Regina + Giuseppe De Facendis

Presidents


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mi avesse letto nel pensiero, proseguì fissandomi con un sorriso strano.

      «E qui viene fuori il mio carattere burlone. Non sarà una mostra convenzionale! Il suo compito, come analista, sarà quello di visionare tutte le fotografie di tutti i presidenti che abbiamo nei nostri archivi, ma, e dico ma, dovrà scegliere tutte quelle e solo quelle che sono fuori dal comune, irrituali, strane, anche imbarazzanti se vogliamo, ma che mostrino il lato umano dei presidenti che ha avuto la nostra grande nazione. Non delle statue di cera. Spero di essere stato abbastanza chiaro, signor Endis.»

      Mi gratificò di un’altra occhiata inquisitrice quindi con passi decisi ritornò ad accomodarsi sulla poltrona, prese alcune carte dal piano della scrivania e cominciò a esaminarle attentamente come se non avesse fatto altro per tutto il tempo. Quindi, senza nemmeno degnarmi di un’occhiata, concluse:

      «Sempre che decida di assumere l’incarico... ovviamente.» Quell’ovviamente pronunciato in tal modo, aveva un ovvio significato: se non avessi accettato, sarei stato un deputato politicamente morto! Non mi restava altro che dire quello che dissi e cioè:

      «Certo che accetto, Signor Presidente. Spero solo di riuscire a fare tutto come lei desidera.»

      La fessura sul testone riuscì questa volta a mostrare quasi tutti i denti presenti al suo interno, con gesto soddisfatto appoggiò le carte, si alzò e venne a stringermi la mano con enfasi.

      Era evidente che ci teneva in modo particolare a questa cosa…mah!

      «Non ne dubitavo, signor Endis. Anzi, mi dica, qual è il suo nome?»

      Ero certo che conoscesse il mio nome, ma il chiedermelo era un modo per rendere la nostra conoscenza un po' più personale.

      «John, Signor Presidente.»

      «Perfetto, John. Allora, benvenuto a bordo, d’ora in poi lei farà parte del mio staff, ciò significa che dovrà rispondere solo a me del suo operato e a nessun altro. Chiaro?»

      «Chiarissimo, Signor Presidente.»

      «Bene… ah, un’altra cosa! Come esperto di reti deve installarne una, alla quale solo io possa accedere... e direttamente da qui. In questa rete memorizzerà tutte le fotografie che sceglierà. E si ricordi, tutte le più strane. E per strane intendo anche quelle che sembrano ancora più strane.» Altra occhiata birichina.

      «Siamo d’accordo?»

      Ora fu la mia volta di esibire un sorriso birichino.

      «D’accordissimo, Signor Presidente!»

      Beh… forse questa volta non c’era la fregatura e, chissà, magari sarebbe stato anche divertente, per non parlare del fatto che essere direttamente al servizio del Presidente mi conferiva una certa importanza. Sì… era proprio un simpaticone!

      Intanto il Presidente mi aveva preso sottobraccio accompagnandomi verso la porta. Chiaro segno che il colloquio era terminato, e devo dire, sembrava con piena soddisfazione di entrambi.

      Prima di aprirmi la porta l'omone guardandomi ancora una volta serio negli occhi ribadì nuovamente:

      «E mi raccomando, la segretezza! Deve essere una sorpresa per tutti, nessuno escluso.»

      «Stia tranquillo, Signor Presidente. Sarò una tomba!»

      «Perfetto! Domani sarà messo in contatto con il generale Thomas. Il generale soddisferà tutte le sue richieste sia di materiale sia di organico per portare a termine il suo compito nel migliore dei modi. Se dovesse incontrare qualche difficoltà non esiti a rivolgersi a me direttamente, ma solo per questioni importanti. Intesi?»

      «Intesi, Signor Presidente.»

      «Bene, John, buon lavoro.»

      «Arrivederci, Signor Presidente.»

      E la pesante porta bianca si chiuse alle mie spalle.

