il cadavere sul tavolo, tornava nel mondo reale.
Fu quello che accadde in quel momento, con Bo Luntz. Era lì sul tavolo, con gli occhi chiusi e senza vita. Se non fosse stato per la ferita sulla fronte, sarebbe sembrato normale. Holloway si prese un momento per permettere alle agenti di ambientarsi, prima di avvicinarsi al tavolo con un tablet in mano.
“Come potete vedere, la lesione al cranio è stata procurata da un corpo contundente. Non c’è modo di sapere con certezza di cosa si tratti, ma considerando l’angolazione, la profondità della ferita e il fatto che il cranio sia come collassato, scommetterei su qualcosa di semplice come una roccia, o di più complesso come un qualche elemento decorativo da giardino.”
“Possiamo ricavare qualcosa sull’assassino da una di queste informazioni?” chiese Chloe.
“Beh, come potete vedere, la ferita sembra avere una leggera inclinazione verso l’alto. Quindi il colpo è stato inferto verso l’alto. Ci sono molti fattori che potrebbero causare questa situazione, ma la più probabile è che l’assassino fosse più basso della vittima.”
“Secondo il dossier” intervenne Rhodes, “Bo Luntz era alto un metro e ottantacinque. Il che significa che moltissime persone sono più basse di lui.”
“Sono d’accordo” replicò Holloway. “Tuttavia, se si guarda attentamente il margine della rientranza sul cranio, ci sono anche prove che suggeriscono che non è stato inferto un colpo solo, bensì due. E il secondo sembra essere stato più forte, ma non lo ha preso in pieno.”
Chloe si avvicinò al tavolo e vide precisamente quello che intendeva Holloway. Lungo il lato sinistro dell’incavo sulla fronte di Luntz, la ferita era più profonda di cinque centimetri. Inoltre, la pelle lì intorno sembrava leggermente più scura, come se fosse stata colpita con più forza. Chloe inclinò la testa, cercando di immaginare se fosse possibile che si trattasse semplicemente di un corpo contundente dalla forma strana.
“La mia teoria” proseguì il medico legale, “È che sia stato colpito una prima volta e poi una seconda subito dopo, quindi due rapidi colpi successivi. Questo spiegherebbe la mira imprecisa, un colpo dietro l’altro. Ma poiché il secondo colpo sembra averlo ferito a malapena, presumo sia stato inferto mentre lui stava già cadendo.”
“Ed entrambi i colpi sono proprio al centro” notò Chloe. “Se qualcuno lo avesse colto di sorpresa, magari arrivandogli alle spalle, un colpo così perfetto sarebbe improbabile, giusto?”
“Sì. Non impossibile, badate bene. Ma molto improbabile.”
“Quindi potrebbe trattarsi di qualcuno che sapeva si trovasse in casa?” suggerì Rhodes.
“È proprio quello su cui scommetterei dei soldi” disse Holloway.
Chloe pensò ai dettagli che Johnson aveva condiviso con loro e a quel poco che Anderson gli aveva riferito. Nessun segno di effrazione, nessun segno di lotta, ed era il giorno dell’anniversario dei coniugi. La semplice deduzione e l’esperienza di Chloe sembravano indicare la moglie.
“Gli ha trovato altro in gola, oltre al calzino?” chiese Chloe.
“No. Ma probabilmente è stato messo lì dopo l’omicidio. Sembrava essere stato posizionato con grande cura. La lingua era stata spinta indietro. Se fosse stato infilato in bocca mentre era ancora vivo, i muscoli della lingua avrebbero immediatamente premuto contro la stoffa.”
Il particolare del calzino rendeva tutto più strano. Era il tipo di peculiarità a cui Chloe di solito si aggrappava, poiché doveva essere sicuramente un gesto simbolico. E di solito dove c’era simbolismo, si nascondeva anche un movente.
Chloe osservò il cadavere ancora un po’, cercando di trovare qualche altro elemento che puntasse in una direzione diversa da quella della moglie. Quando fu chiaro che non avrebbe trovato nulla, lei e Rhodes ringraziarono Holloway, prima di andarsene.
“Anche tu pensi alla moglie?” chiese Rhodes mentre tornavano verso la parte anteriore dell’edificio.
