Cesari dell'Imperator Giuliano.
35
Eutropio e Sesto Rufo han voluto perpetuare questa illusione. Vedasi una dissertazione molto ingegnosa di M. Freret nelle memorie dell'Accademia delle iscrizioni Tom. XXI p. 55.
36
Dione Cassio, l. LXVIII e i Compendiatori.
37
Ovid. Fast. l. II vers. 667. Ved. Tito Liv. e Dionigi d'Alicarnasso nel regno di Tarquinio.
38
S. Agostino si compiace molto nel riportare questa prova della debolezza del Dio Termine e della vanità degli augurj. Ved.
39
Ved. la Storia August. p. 5, la Cronica di S. Girolamo e tutte le epitomi. È ben singolare che questo memorabile avvenimento sia stato omesso da Dione, o per dir meglio da Sifilino.
40
Dione l. LXIX p. 1158 Stor. August. p. 5. 8. Se tutte le opere degli storici fosser perdute, le medaglie, le iscrizioni e gli altri monumenti di questo secolo basterebbero per farci conoscere i viaggi di Adriano.
41
Ved. la Stor. August. e le epitomi.
42
Non bisogna per altro scordarsi, che sotto il regno di Adriano il fanatismo armò gli Ebrei, e suscitò una violenta ribellione in una provincia dell'Impero. Pausania l. VIII c. 43 parla di due guerre necessarie terminate felicemente dai Generali di Antonino Pio; una con i Mori erranti, i quali furon cacciati nei deserti del monte Atlante; l'altra contro i Briganti della Britannia, che avevano invasa la provincia romana. La storia Aug. fa menzione, p. 19 di queste due guerre, e di molte altre ostilità.
43
Appiano di Alessandria nella prefazione della sua Storia delle Guerre Romane.
44
Dione l. LXXI Stor. Aug. in
45
Il più povero soldato possedeva più di 1800
46
Cesare compose una legione detta
47
Ved. Vegezio,
48
Il giuramento di fedeltà che l'Imperatore esigeva dalle truppe, era rinnovato ogni anno il primo di gennaio.
49
Tacito chiama le Aquile romane
50
Vedi Gronovio
51
52
Vegezio, l. II e il resto del suo primo libro.
53
M. le Beau ha illustrato assai bene la danza Pirrica nella Raccolta dell'Accademia delle iscrizioni, tom. 35, p. 262 ec. Questo dotto Accademico ha unito in una serie di memorie eccellenti tutti i passi degli autori antichi concernenti la legione romana.
54
Giuseppe
55
Panegirico di Plinio c. 13 vita di Adriano nella Storia Augusta.
56
Vedasi nel sesto libro della sua storia una digressione ammirabile sulla disciplina de' Romani.
57
Vegezio,
58
Vegezio, l. I. c. 1. Al tempo di Cicerone e di Cesare la voce
59
Al tempo di Polibio, di Dionigi d'Alicarnasso l. V cap. 45 la punta di acciaro del
60
Sulle armi dei legionari ved. Giusto Lipsio,
61
Vedasi il bel paragone di Virgilio, Georg. l. II v. 279.
62
M. Guichard, Memorie militari tom. I c. 4 e nuove Memorie tom. I p. 293, 311, ha trattato questo soggetto da uomo dotto e da uffiziale esperto.
63
Ved. la tattica di Arriano. Questo autore greco, appassionato per le istituzioni patrie, ha voluto piuttosto descrivere la falange a lui nota solo per gli scritti degli antichi, che le legioni da esso comandate.
64
Polib. l. XVII.
65
Vegezio,
66
Ved. Tito Livio quasi in ogni pagina, e segnatamente l. XLII 6.
67
Plinio Stor. nat. XXXIII 2. Il vero senso di questo passo molto curioso è stato trovato e schiarito da M. di Beaufort.
68
Orazio ed Agricola ce ne danno un esempio. Sembra che questo costume fosse un vizio nella disciplina romana. Adriano procurò di rimediarvi, fissando l'età necessaria per esser Tribuno.
69
Vedasi la tattica di Arriano.
70
Tale era in particolare lo stato dei Batavi. Vedi Tacito, Costumi de' Germani, c. 29.
71
Marco Aurelio, dopo aver vinto i Quadi ed i Marcomanni, li obbligò a fornirgli un considerabil corpo di truppe, che subito spedì nella Britannia. Dion. l. LXXI.
72
Tacito, Annal. IV, 5. Coloro i quali parlano di un certo numero di pedoni, e del doppio di cavalli, confondono gli ausiliari degl'Imperatori con gl'Italiani alleati della Repubblica.
73
Vegezio, II 2. Arriano, nella sua descrizione della marcia, e della battaglia contro gli Alani.
74
Il Cav. Folard (nel suo Commentario sopra Polibio, tom. II p. 233, 290) ha trattato delle macchine antiche con molta erudizione e sagacità; le preferisce perfino in molti conti ai cannoni ed ai mortari che noi usiamo. Conviene osservare che appresso i Romani l'uso delle macchine divenne più comune a misura che il valor personale e l'abilità militare sparvero nell'Impero. Quando non fu più possibile trovar uomini, convenne supplire a questa mancanza con macchine di specie diversa. Ved. Vegezio, II 25 ed Arriano.
75
«Universa quae in quoque belli genere