Amy Blankenship

Sangue Che Crea Dipendenza


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strofinando contro la sua durezza per soddisfare il proprio desiderio. Jade fece una smorfia, imprecando perché prima si era vantata della propria testardaggine e adesso si stava smentendo.

      Nel preciso istante in cui si svegliò dal suo profondo sonno ristoratore, Titus afferrò quel corpo sinuoso e rotolò finché non vi si trovò sopra. Bloccò i polsi di Jade sul materasso e si premette più forte contro la sua calda umidità. La guardò negli occhi e capì che aveva bisogno di lui. Aveva gli occhi lucidi e vispi, le sue guance erano arrossate e quella bocca imbronciata era leggermente aperta per il respiro veloce. Come diavolo aveva fatto a dormire, con lei che gli stava accanto in quel modo?

      Jade lo guardò, sbalordita dalla velocità con cui si era appena mosso per dominarla. Voleva saggiare quella velocità e quella forza rude, solo una volta. Voleva sentire la differenza tra la passione di un umano e la rude sessualità di quel lupo. Gli si strofinò addosso sapendo che era troppo tardi per tirarsi indietro, e non era colpa di Titus… era colpa sua.

      Titus gemette e ringhiò allo stesso tempo, sentendosi eccitare all’istante in maniera dolorosa. Sapeva che lei aveva superato le sue barriere ma, anche se era contento che i suoi pregiudizi fossero crollati, voleva sentirle dire che aveva bisogno di lui, così dopo non avrebbe potuto rinfacciarglielo.

      Chinandosi quasi fino a sfiorarle le labbra, le chiese “Cosa vuoi da me, Jade?”.

      Sentire la sua voce roca e profonda la fece avvampare ancora di più. Jade si sollevò e rabbrividì. Aveva quasi oltrepassato il limite della razionalità, ma si calmò e lo guardò dritto negli occhi. Aveva ancora abbastanza autoconservazione per capire di essere pericolosamente vicina all’oltrepassare più di un limite.

      Con voce quasi terrorizzata, rispose alla sua domanda “Sostieni di essere un uomo d’onore, allora voglio la tua parola di alfa che non mi marchierai e mi permetterai di continuare ad essere libera. Puoi accettarlo e farmi vedere che vuol dire stare con un lupo, così mi tolgo il pensiero?”.

      Titus si sentì trafiggere dalle sue parole disperate e la guardò. “Se gli ormoni non ti avessero dato alla testa tu non mi avresti mai voluto, perché sono un alfa.” la accusò. Non gli piaceva l’idea di aiutarla a ‘togliersi il pensiero’. “Non ti preoccupare… non ho intenzione di marchiarti. Non sei l’unica ad avere dei principi morali.”.

      Jade trattenne il respiro, sentendo l’accenno di rabbia nella sua voce. Riaffondò nel materasso per creare distanza. Incapace di guardarlo negli occhi, posò lo sguardo sulle sue labbra perfette. “Affare fatto, allora. Una volta lasciato questo letto, niente vincoli.” gli ripeté, augurandosi di avere la forza di alzarsi se lui avesse rifiutato quelle condizioni.

      “Se vuoi solo una botta e via così sarà… vedrai la differenza tra stare con un umano e stare con un lupo.” ribatté Titus, e non gli importava che le proprie parole fossero sembrate una minaccia.

      Jade aprì la bocca per rispondergli a tono ma lui la bloccò, fiondando le proprie labbra sensuali sulle sue, in un bacio infuocato. A quel punto, non aveva più motivi per recriminare… stava per ottenere quello che voleva. Si allungò verso di lui e gemette per quel bacio impetuoso. Se stava per accadere davvero, allora voleva prendere tutto quello che poteva.

      Titus aveva deciso la stessa cosa. Se quella era l’unica volta che aveva il permesso di toccarla, allora avrebbe fatto in modo che lei se lo ricordasse per sempre. Liberandole le mani, intensificò il bacio mentre si strofinava su di lei. Afferrando la camicia da notte, le abbassò una spallina per scoprirle un seno.

