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Ruggeri! Grazie al suo intuito, abbiamo eseguito un gran bel lavoro e al Ministero si sono complimentati con noi. Ho già firmato la proposta per il suo avanzamento di grado a Ispettore Capo. Inoltre, abbiamo anche scoperto che Carli stava facendo di tutto per insabbiare le proposte e i fondi che arrivavano dal Ministero per il progetto delle unità cinofile. Ora che Carli non c'è più, proporrò che la responsabilità del progetto passi direttamente sotto la sua direzione. Potrà disporre dei fondi come meglio crede, decidere come costruire la struttura, ma soprattutto scegliere i cani e gli uomini. Da parte mia la proposta è di lasciare il porto alla Guardia di Finanza, che già controlla la dogana, mentre noi avremo uno spazio tutto nostro presso l'aeroporto Raffaello Sanzio, che dall'anno 2000 sarà potenziato. Che ne dice?»

      «Grazie Dottore, ma non credo di meritare tutto ciò» replicai, abbassando lo sguardo. «Ho fatto solo il mio dovere!»

      Le parole di quella conversazione lontana nel tempo risuonavano ancora nella mia mente, quando la voce gracchiante dell'altoparlante mi fece trasalire.

      «Ringraziando per aver scelto la compagnia Nuova Alitalia, si avvertono i Signori passeggeri che tra dieci minuti circa atterreremo all'aeroporto Cristoforo Colombo di Genova. Sono le ore nove e trenta del primo Luglio 2009, la temperatura a terra è di circa 28 gradi, è previsto tempo sereno stabile con temperature in aumento e venti da Sud-Est. Vi auguriamo una buona permanenza. Grazie e arrivederci su queste linee aeree.»

      Certo, ci erano voluti altri due anni per mettere in piedi il Distaccamento Cinofili presso l'aeroporto Raffaello Sanzio. Su una parte di terreno che era stato di pertinenza dell'Aeronautica Militare, era stato realizzato l'insediamento esattamente come l'avevo in testa: dodici box chiudevano su tre lati un ampio campo di addestramento. Il quarto lato era occupato dalla palazzina dei servizi, ricavata da un vecchio edificio dell'Aeronautica. A piano terra vi era un'attrezzata infermeria per i cani, con tanto di apparecchio radiologico, ecografo, fornito armadietto di medicinali, nonché una sala chirurgica per gli interventi d'urgenza. Un paio di stanze erano riservate al disbrigo delle pratiche amministrative, mentre al piano superiore avevo il mio alloggio, una stanza da letto, un bagno e una piccola cucina. Per diversi anni il luogo sarebbe stata la mia casa e il mio tetto, oltre che la mia sede di lavoro, anche in considerazione del fatto che ero sempre più convinta che mai mi sarei legata a un uomo.

      Avevo scelto i cani personalmente nel centro cinofilo della Guardia di Finanza, a Castiglione del Lago, e in quello della Polizia di Stato a Nettuno, vicino Roma, dove avevo seguito, a suo tempo, il corso di addestramento. Volevo dei cani perfettamente addestrati e volevo coprire tutte le specialità possibili. Avevo condotto dunque a Falconara Marittima due Pastori Tedeschi, da utilizzare come cani antidroga, e altri due cani della stessa razza, affiancati da un Rottweiler, come cani antisommossa e per gli interventi di ordine pubblico. Come cani molecolari e da macerie, quindi destinati a interventi di protezione civile, avevo optato per una coppia di Labrador Retriever e un Samoyedo. Avevo selezionato poi due Weimaraner per il lavoro con gli esplosivi, mentre un altro Pastore Tedesco, un grosso maschio, era stato scelto per l'attacco e la difesa personale. Un box, rimasto vuoto per eventuali altre specialità, sarebbe stato in seguito occupato dal mio Springer Spaniel, Furia, un cane del tutto negato per la caccia, ma dal fiuto eccezionale, capace di seguire una pista e ritrovare persone scomparse solo a partire da un semplice oggetto appartenuto a chi doveva rintracciare. Ma Furia sarebbe arrivato diversi anni dopo l'inizio dell'attività del distaccamento.

      Anche gli uomini erano stati scelti tra i più validi in forza nella Polizia di Stato delle varie province marchigiane. Ogni uomo era associato a un cane, come suo conduttore, pertanto doveva essere non solo esperto nella stessa specialità dell'animale, ma doveva avere la pazienza di addestrare e curare il proprio cane come fosse un figlio o una parte di se stesso. Avevo qualche perplessità nel proporre all'ispettore Santinelli di essere il mio vice. Di solito c'è qualche difficoltà nell'accettare di essere subordinati a una persona di cui si è stato superiore, ma egli aveva accettato di buon grado, vuoi per la sua passione per i cani, vuoi forse per una passione anche per me, che non avrei mai condiviso.

