passare attraverso un piccolo corridoio. Fu solo quando un’altra ragazza, bionda e ugualmente bellissima, le chiese di mettere la borsa in un cesto che Jessie si rese conto che il corridoio era un enorme ed elegante metal detector.
Una volta passati oltre, la donna le restituì la borsa e le indicò di seguire gli altri attraverso una seconda porta di legno che sembrava mimetizzarsi con la parete che si trovava dietro. Se fosse stata da sola, forse non l’avrebbe per niente vista.
Quando ebbero varcato quella seconda porta, tutta la modestia della lobby dell’edificio svanì all’istante. La stanza ampia e circolare che stava fissando aveva due livelli. Quello superiore, dove si trovava lei, era arredata con dei tavoli e si affacciava sul piano inferiore, a cui si accedeva da una scalinata.
Al piano di sotto si trovava una piccola pista da ballo circolare circondata da tavoli. L’intero posto sembrava essere stato progettato usando legname riciclato da vecchie imbarcazioni. Le tavole, messe una accanto all’altra costituendo le pareti, avevano diverse inclinazioni e colori. Il miscuglio non avrebbe dovuto funzionare nell’insieme, ma in qualche modo ci riusciva, dando allo spazio un’atmosfera nautica che appariva quasi referenziale, non certo banale.
Dalla parte opposta della stanza si trovava il dettaglio più impressionante. L’intero lato del circolo che si affacciava sull’oceano era costituito da un’enorme finestra di vetro, metà sopra il livello dell’acqua e metà sotto. A seconda di dove ci si sedeva, la veduta poteva essere l’orizzonte oppure banchi di pesci che nuotavano sotto alla superficie. Era incredibile.
Li accompagnarono a una grande tavolata al livello inferiore, dove li aspettavano una quindicina circa di persone. Teddy e Mel fecero le presentazioni, ma Jessie non fece neanche lo sforzo di ricordare i nomi. Capì che c’erano quattro coppie, con circa sette bambini in tutto.
Si limitò a sorridere e annuire cortesemente mentre ciascuno di loro la colpiva con una serie di informazioni che erano troppe da assimilare tutte insieme.
“Mi occupo di social media marketing,” disse qualcuno che si chiamava Roger o forse Richard. Si muoveva continuamente e si metteva le dita nel naso quando era convinto che nessuno lo stesse guardando.
“Stiamo scegliendo gli arazzi per le pareti proprio adesso,” disse la donna accanto a lui, capelli castani con striature bionde, che poteva essere sua moglie ma che di certo era tutt’occhi per il tizio seduto dall’altro lato della tavolo.
Andò avanti così. Mel presentava qualcuno. Jessie non faceva alcun serio tentativo di ricordare il nome, ma tentava invece di cogliere qualcosa riguardo alla sua vera natura basandosi su aspetto, linguaggio del corpo e modo di parlare. Era una specie di gioco che usava sempre nelle situazioni dove non si sentiva a proprio agio.
Dopo le presentazioni, altre due belle ragazze entrarono e presero con loro tutti i bambini, incluso Daughton, per portarli al Covo dei pirati, che una delle mogli le spiegò essere il nome di un’area gioco per i più piccoli. Jessie immaginò che dovesse essere piuttosto bella, perché ogni bimbo se ne andò senza neanche un minimo cenno di ansia da separazione.
Non appena furono partiti, il pranzo procedette più o meno come Mel l’aveva avvisata. Due donne, che probabilmente erano gemelle o che comunque sembravano tanto simili da poterlo essere, raccontarono una storia che trattava per lo più della tremenda voce e intonazione della direttrice del coro parrocchiale in un campo estivo religioso.
“Sembrava che stesse per partorire,” disse una di loro mentre l’altra ridacchiava soddisfatta. Per quanto stesse prestando attenzione, Jessie perse il filo del discorso man mano che si interrompevano a vicenda, sovrapponendosi ininterrottamente.
Un tizio con una massa enorme di capelli lunghi e ricci e un cravattino texano del quale andava particolarmente fiero raccontò i particolari di una partita di hockey a cui aveva preso parte la scorsa primavera. Ma non c’era nulla di memorabile nel racconto dei fatti. Nei complessivi cinque minuti della storia non fece che riportare chi avesse segnato e quando. Jessie rimase in attesa di un colpo di scena, tipo un polpo lanciato sul ghiaccio o un fan che saltava dagli spalti. Ma non ce ne fu alcuno.
