Amy Blankenship

Sangue Che Crea Dipendenza


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fatto per costringere Kyoko a fuggire?” chiese Tasuki rimettendosi in piedi, mentre gli occhi del suo avversario mutarono da un color oro puro ad uno spaventoso color argento. Tasuki non indietreggiò quando incrociò quello sguardo.

      Toya ringhiò quando vide gli occhi dell’altro diventare color ametista.

      “Toya!”.

      Il color argento svanì dagli occhi di Toya mentre guardava verso suo fratello Shinbe. “Che vuoi, Shinbe? Non vedi che sono impegnato a raccogliere cristalli?”.

      Shinbe piegò la testa di lato. “Ti rendi conto che dovrai ucciderlo per rimuovere il talismano, vero?”.

      “Non è un problema. E poi, sappiamo entrambi che lui può morire.”. Toya ringhiò di nuovo quando si udì un colpo di pistola e il proiettile gli trapassò la spalla destra. “Figlio di puttana!”.

      Shinbe ridacchiò “In questo caso, penso che te lo sei meritato. Ora lascia perdere Tasuki… dobbiamo andarcene subito.”.

      “Lo stai difendendo?” chiese Toya sarcasticamente; uno dei suoi pugnali gemelli gli apparve in una mano e lui ne usò la punta per estrarsi il proiettile dalla spalla. “Perché andare via? Il divertimento è appena cominciato.”. Ringhiò quando il proiettile volò sull’erba e si fermò ai piedi di Tasuki.

      “Lui sta arrivando.” rispose Shinbe in modo criptico.

      Il pugnale di Toya scomparve e le sue labbra accennarono un sorriso mentre si voltava a guardare Tasuki. “Almeno così non sarà mia la colpa.”.

      “Chi è che sta arrivando?” chiese Tasuki, indeciso su chi mirare… anche se quel Toya era ancora la sua prima scelta. Il suo sorriso compiaciuto gli stava facendo venire i brividi.

      Shinbe lo fissò “Fidati di me, Tasuki… devi andartene subito. Se non lo fai, almeno nasconditi finché non se ne sarà andato.”. Riconobbe quello sguardo caparbio quando Tasuki raddrizzò le spalle e strinse la presa sull’arma. Scuotendo la testa, Shinbe decise di fare un regalo utile a quella testarda reincarnazione.

      Con dei rapidi movimenti delle mani, e inclinando il suo bastone, Shinbe eresse attorno al ragazzo una barriera permanente che avrebbe impedito ai demoni o a chiunque altro di percepire il frammento di cristallo nascosto nel suo petto. Sospirò mentalmente, sapendo che era troppo tardi per impedire anche a Toya di percepirlo.

      Tasuki spalancò gli occhi quando la pietra di ametista sul bastone brillò, e Shinbe scomparve insieme a Toya. Si guardò le mani e il resto del corpo quando una flebile luce color ametista lo avvolse per un attimo e poi svanì.

      “Forse questo ti aiuterà a restare vivo, stavolta.” la voce di Shinbe riecheggiò nella sua testa prima di svanire.

      “Stavolta?” ripeté Tasuki confuso, poi sussultò quando la porta del capanno si richiuse. Fu assalito da un improvviso senso d’inquietudine e giurò di aver visto il cielo scurirsi.

      Non riuscì a controllare l’impellente desiderio di nascondersi tra gli alberi circostanti. Si accovacciò dietro due tronchi per sbirciarvi in mezzo e vedere cosa stava succedendo.

      Fu pervaso da un brivido fino al midollo quando vide un uomo dai lunghi capelli neri apparire dal nulla proprio in mezzo al giardino. Il respiro gli si bloccò nel petto, mentre la paura travolgente e la calma totale lo resero immobile. Era lui… l’uomo dei suoi incubi era in piedi a pochi metri di distanza.

      Hyakuhei si diresse verso il capanno con aria pensierosa. Era sicuro di aver sentito la presenza di un talismano ma poi l’aveva perso. Non era ironico che un talismano fosse lì, nei pressi del tempio in cui risiedeva la Vergine? Si fermò davanti al capanno e la porta si aprì di nuovo, come se obbedisse ad un suo silenzioso comando.

      I suoi occhi scuri divennero di un marrone caldo quando guardò la statua che aveva le sembianze di ciò che il suo cuore desiderava. Allungando una mano, le sfiorò le dita ma non sentì nient’altro che il freddo della pietra. E così, anche a distanza di tempo, lei lo respingeva ancora… rifiutandosi di lasciarlo passare attraverso il Cuore del Tempo. Alzò lo sguardo verso gli occhi della Vergine e fu ricompensato da un loro breve bagliore. Un sorriso diabolico gli apparve su quelle labbra perfette… pazienza.