      Quando uscii dalla Casa Bianca, la mia euforia era alle stelle! Essere sotto il diretto controllo del Presidente, significava in pratica, essere quasi indipendente… Certo, il lavoro andava fatto alla perfezione, ma io mi fidavo delle mie capacità. Inoltre, il compito non mi sembrava particolarmente difficile da eseguire: di fotografie scattate per caso, oppure scartate perché non riuscite bene, ce ne saranno sicuramente a bizzeffe. Ne ero sicuro… avrei accontentato il Presidente! Non riuscii a trattenere un sorriso. Certo che l’idea era un po’ strampalata, ma del resto… non richiedeva grandi finanziamenti, solo alcuni computer, un numero di persone esiguo e… questo sì… molto molto tempo.

      Rimasto solo, il Presidente, con passo svelto si avvicinò ad una parete della grande stanza. Fece un gesto lieve con la mano ed ecco che una paratia scorse rivelando quella che sembrava la cabina di un ascensore. L’uomo vi entrò e subito dopo la parete tornò a essere una semplice parete.

      2

      Era stata una settimana intensa. La stazione di lavoro era stata portata a termine sotto la mia guida e devo dire che i tecnici della Casa Bianca si erano mostrati molto competenti. Ormai restava da completare solo la parte software riguardante i codici di criptazione e si sarebbe potuto cominciare il lavoro. Guardai soddisfatto il terminale destinato alla sezione grafica, il monitor, tecnologia Oleg a tavolo e Multitouch, era quanto di meglio la ricerca militare, e non solo, potesse offrire. In commercio un aggeggino del genere lo avrebbero sicuramente visto fra qualche anno minimo, del resto, io stesso era la prima volta che ne potevo ammirare uno simile.

      Sì… dovevo riconoscere che il Presidente aveva fatto le cose in grande a maggior dimostrazione di quanto ci tenesse a questo progetto.

      Il progetto P, P per Presidents, così era stato denominato, occupava quello che durante la guerra fredda era stato il bunker antiatomico della Casa Bianca. Riadattato più e più volte nel corso degli anni offriva lo spazio necessario per i server di rete, la stazione grafica e in più, due grandi appartamenti dotati di tutti i comfort possibili e immaginabili. Volendo, avremmo potuto abitarci sia io sia il grafico fino a compimento del progetto, ovviamente l’accesso era precluso a chiunque, salvo mia previa autorizzazione. Il tutto era sotto la mia diretta responsabilità.

      Le scansioni delle fotografie invece sarebbero state eseguite direttamente nell’archivio fotografico della Casa Bianca da uno staff di dieci persone munite di una batteria di scanner ultima generazione e rese immediatamente disponibili alla rete del progetto.

      La rete era a se stante ed interfacciata solamente con lo studio ovale e protetta da un sistema di cripta tura da me compilato. Mancava ancora solo il grafico dato, che per motivi di sicurezza, il Presidente aveva deciso che si sarebbe trattata di una persona scelta da lui stesso all’ultimo momento. Pensando al grafico non riuscii a trattenere un sorriso, speravo solo che non fosse il solito rompiballe, tanti ne avevo conosciuti, con occhialoni all’Henry Potter e fumati tutto il giorno, poi mi venne in mente il testone del Presidente e scartai questa ipotesi: no, non era tipo da avvallare certi soggetti!

      «Fantasticoooooo…»

      O sì?! Non feci nemmeno in tempo a girarmi che una figura mi superò senza nemmeno degnarmi di uno sguardo per poi chinarsi davanti allo schermo… in adorazione. Solo una cosa potevo affermare con certezza: dal fondo schiena che esibiva, inguainato com’era in aderentissimi pantaloni di finta pelle rosa, non era certo un Henry Potter!

      «Sei tu il capo?» non si era nemmeno girata a guardarmi.

      «E non guardarmi il culo!» sempre senza girarsi!

      «E non dirmi che non lo guardi, perché lo stai guardando!»

      «Per forza che lo guardo… è l’unica cosa che posso vedere di te!»

      Il mio tono era stizzito! Le sue mani smisero di accarezzare lo schermo e lentamente si rialzò girandosi verso di me. Forse sarebbe stato meglio che fosse rimasta sempre voltata di spalle, perché, se il fondo schiena era splendido, la parte anteriore era uno spettacolo: bionda, la pelle sembrava una cera lacca cinese, gli occhi di un azzurro intenso sembravano brillare di luce propria mentre la bocca era la perfezione in persona!