiste e M. Lafuente Gómez, Casa de Velázquez, Madrid, 2018, pp. 31-45.