Stephen Goldin

Attacco Agli Dei


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e la aprì. “Bakori,” chiamò, sporgendo la testa.

      L’astrogatore apparve sotto. “Sì, Capitano?”

      “Il nostro prigioniero non mangia da un po’. Vai nella cambusa e trova qualcosa che lo faccia sopravvivere fino a quando decidiamo cosa fare di lui.”

      “Sissignora.”

      Mentre l’astrogatore si muoveva per eseguire il suo ordine, anche Roscil Larramac apparve di sotto. “Ha iniziato a parlare?”

      “Abbastanza,” rispose Dev. “È in un mare di guai fuori di qui.”

      “È nei guai anche qui dentro. Voglio parlargli. Arrivo subito.” Larramac iniziò a salire la scala per raggiungerla.

      Dev informò Grgat che il proprietario della nave voleva parlare con lui, e che Larramac non voleva fargli alcun male. Il nativo sembrava nervoso – si era appena adattato all’idea di parlare a Dev – ma evidentemente non era nella posizione di obiettare.

      Quando Larramac entrò, Dev lo mise al corrente di quello che Grgat le aveva detto fino a quel momento. Dopo che Dev ebbe finito, Larramac restò in silenzio per un attimo, passandosi una mano sul pizzetto in modo pensieroso. Infine, disse, “Se lo prendiamo a bordo, potremmo incorrere in problemi con queste divinità locali, chiunque esse siano. Ne vale la pena, Dev?”

      “Non ho ancora abbastanza informazioni, ma intendo procurarmele.” Rivolgendosi a Grgat, disse, “Dovremo sapere qualcosa in più prima di poterti aiutare. Dicci assolutamente tutto quello che sai degli dei.”

       CAPITOLO 4

       Corri con il momento. Anche se non é piacevole ce ne sarà sempre un altro a breve.

      —Anthropos, La mente sana

       

      Prima dell’inizio, spiegò Grgat, non c’era nulla se non la foschia primitiva a permeare l’universo. Era omogenea e senza forma. Quindi, dopo un lasso di tempo pari a vere e proprie ere, iniziò a fondersi in entità distinte, che poi divennero gli dei e i demoni. All’inizio queste due razze coesistevano in un’armonia pacifica. Insieme crearono le stelle e i mondi dai resti della foschia primitiva ed imposero ordine in un cosmo caotico.

      Ma dopo molti secoli, le due razze litigarono. Gli dei volevano creare creature mortali con cui condividere le meraviglie dell’universo; i demoni egoisticamente cercavano di evitare altra vita e di conservare i loro segreti per sé stessi. Le due filosofie si rivelarono incompatibili e la naturale conseguenza fu la guerra.

      I cieli stessi esplosero in fiamme mentre le due specie di divinità lottavano per la supremazia. Le stelle esplosero, i pianeti furono devastati dalle battaglie che ne seguirono. Infine, per prevenire ulteriori distruzioni, gli dei chiesero e ottennero una tregua. Il pianeta Dascham fu creato come un posto dove gli dei potevano fare esperimenti con la vita e con quello che c’era nelle loro anime, mentre i demoni concordarono di girovagare nei cieli e di non interferire con le questioni su Dascham.

      Gli dei costruirono una montagna chiamata Orrork, dove elessero la loro casa e dove continuano a risiedere anche ai giorni nostri. Una volta insediatisi, fecero i membri della razza Daschamese a loro immagine per assisterli nello studio dei misteri dell’universo.

      Inizialmente, gli dei e i mortali si mescolarono come esseri uguali. Ma poi, alcuni malvagi Daschamesi iniziarono a sentirsi presuntuosi ed a pensare di essere meglio degli dei. Iniziarono una rivolta che gli dei con i loro poteri ben superiori domarono velocemente – Il Tempo del fuoco.

      Ma gli dei sapevano che le loro creazioni, i Daschamesi, erano difettosi. La loro caparbia arroganza li avrebbe sempre portati a sfidare i loro creatori. Alcuni degli dei pensavano di distruggere tutti i Daschamesi e iniziare di nuovo i loro esperimenti con la vita, ma altri loro colleghi non erano d’accordo.