      Restrinse lo sguardo quando percepì i residui di energia di Toya e Shinbe. Era ovvio che fossero arrivati prima per reclamare il frammento del cristallo. Dando un ultimo sguardo alla statua, Hyakuhei si voltò e lasciò la proprietà.

      Tasuki non osò muoversi finché il mostro dei suoi incubi non lasciò il tempio. Scivolò a terra rilasciando il respiro che non si era accorto di aver trattenuto, e rotolò sulla schiena per guardare le stelle. Cosa diavolo stava succedendo? Era abituato alle creature paranormali che avevano invaso Los Angeles, ma questa era diversa… era arrivata troppo vicino a casa sua.

      Conoscendo già la risposta, allungò una mano e si diede un pizzico sul braccio. Okay… era la prova che non stava sognando. Jade aveva ragione… erano più che semplici sogni. Non aveva mai affrontato qualcosa di così spaventoso in vita sua. Fece dei respiri profondi e aspettò di calmarsi, prima di rimettersi lentamente in piedi e correre verso il confine tra le due proprietà.

      Quando raggiunse il proprio cortile, Tasuki corse verso l’ingresso e quasi sfondò la porta mentre armeggiava con la maniglia. Chiudendola, riattivò l’allarme e si allontanò all’istante. Andò a sedersi sul divano e si avvolse nella coperta, assicurandosi di tenere il dito sul grilletto della pistola… non che gli sarebbe servito granché.

      Fece una smorfia ricordando Toya che si estraeva il proiettile con la punta di un pugnale dall’aria pericolosa. Guardò il ritratto appeso sopra il camino e provò una sensazione di dejà vu. Nel dipinto, Kyoko toccava le mani della statua nello stesso modo in cui le aveva toccate il tipo alto e oscuro poco prima.

      Capitolo 2

      Jade sentiva svanire la beatitudine del sonno, ma si sentiva così bene da non voler ancora affrontare la realtà. Sentiva il corpo caldo premuto contro il suo e quasi gemette. Ripensandoci… forse svegliarsi non era stata una cattiva idea.

      Aprì lentamente gli occhi e vide un petto nudo, abbronzato e muscoloso. A giudicare dal battito costante che sentiva nell’orecchio, Titus stava ancora dormendo e sarebbe stato crudele scacciarlo o spingerlo giù dal letto solo perché i loro corpi si stavano toccando. Non era ancora guarito del tutto, perciò decise di essere tollerante… per questa volta.

      Probabilmente era stata lei a rannicchiarsi accanto a lui durante la notte, visto che aveva l’abitudine di abbracciare parecchi cuscini quando dormiva. Non fu sorpresa di trovarsi con una gamba e un braccio addosso a lui. Era decisamente un buon sostituto dei suoi soliti cuscini.

      Spostò un po’ la gamba e sospirò tra sé quando sentì il proprio interno coscia sfiorare la durezza nei suoi pantaloni. Anche se odiava ammetterlo, quell’uomo era possente anche mentre dormiva. Jade sentì quella durezza strofinare contro il proprio inguine e si sforzò per non piegare di più la gamba, moriva dalla voglia di farlo. In realtà, moriva dalla voglia di fare sesso con lui.

      Jade inalò lentamente il suo odore inebriante e chiuse gli occhi, gustando quel maschio che avrebbe potuto soddisfare così facilmente il suo doloroso calore pulsante. Lei era una tipa testarda e, finora, era stato abbastanza facile resistere all’impellente desiderio sessuale provocatole dalle iniezioni di ormoni.

      Sentì una sensazione calda scendere verso il basso e i suoi muscoli addominali si contrassero. Prima di riuscire a fermarsi, il suo corpo la tradì facendole inarcare i fianchi. La sensazione era così incredibile che, invece di tirarsi indietro, Jade rimase lì, sentendo il bisogno di quel contatto pressante.

      Pensò all’ironia della sorte. Titus pensava che l’odore del suo calore lo avrebbe fatto impazzire. Beh, aveva una notizia per lui… in quel momento, lei non era l’unica ad aver bisogno dello spray per mascherare gli odori. Si accigliò, sapendo di non essere mai stata attratta dall’odore di un maschio umano, e che non lo sarebbe mai stata… o sì?

      Ciò era la conferma della sua teoria secondo cui sarebbe stato molto meglio svegliarsi accanto ad un umano, così adesso avrebbe avuto un termine di paragone.

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