“Già. Se non come potenziale indiziata – cosa che secondo me al momento è – vorrei parlarle per chiederle se ha la minima idea del perché qualcuno possa avergli ficcato un calzino in gola.”
Rhodes annuì, d’accordo con lei, mentre attraversavano il parcheggio e salivano in macchina. Prima che fossero fuori dal parcheggio, Chloe era al telefono con il detective Anderson, per farsi dire dove trovare Sherry Luntz. Quando aveva preso il telefono per effettuare la chiamata, non aveva potuto evitare di provare un barlume di speranza, pensando magari di trovare una notifica di chiamata persa da parte di Danielle.
Naturalmente, non c’era nulla del genere, così Chloe non ebbe altra scelta se non immaginare il peggio e cercare di seppellire tutto con il caso Luntz.
CAPITOLO SEI
In un primo momento, Anderson era sembrato titubante a mandare loro per parlare con Sherry Luntz. Secondo i rapporti della polizia, era così emotivamente instabile che era svenuta due volte dopo aver scoperto il corpo. Chloe, però, non ne voleva sapere. Aveva già avuto a che fare con vedove in lutto, molte delle quali nascondevano segreti e ostacolavano inconsapevolmente l’avanzamento delle indagini per evitare di trovarsi in imbarazzo.
“È l’unica vera indiziata che abbiamo, a questo punto” replicò Chloe mentre si avvicinavano a casa Luntz. “Con tutto il dovuto rispetto, o ci dice dove alloggia, oppure ci basterà fare una telefonata a Washington per scoprirlo da noi.”
Anderson alla fine cedette e disse loro che Sherry era ospite da alcuni parenti in città. “Però statemi a sentire. Ci tengo a sottolineare ancora una volta che quella donna è distrutta. Potrebbe almeno essere solo una di voi a parlare con lei?”
Non era l’approccio tipico di Chloe, ma sapeva anche che non valeva la pena discutere su quel punto. Inoltre, se solo una di loro fosse andata a trovare Sherry Luntz, l’altra avrebbe potuto passare al setaccio la via dei Luntz, per vedere se i vicini avessero informazioni.
Fu così che Chloe finì per arrivare da sola a casa di Tamara Nelson, la sorella di Sherry, venti minuti più tardi. Rhodes era sembrata piuttosto soddisfatta di occuparsi dei vicini, mentre Chloe aveva deciso di parlare con Sherry. Sebbene a Chloe non piacesse parlare con le persone recentemente colpite da lutto, sia lei che Rhodes sapevano che era Chloe ad avere un lato compassionevole molto più spiccato. Non era qualcosa di cui Rhodes andasse particolarmente orgogliosa, ma l’aveva accettato.
Anderson aveva telefonato a Tamara per farle sapere che un agente dell’FBI era in arrivo. Così, quando Chloe bussò alla porta, qualcuno venne ad aprire quasi subito. Entrambe le donne erano lì per accoglierla, ed era facile capire chi fosse Sherry Luntz. Era quella che stava leggermente dietro la sorella, con i capelli rossi scompigliati e un colorito pallido, ad eccezione delle occhiaie marcate. Aveva gli occhi iniettati di sangue per il troppo piangere e, nonostante sembrassero sul punto di chiudersi da un momento all’altro, nel suo sguardo si annidava una minaccia latente che spinse Chloe a pensare che quella donna non sarebbe riuscita a dormire ancora per molto.
“Sherry Luntz?” chiese Chloe.
La donna esausta annuì, anche se non si mosse. Sua sorella rimase davanti a lei, come a proteggerla.
“Sono l’agente Fine. Il detective Anderson dovrebbe avervi avvisato per telefono del mio arrivo.”
“È così” disse Tamara. “La prego di non prenderla nel modo sbagliato, ma io rimarrò seduta con voi mentre parla con Sherry.”
“Certo” disse Chloe. Stava iniziando a chiedersi se Sherry avrebbe spiccicato parola. Sembrava assolutamente distrutta, quasi al punto da sembrare in stato comatoso.
Tamara si voltò e si avviò in casa senza invitare esplicitamente Chloe a seguirla. Chloe lo fece comunque, chiudendosi la porta alle spalle. Tamara la condusse in un soggiorno splendidamente arredato. Un odore dolce si diffondeva da un’altra stanza della casa: doveva trattarsi di qualche tisana, suppose Chloe.
“Capisco