per qualche secondo, penso. Ricordo di aver trovato difficilissimo respirare e poi, quando sono riuscita a farlo, ho urlato. Sono corsa fuori e ho chiamato la polizia. Loro mi hanno chiesto di aspettare in macchina, quindi ho aspettato.»
DeMarco lanciò un’occhiata a Kate. Kate le rivolse un cenno e allo stesso tempo rivolse un breve sorriso a Mary Seibert. DeMarco fu la prima ad andare alla porta, rivolgendo anche lei un sorriso a Mary.
«Da quanto fa le pulizie in zona?» chiese Kate.
«Otto o nove anni.»
«In tutto questo tempo le è mai capitata una cosa anche lontanamente simile a questa?»
«Oh, ogni tanto arriviamo a una casa che è stata usata. Di solito si tratta solo di ragazzini che cercano un posto dove fare festa. Ogni tanto troviamo prove di gente che ha dormito per terra. Una mia amica una mattina è entrata in una casa e ha trovato un senzatetto che dormiva nell’armadio di una camera da letto.»
«È successo qui a Estes?» chiese DeMarco.
«No, da qualche parte vicino a New Castle.»
Kate e DeMarco si scambiarono un’occhiata, di quelle che entrambe avevano finito con il conoscere e comprendere durante il tempo passato insieme. Era uno sguardo che diceva: «Interrogatorio finito.»
«Grazie mille del tempo che ci ha concesso, signora Seibert. A meno che lo sceriffo Armstrong non abbia bisogno di altro da lei, direi che è libera di andare. Apprezziamo la sua collaborazione.»
Mary si alzò, ovviamente pronta ad andarsene. «Ho sentito che ce n’è stato un altro. È esatto?»
«Non possiamo ancora darle dettagli chiari» disse DeMarco. Fece per andare alla porta ma poi si fermò, si voltò e aggiunse: «Però le consiglierei di stare lontana dalle case in vendita finché non sente altro.»
«Potremmo dare lo stesso consiglio a tutti gli impiegati immobiliari della zona» disse Kate.
Mary annuì guardando la tavola come se non sapesse bene cosa pensare. Kate aveva già visto quell’espressione molte volte. Era lo sguardo di una donna che adorava la cittadina che chiamava casa, ma che stava cominciando a comprendere che non era più sicura come un tempo pensava.
CAPITOLO CINQUE
Kate scoprì molto rapidamente che lo sceriffo Armstrong le piaceva parecchio. Si trattava di una donna preparata che prendeva il proprio lavoro molto seriamente. Quando si accomodò con Kate e DeMarco nella saletta conferenze sul fondo dell’edificio dopo il congedo di Mary Seibert, lo fece col passo di una ragazzina stressata. La donna probabilmente aveva tra i cinquanta e i cinquantacinque anni, ma aveva in volto una certa aria che la faceva sembrare molto più giovane. Era carina in modo semplice, ed esaminava le due agenti con un paio di radiosi occhi verdi.
«Sapete» disse tenendo una tazza di caffè con entrambe le mani mentre si appoggiava allo schienale della sedia «vorrei davvero che foste in zona per ragioni diverse. Una di voi è mai stata a Estes o in zona?»
Sia Kate che DeMarco risposero negativamente. Kate beveva il caffè offerto da Armstrong ripercorrendo qualche fatto del caso a mente. Intanto studiava attentamente la stanza, presumendo che probabilmente avrebbe funto da centro nevralgico delle operazioni fino alla chiusura del caso.
C’era una grande mappa della zona sulla parete di fondo, proprio accanto a una lavagna. Sembrava che la lavagna non venisse usata molto spesso, e la prova più incriminante veniva da una data scarabocchiata e solo parzialmente cancellata sull’angolo in alto a destra risalente a quasi un anno prima.
«Be’, sono qui per servire» disse Armstrong. «Esclusi questi due omicidi, ultimamente qui siamo stati piuttosto tranquilli. È un lavoro facilino. Persino quando in estate arrivano i turisti la cittadina rimane per lo più tranquilla. Qualche multa per eccesso di velocità e qualche rissa da bar al sabato sera, tutto qua. Quindi ovviamente questa settimana è stata…»
Lì si bloccò, come se non volesse nemmeno cercare di trovare la parola appropriata per terminare la frase.