      Infine, gli dei decisero che i Daschamesi dovevano essere tenuti, ma come schiavi, adatti solo per adorare gli dei e per eseguire lavori domestici per servirli. Gli dei avrebbero tenuto costantemente sotto controllo i loro servitori disobbedienti, sempre in allerta per recepire ulteriori segni di ribellione. Inoltre, gli dei crearono gli angeli per ricordare ai Daschamesi il loro stato corrotto e per reprimere e punire tutti coloro che avessero trasgredito la volontà degli dei.

      Fu definito un severo codice di regolamenti. Nessun Daschamese poteva dire o fare qualsiasi cosa che potesse indicare ostilità verso gli dei. Sacrifici di cibo sarebbero stati raccolti ad intervalli da ogni villaggio e portati dagli angeli al monte Orrork. i Daschamesi, oltre a produrre il loro cibo, dovevano lavorare ai vari doveri per gli dei – estrarre minerali e rocce specifiche che ponevano in grandi contenitori che venivano poi raccolti a loro volta dagli angeli.

      La libertà era limitata in mille modi. Era imposto severamente il controllo delle nascite. I Daschamesi non erano autorizzati a riunirsi nello stesso luogo e nello stesso momento in più di sedici per volta. I Daschamesi non avevano una lingua scritta e gli dei ascoltavano tutte le loro conversazioni, indipendentemente dal fatto che fossero sussurrate a bassa voce o meno. Il castigo (come Dev aveva già visto) era veloce e definitivo per chiunque decidesse di disobbedire alla volontà degli dei.

      Gli dei erano invincibili, e governavano Dascham con una volontà di acciaio.

      

       ***

      Dev e il suo capo ascoltarono in silenzio mentre Grgat spiegava la teologia di Dascham. Quando il nativo ebbe finito, nella cabina cadde il silenzio. Infine, Larramac allungò il braccio e spense il traduttore delle cuffie di Dev, affinché Grgat non sentisse cosa stessero dicendo. “Cosa ne pensi?” le chiese.

      “È una bella storia.”

      “Ma ci credi?” Larramac guardandola di sottecchi.

      “Presumo dal tuo strano sguardo che Dennis ti ha imbottito delle mie teorie sugli dei. No, non gli credo alla lettera. Ha molto in comune con i miti della creazione dei popoli primitivi in tutta la galassia. Penso però che ci sia più verità in questo di quanta ce ne sia nella maggior parte di loro. E credo fermamente nei poteri degli dei; li ho visti fin troppo bene questa sera.”

      Larramac rimase in silenzio per un attimo e poi allungò il braccio verso le cuffie di Dev. Dev gliele porse e accese di nuovo il sistema di traduzione. “Dimmi, Grgat, cosa ti aspetti da noi esattamente?”

      “Vorrei che mi portaste via da Dascham, nel Cielo, nel reame dei demoni.”

      “Ma tu ci hai appena detto che i demoni sono il contrario della vita. Perché dovresti volere andare a raggiungerli?”

      Il nativo esitò e poi infine decise di fidarsi dell’umano. “Io...Io volevo chiedere il loro aiuto per distruggere gli dei. Solo quando gli dei saranno sconfitti, Dascham potrà essere veramente libero.”

      “Ma i demoni ti ascolterebbero? Come puoi aspettarti di guadagnarti la loro simpatia o il loro sostegno quando sono così contrari alla vita?”

      “Gli dei affermano di essere buoni, ma li ho visti fare cose che anch’essi dicono essere cattive. Affermano di essere saggi, e invece a volte agiscono in modo sciocco. Sto imparando rapidamente a non credere a tutto quello che gli dei mi hanno detto.”

      “L’inizio della saggezza,” mormorò Dev—ma in modo molto sommesso, affinché il traduttore non la sentisse.

      Grgat continuò, ignaro della sua osservazione. “Gli dei dicono che i demoni non tollererebbero la vita – eppure voi arrivate dal Cielo e siete tollerati, eppure non siete né demoni né dei. Gli dei affermano di sapere tutto su Dascham, eppure evidentemente non sanno cosa stiamo dicendo ora oppure ci avrebbero colpiti molto tempo fa.”

      “Come proponi di trovare i demoni?” chiese Dev.

      “Non so,” ammise il nativo. “Non ne avete mai incontrato nessuno?”

      “Ho incontrato