la sorte di Siracusa, di Taranto, di Ambrachia, di Corinto ec. la condotta di Verre nell'Azione 2 or. 4 di Cic., e la pratica ordinaria dei governatori nella VIII Satira di Giovenale.
116
Svetonio vita di Claudio; Plinio Stor. Nat. XXX I.
117
Pelloutier Stor. dei Celti, tomo VI, p. 230 252.
118
Seneca
119
Dionigi d'Alicarnasso, Antich. Rom. l. II.
120
Nell'anno di Roma 701 il tempio d'Iside, e di Serapide fu demolito per ordine del Senato. (Dione l. XL p. 252), e dalle mani stesse del Console, Val. Mass. I. 3. Dopo la morte di Cesare fu riedificato a spese del pubblico, Dione, l. XLVII. pag. 501. Augusto nella sua dimora in Egitto rispettò la maestà di Serapide, Dione l. LI. p. 647, ma proibì il culto dei Numi egiziani nel
121
Tertulliano
122
Ved. Tito Livio l. XI e XXIX.
123
Macrob.
124
Minuzio Felice
125
Tacito annal. XI 24.
126
Erodoto V 97. Questo numero sembra considerabile e par credibile che l'Autore se ne sia rapportato al rumor popolare.
127
Ateneo
128
Ved. in Beaufort
129
Appiano
130
Mecenate lo consigliò di dare con un editto il titolo di cittadino a tutti i suoi sudditi; ma vien giustamente sospettato che Dione Cassio sia l'autore d'un consiglio così bene adattato alla pratica del suo secolo, e così poco alla politica di Augusto.
131
I Senatori erano obbligati di avere il terzo dei loro beni in Italia. Ved. Plinio l. VI epist. 19. Marco Aurelio permise loro di non avervi che il quarto. Dopo il regno di Traiano, l'Italia cominciò a non essere più distinta dalle altre province.
132
La prima parte della
133
Ved. Pausania l. II. Quando queste assemblee non furono più pericolose, i Romani consentirono che se ne stabilissero i nomi.
134
Cesare ne fa spesso menzione. L'Ab. Dubos non ha potuto provare che i Galli abbian continuato sotto gl'Imperatori a tenere queste assemblee.
135
Seneca
136
Mennone presso Fozio c. 33. Valerio Mass. IX 2, Plutarco e Dione Cassio fanno ascender la strage a 150000 cittadini; ma credo che un numero minore sia più che bastante.
137
Venticinque colonie furono stabilite nella Spagna. Ved. Plinio Stor. Nat. II 3, 4; IV 35, e nove nella Britannia, tra le quali Londra, Colchester, Lincoln, Chester, Glocester, e Bath sono ancora città considerabili. Ved. Riccardo di Cirencester p. 364 e la Stor. di Manchester di Whitaker l. I c. 3.
138
Aulo Gellio
139
Spanheim
140
Aristide, in
141
Tacito Annal. XI 2 24
142
Plinio
143
Apuleio e S. Agostino saranno garanti per l'Affrica; Strabone per la Spagna e la Gallia; Tacito nella vita d'Agricola per la Britannia, e Velleio Patercolo per la Pannonia. A tutte queste testimonianze noi possiamo aggiugnere il linguaggio delle Iscrizioni.
144
La lingua celtica si conservò nei monti del paese di Galles, di Cornovaglia, e dell'Armorica. Apuleio rimprovera l'uso della lingua punica a un giovane affricano, che viveva tra gli ultimi del popolo, mentre avea quasi dimenticata la greca, e che non sapeva o non voleva parlar latino.
145
La sola Spagna fu madre di Columella, dei due Seneca, di Lucano, di Marziale e di Quintiliano.
146
Da Dionigi fino a Libanio, nessun critico greco, che io sappia, fa menzione di Virgilio, o di Orazio. Sembra che nessuno conoscesse i buoni Scrittori romani.
147
Il lettore curioso può vedere nella Biblioteca Ecclesiastica di Dupin tom. XIX p. I cap. 8 qual cura si aveva per conservare le lingue siriaca ed egiziana.
148
Ved. Gioven. Sat. III e XV, Ammiano Marcellino XXII 16.
149
Dione Cassio l. LXXVII p. 1275. Sotto il regno di Settimio Severo fu per la prima volta un Egiziano ammesso nel Senato.
150
Valerio Massimo, l. II c. 2 n. 1. L'Imperatore Claudio degradò un ragguardevol Greco, perchè non sapeva la lingua latina. Questi avea forse qualche pubblico impiego. Svet. Vita di Claudio c. 16.
151
Nel campo di Lucullo un bove fu venduto una dramma, ed uno schiavo quattro dramme. Plutarco; Vita di Lucullo, p. 580.
152
Diodoro di Sicilia, in
153
Ved. un esempio notabile di severità in Cicerone,
154
Grutero, e gli altri compilatori riportano un gran numero d'iscrizioni indirizzate dagli schiavi alle lor mogli, ai figli, ai compagni, ai padroni ec. e che, secondo tutte le apparenze, sono del secolo degl'Imperatori.
155
Ved. la Storia Augusta, ed una Dissert. di M. de Burigny intorno agli schiavi dei Romani nel XXXV volume dell'Accademia delle Belle Lettere.
156
Ved. un'altra Dissert. del suddetto M. de Burigny intorno ai liberti dei Romani nel XXXVII tomo della stessa Accad.
157
Spanheim
158
Seneca,