DeMarco guardò Kate sollevando il pollice verso Armstrong. «Lei ha già praticamente tutto ciò che ci può servire – dossier, registri, elenchi vendite, cose così. Ci abbiamo lavorato un po’ insieme, ma non tanto – solo un’oretta ieri.»
«Per caso ha la lista clienti di tutte le case in vendita nella zona?»
«Sì» disse Armstrong. «È arrivata stamattina dopo che ho fatto un colpo di telefono per richiedere a tutte le agenzie immobiliari della zona di fornirci le liste il prima possibile. La lista è nel mio ufficio, ma posso inviarla anche a lei via email.»
«Quanto è lunga?»
«Nella città di Estes attualmente ci sono sedici case in vendita e cinque in affitto. Avventurandosi fuori Estes e arrivando al lago, il numero si fa molto più grande. Quarantuno in vendita e diciannove in affitto.»
Kate si mise in piedi e andò alla mappa appesa alla parete. La esaminò per qualche secondo e trovò Estes vicino all’angolo destro più alto. «Dov’è qui Hammermill Street?»
«Oddio, con quella diventerà cieca.» Si sporse sulla sedia verso la porta e gridò: «Ehi, Jimmy! Portami la mappa topografica di Estes!»
Da un altro punto dell’ufficio sorse un ubbidiente «Subito!». Tutto quello scambio di battute fu buffo e, stranamente, un po’ rinfrescante per Kate. Provava sempre un certo calore verso le forze di polizia di una cittadina, ed Estes non faceva eccezione.
«Ci avevo pensato anch’io» disse Armstrong. «I vicinati sono piuttosto simili. Anche le case, immagino – solo che una era nuovissima e l’altra non tanto. Agenzie diverse, il che mi fa pensare che le agenzie non costituiscano un collegamento.»
«Le scale sono state usate in entrambi gli omicidi» indicò DeMarco. «Mi viene da pensare che l’assassino dovesse conoscerne la posizione prima di entrare in casa, per farcela.»
«Pensiamo anche che potrebbe esserci stato un abusivo in entrambe le proprietà» disse Kate. «Non ne siamo ancora sicure al cento per cento, ma ci sono abbastanza elementi da seguire seriamente questa pista.»
«Che prove ci sono?» chiese Armstrong.
Mentre DeMarco faceva per dirglielo, un giovane agente che Kate presumeva essere Jimmy entrò in ufficio con una grossa mappa in mano. La stava già spiegando per loro, sistemandola sul tavolo. Fu un po’ goffo, e coprì i dossier già presenti.
«Grazie, Jimmy» disse Armstrong col tono di una che voleva che uscisse di lì il prima possibile.
Jimmy annuì, guardò sia Kate che DeMarco (i suoi occhi indugiarono un pochino di più su DeMarco) e poi uscì.
«Ripeto» disse Armstrong accorgendosi di come Kate aveva guardato Jimmy «questa è una cittadina tranquilla. Non abbiamo necessariamente bisogno dei più duri del mondo.»
Le tre donne se la risero sotto i baffi alzandosi e posizionandosi attorno alla mappa di Estes. Le strade erano disposte perfettamente, gli intrecci di linee risultavano stranamente pacifici nella mente di Kate.
«Questa è la Hammermill» disse Armstrong indicando con un pennarello. Piazzò una X sulla strada e disse «il sito dell’omicidio più recente. E qui» disse scrutando la mappa e poi piazzando un’altra X «c’è il sito del primo omicidio. Leander Drive, a circa sei miglia di distanza.»
Kate guardò le due X, sapendo che era troppo presto per riconoscere uno schema. Certo, sperava che sarebbero riuscite a trovare l’assassino prima che cominciasse a emergere uno schema.
«Mi farebbe piacere…» cominciò Kate, ma venne interrotta dal telefono. Lo controllò, vide che era Allen e quasi lo ignorò. Ma date le ripercussioni del lavoro sulla loro relazione, quella era l’ultima cosa da fare. Doveva dimostrargli che lui era una priorità nella sua vita… persino quando chiamava all’improvviso interrompendo riunioni importanti.
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