Блейк Пирс

Se lei temesse


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      «Chiamo l’agenzia immobiliare per vedere se riesco a farmi dare un indirizzo. In caso contrario, sono sicura che ci aiuterà lo sceriffo Armstrong.»

      DeMarco si voltò per procedere e tornò all’estremità del patio di cemento per guardare il giardino sul retro. Mentre parlava, Kate tornò a esaminare lo spazio non ancora edificato sotto alle scale e la facciata laterale della casa. Cercò di piegarsi come DeMarco, ma quella flessibilità non ce l’aveva proprio più. Si mise in ginocchio e avanzò così, in cerca di qualsiasi altra cosa potessero aver tralasciato. Non trovò nulla di nuovo, ma più guardava la pila di cenci e la leggera irregolarità del terreno, più era sicura che qualcuno negli ultimi giorni fosse venuto a riposare lì. Prese nota mentalmente di raccogliere i cenci per cercare capelli.

      Mentre usciva di nuovo dal piccolo spazio sottostante alle scale, DeMarco metteva in tasca il telefono.

      «Avuto l’indirizzo?»

      «Ancora meglio. È venuto fuori che è stata convocata alla stazione di polizia. Armstrong l’ha chiamata per un interrogatorio aggiuntivo. Le ho appena parlato e ha detto che le sta bene che passiamo per occuparcene noi.»

      «Ottimo» disse Kate cercando di nascondere la smorfia di dolore che le si aprì in faccia quando ancora una volta si raddrizzò dopo essere sbucata da quel posticino.

      Mentre seguiva DeMarco che faceva il giro della casa attraverso il giardino sul retro, non poté evitare di sorridere. DeMarco aveva davvero preso il controllo del caso e stava riuscendo a farlo suo persino dopo la convocazione di Kate. Sorridendo, scoprì di essere troppo orgogliosa di DeMarco per sentirsene anche un minimo offesa.

      ***

      Quando arrivarono alla stazione di polizia, a solo un quarto di miglio dalle acque ferme del lago Fallows, lo sceriffo Armstrong si trovava nell’atrio anteriore ad accoglierle. Sembrava piuttosto sollevata di vederle, non sorrideva del tutto però era sicuramente contenta. Sembrava avere poco più di cinquant’anni ed era un po’ robusta, ma ben lontana dall’essere sovrappeso. Aveva un viso semplice che risultava probabilmente carino con i capelli raccolti e un po’ di trucco. Ciò che a Kate piacque di più di lei, però, era un luccichio serio negli occhi… lo sguardo di una donna che prendeva il suo lavoro e i suoi compiti molto seriamente.

      «Sono stata molto felice di sentire che stavate venendo» disse Armstrong. «Là dietro ho la signorina Seibert. Si sta mettendo molto sulla difensiva. Non ho ragione di credere che abbia qualcosa a che fare con gli omicidi, però lei pensa che la vediamo come una sospettata solo perché l’abbiamo richiamata.»

      «Mi chiedo se non ci siano precedenti criminali nella sua famiglia» disse Kate. Poi sorrise quando Armstrong la guardò confusa. «Scusi» disse Kate. «Agente Kate Wise. Piacere di conoscerla.»

      «Piacere mio» disse Armstrong. «Per quanto riguarda la sua domanda, sinceramente non lo so.»

      «Capita spesso» spiegò Kate. «Se ha visto uno o due parenti aver problemi con le autorità, ci sono buonissime possibilità che si metta sulla difensiva a prescindere dal trattamento ricevuto.»

      «Be’, le ho dato cinque minuti per calmarsi. Le ho detto che sarebbe arrivato qualcun altro a fare domande e non è sembrata felicissima.»

      «Le spiace se subentriamo noi?» chiese DeMarco.

      «Assolutamente no. Giù per il corridoio, terza porta a sinistra.»

      Kate e DeMarco si avviarono. Kate si accorse di essere finita davanti, ma non aveva voglia di correggersi. Quando raggiunsero la stanza indicata da Armstrong bussò brevemente, aspettò due secondi e poi aprì.

      C’erano solo un tavolo e qualche sedia a occupare la stanza. La donna seduta al tavolo sembrava sul finire dei cinquanta, forse aveva appena passato i sessanta. Era una donna caucasica con capelli ruvidi che qua e là sbucavano in piccole ciocche sfinite. Guardò Kate e DeMarco con sospetto, con gli occhi che saettavano da una all’altra.