“Ad ogni modo, è stata una partita meravigliosa,” concluse alla fine, e lei capì che era il momento di sorridere con apprezzamento.
“La migliore. Storia. Mai sentita,” sussurrò Mel con tono secco, concedendo a Jessie il suo unico attimo di felicità fino a quel momento, e qualcosa di simile a una nuova sferzata di energia.
Buona parte della conversazione fu spesa con discussioni su vari eventi di prossimo svolgimento al circolo, inclusi la Festa di Halloween, il Ritiro delle Barche (qualsiasi cosa essa fosse), e il Ballo delle vacanze.
“Cos’è il Ritiro in …” iniziò a chiedere prima di essere interrotta dalla donna che stava due posti più in là e che si mise a strillare quando un cameriere fece per sbaglio cadere un bicchiere d’acqua, di cui due gocce le finirono addosso.
“Troia,” mormorò un po’ troppo a voce alta dopo che l’uomo se ne fu andato. Subito dopo gli uomini si alzarono in piedi, baciarono le rispettive mogli e salutarono. Kyle lanciò a Jessie uno sguardo perplesso, ma seguì gli altri.
“Dovrei intuire che ci vedremo più tardi?” disse, più con tono di domanda che di affermazione.
Lei annuì cortesemente, sebbene fosse parimenti confusa. Le pareva di essere in quella scena di Titanic, in cui tutti gli uomini si allontanavano dopo cena per andare a discutere di affari e politica bevendo un brandy nella sala per i fumatori.
Jessie li guardò girare tra i tavoli fino a raggiungere una porta in legno decorato nell’angolo della stanza, con un uomo muscoloso e serio che vi faceva la guardia. Sembrava il buttafuori di un locale notturno, solo che indossava uno smoking. Quando gli uomini si furono avvicinati, si fece da parte per farli passare. Sembrò guardare Kyle con espressione scettica, ma Teddy gli bisbigliò qualcosa. L’uomo annuì e sorrise a Kyle.
Il resto del brunch passò in un turbine. Come Mel le aveva promesso, la conversazione era centrata su bambini presenti e futuri, dato che almeno due donne nel gruppo erano in stato interessante.
“Mi sto solo preparando mentalmente a dare un ceffone al prossimo barista che mi guarda in modo lascivo quando sto allattando al seno,” disse una che si chiamava Katlyin o Kaitlyn. “Sono stata fin troppo generosa dopo la nascita di Warner.”
“Minacciali di denunciarli,” disse la mora con le strisce bionde. “Io l’ho fatto è mi sono presa un buono regalo da cento dollari come scuse. La cosa migliore è stata che nessuno aveva fatto nulla di male. Mi sono solo lamentata di un certo ‘disagio nell’ambiente’.”
Jessie era l’unica non-madre al tavolo, ma cercò di unirsi alla discussione, ponendo domande cortesi riguardo alla scuola primaria locale (“un cesso”) confronto a quella privata alla quale sembrava che tutte mandassero i loro figli.
Mentre ascoltava il disaccordo di opinioni riguardo alle migliori opzioni per nido e infanzia, e il generale consenso sul miglior supermercato, sentì che la propria mente iniziava a girovagare. Si diede qualche pizzicotto sotto al tavolo mentre venivano propinate opinioni sulle buone chiese, la migliore palestra della zona e dove trovare un abito fantastico per il Ballo delle vacanze.
Ma alla fine si arrese nel tentare di tenere il filo di chi stesse dicendo cosa, o anche di concedere qualche blanda affermazione, e si stabilizzò nel ruolo dell’osservatore passivo, come se stesse osservando il comportamento sociale di alcune insolite specie selvagge.
È questa la vita in cui mi sono impegnata? Pranzi con signore che si concentrano su quale palestra offra le migliori lezioni di spinning? È questo il mondo di cui Kyle ha tanta voglia di fare parte? Se sì, uccidetemi ora.
A un certo punto si rese conto che Mel le stava picchiettando la spalla per farle sapere che il brunch era finito e che doveva andare a prendere Daughton. A quanto pareva avrebbero trovato Teddy e Kyle nella lobby.
Jessie annuì, salutò con cortesia le donne di cui non ricordava alcun nome e seguì impassibile Mel fino al Covo dei pirati. Si sentiva disorientata ed esausta,