      All'inizio dell'estate del 1997 eravamo finalmente pronti a partire. L'inaugurazione del distaccamento era avvenuta in presenza di importanti autorità, il Prefetto, i Sindaci di Ancona e di Falconara Marittima e funzionari del Ministero degli Interni. Al termine della nostra dimostrazione del lavoro con i cani, in azioni simulate di ricerca di droga, di esplosivi e di azioni mirate a bloccare malviventi, la giornata si era conclusa con un'esibizione delle Frecce Tricolori. Con mio grande rammarico, unica nota triste della giornata, appresi che quello era l'ultimo avvenimento pubblico a cui partecipava il questore Ianniello, ormai prossimo al pensionamento.

      A neanche 26 anni di età, insomma, avevo un incarico di responsabilità e di grande soddisfazione. Di certo anche il sostegno di Stefano, sia come medico dei nostri cani, sia come consueto amico, non era venuto mai meno. Tutti i cani scelti lavoravano egregiamente. Solo riguardo al Rottweiler mi ero dovuta pentire della scelta.

      «Per tenere a freno la folla» mi aveva avvertito Stefano, «hai bisogno di cani che facciano scena, che incutano timore in chi li ha di fronte, che siano i tifosi allo stadio o i manifestanti in piazza. Ma i cani non devono mai provocare lesioni personali. Il Rottweiler è un traditore. Sembra un bonaccione, è lì buono e seduto che ti guarda, sembra non curarsi neanche di te. Ma come gli capiti a tiro, senza neanche avvertirti con un ringhio, è capace di sbranarti vivo. La forza delle sue mascelle è superiore a quella di qualsiasi altra razza di cani. Misurata con il dinamometro, la forza del suo morso arriva a 230 Kg, contro gli 80 Kg del Pastore Tedesco e i 120 Kg del Mastino Napoletano. È in pratica una macchina da guerra. Non ti fidare mai di lui!»

      Con mio rammarico, dopo che Thor, questo il nome che gli era stato assegnato, si era reso responsabile di qualche brutto scherzo in addestramento ai danni del suo conduttore, era stato necessario riformarlo. Di solito un cane viene riformato al termine della sua carriera, quando è ormai troppo anziano per svolgere le sue funzioni e, nella maggior parte dei casi, il conduttore, che ormai ha un rapporto particolare con il cane, lo adotta e lo mantiene presso di sé, in considerazione del fatto che è un animale che ha ancora qualche anno di vita. Se ciò non avviene, il cane riformato deve essere sottoposto a eutanasia, anche perché non è pensabile che cani così addestrati finiscano in mani di persone non fidate. Ero consapevole che la fine di Thor sarebbe stata l'iniezione letale e non riuscivo a darmi pace, ma guardavo il suo conduttore, con un braccio ancora fasciato, e non potevo assumermi la responsabilità che ciò accadesse di nuovo. Thor era stato ben presto sostituito da un altro Pastore Tedesco, questa volta scelto da me in un allevamento locale. L'avrei tirato su fin da cucciolo e l'avrei addestrato io stessa fino al momento di assegnarlo a un conduttore.

      A parte lo spiacevole episodio di Thor, le giornate trascorrevano veloci. Tutti i giorni la squadra era impegnata in addestramento per almeno due o tre ore, poi c'erano i servizi, il controllo antidroga alla dogana dell'aeroporto, i servizi durante fiere e mercati alla ricerca di possibili borseggiatori o spacciatori. A volte eravamo chiamati anche in luoghi distanti, per interventi di protezione civile, in occasione di terremoti o altre calamità naturali, per recuperare eventuali superstiti sotto le macerie, oppure per la ricerca di persone disperse in montagna, non solo in occasione di slavine o valanghe, ma anche solo perché magari si erano perdute durante un'escursione. La fama della mia squadra, nel tempo, aveva superato i confini marchigiani e spesso venivamo chiamati per servizi anche molto distanti dalla nostra base. Nella squadra mancava un cane che sapesse fiutare una pista, seguire delle tracce, insomma aiutare il poliziotto anche in un'indagine, oltre che in un'azione. Sarebbe giunto in seguito, e sarebbe stato il mio Furia, uno Springer Spaniel, figlio di una cagna dell'Ispettore Santinelli.

      Il flusso dei miei pensieri fu a un certo punto interrotto in via definitiva dalla frenata dell'aereo sulla pista e dalla conseguente apertura del portellone. Stava per iniziare un capitolo tutto nuovo della mia vita.

      CAPITOLO II

      Stavo cercando di orientarmi nella sala arrivi dell'aeroporto per capire dove fosse il nastro trasportatore da cui sarebbero arrivate le mie valige, quando un energumeno in perfetta divisa estiva della Polizia di Stato si avvicinò a me con fare deciso. Sarà stato alto almeno un metro e novanta, capelli a spazzola, occhi azzurri