      «Mary Seibert?» chiese DeMarco.

      Mary annuì e basta. Kate vide subito che Armstrong aveva ragione; la donna sembrava aspettarsi il peggio possibile.

      «Siamo le agenti DeMarco e Wise dell’FBI. Speravamo di porle qualche domanda sul ritrovamento del corpo di Bea Faraday.»

      Mary non disse di nuovo nulla. Sedeva un po’ più rigida sulla sedia, ma a parte questo restava per lo più uguale a prima.

      «Signora Seibert» proseguì DeMarco «lo sceriffo Armstrong ci dice che ha la sensazione di essere una sospettata. Siamo venute a dirle che, per il momento, le cose non stanno affatto così. Siamo interessate a lei perché è stata la prima a vedere la scena del crimine. E anche perché, vista la sua professione, speriamo che di recente possa aver visto o sentito qualcosa di utile per il caso. Niente di più. Ci piacerebbe parlare con lei in modo da cercare di determinare quanto tempo è rimasto lì il corpo prima del suo arrivo e magari se ha visto qualcosa di strano, cose del genere.»

      Mary cominciò a sciogliersi un po’. Kate si meravigliò della bravura di DeMarco. Non solo era riuscita a placare i timori di Mary, ma aveva anche sottilmente dato a intendere alla donna che il suo contributo fosse importantissimo – cosa vera.

      «No, c’era solo il corpo» disse Mary. «E tutto quel sangue.»

      «Conosceva la signorina Faraday?» chiese Kate.

      «No. Anche se dopo ho visto le sue foto e ho riconosciuto il viso. L’ho vista in giro per la città. È una cittadina bellissima, ma non molto grande.»

      «Ed era sola, giusto?» chiese DeMarco.

      «Sì, c’ero solo io.»

      «Quante altre persone lavorano per l’impresa di pulizie?»

      «Siamo in cinque. Ma dato che questa casa è stata svuotata della maggior parte dei mobili e non ci mettevano piede da un po’, sono stata l’unica ad andarci. Si trattava solo di passare lo straccio e spolverare. Le finestre non erano ancora strisciate né sporche.»

      DeMarco sfogliò il dossier che aveva sul tavolo. «E lei è arrivata alle quattordici e quindici, esatto?»

      «Sì. Quel giorno dovevo andare in un’altra casa. Ma ovviamente non ce l’ho fatta.»

      «Questa potrebbe essere una domanda inquietante» disse Kate «ma per caso ricorda se il sangue era ancora umido?»

      «Oh, certo. Era ancora umido. C’era ancora sangue che sgocciolava dal corpo. Per quanto sembri strano… è quello che non mi fa dormire la notte. Non la faccia della poveretta e nemmeno la nauseante scena totale; è il rumore del sangue fresco che si schianta a terra – quello sgocciolio.»

      «Quindi signora Seibert… chi fa le chiamate che richiedono i suoi servizi alla casa?»

      «L’agenzia immobiliare.»

      «E questa casa con quale agenzia era?» chiese DeMarco.

      «Con la Davis e Hopper Realty.»

      «Sono suoi clienti da tanto?» chiese Kate.

      «Forse da due anni. Pagano bene e gli agenti che ci lavorano sono tra le persone più carine che si possano incontrare.»

      Ci fu un attimo di silenzio nella stanza mentre Kate e DeMarco seguivano il corso dei loro pensieri. Intanto Mary Seibert sembrava piuttosto rilassata – tutt’altra cosa rispetto alla donna che aveva descritto lo sceriffo Armstrong meno di dieci minuti prima. Fu Kate a rompere il silenzio alla fine. Aveva deciso che era impossibile che Mary Seibert avesse ucciso Bea Faraday, l’avesse trascinata su per le scale per poi scagliarne il corpo floscio in un volo di quasi due metri dalla ringhiera del primo piano. Proprio impossibile.

      «Signora Seibert, era mai stata prima nella casa?»

      «No, era la prima volta.»

      «E quando si è trovata lì dentro» disse DeMarco «per caso ha visto altro? Magari indizi della presenza di qualcun altro?»