      Terminò bruscamente il bacio e scivolò all’indietro sul materasso, afferrandole le mutandine e tirandole giù con un solo movimento. Provò soddisfazione sentendola sussultare.

      Poi la guardò, con quei capelli scuri sparsi sulle lenzuola bianche e quella soffice collina rosa che spuntava dalla camicia da notte, e concluse che mancava un’ultima cosa per completare il quadro. Afferrando l’orlo della camicia da notte, la strappò al centro, fermandosi a pochi centimetri dallo scollo.

      Poi scostò la stoffa, che si aprì come un sipario e lasciò Jade nuda dal seno in giù.

      Jade sogghignò, sembrava come se stessero ancora combattendo e, d’istinto, quell’energia le piaceva. Si sollevò e gli mise una mano sul petto per tenerlo a bada. Liberando le proprie gambe, si mise in ginocchio di fronte a lui e sorrise con finta timidezza quando lui fu costretto a scendere dal letto finché non fu fuori dalla sua portata.

      Lo osservò mentre si abbassava i pantaloni e li scalciava di lato. L’ultima volta che l’aveva visto nudo pensava di aver già visto la sua erezione ma, adesso, notava la differenza… era enorme.

      Strisciando verso il bordo del letto, Jade s’inginocchiò e scattò in avanti, impadronendosi delle labbra di Titus in un bacio infuocato che lui iniziò a dominare. Gli accarezzò i fianchi, poi fece scivolare una mano verso il basso per afferrare quella dura erezione.

      Sapendo che adesso Jade aveva una presa salda sull’unica cosa che voleva da lui, Titus le passò una mano tra i capelli e le fece piegare la testa, ringhiando mentre continuava a baciarla. Sentiva il suo capezzolo scoperto sfregare contro il proprio petto mentre si muoveva avanti e indietro nella sua mano.

      Titus sorrise tra sé, stava per darle una lezione. Quella piccola lupa non sapeva in cosa si era cacciata. Era abituata alla forza degli umani quando poi neanche un lupo normale poteva reggere il confronto con la forza di un alfa. Tirandola giù dal letto, la girò e la bloccò contro il muro.

      Jade gli avvolse le gambe attorno alla vita e gli poggiò le mani sulle spalle per sorreggersi. Sollevandosi, mosse sfacciatamente i fianchi finché quell’estremità rigonfia non fu premuta contro la propria umidità. Oddio, era così grande. Mosse i fianchi avanti e indietro con movimenti lenti mentre lo sentiva entrare in lei.

      Titus la vide piegare la testa all’indietro mentre cercava di prenderlo lentamente. Scuotendo la testa, la afferrò per le spalle e la spinse bruscamente verso l’alto, poi la penetrò con forza togliendole il fiato.

      Non si aspettava di sentirla così contratta e la sensazione di essere spremuto gli fece quasi cedere le ginocchia.

      Prima che lei potesse riprendersi, si ritrasse e poi la spinse di nuovo giù, spingendosi a sua volta verso l’alto e tenendola con una presa salda.

      Jade si premette contro il suo petto e gemette quando, all’improvviso, si sentì girare e si ritrovò con la schiena sul materasso. L’altezza del letto era perfetta perché Titus restasse in piedi con le gambe di lei strette ancora strette attorno alla sua vita. Jade si aggrappò alle lenzuola quando lui le afferrò il sedere, spingendosi dentro e fuori dalla sua calda apertura.

      Con il respiro affannoso, alzò lo sguardo verso di lui e vide che era intento a guardarsi mentre la penetrava. I muscoli delle sue braccia si contraevano ad ogni movimento e lei abbassò lo sguardo sugli addominali. L’immagine di lui in piedi, possente e fiero mentre si spingeva dentro di lei, era la cosa più sexy che avesse mai visto. La sensazione di essere soddisfatta centimetro dopo centimetro, con spinte forti e lente, la fece godere.

      Titus distolse lo sguardo infuocato dal proprio membro quando la sentì gemere. Era così sensuale, durante quell’orgasmo, che lui dovette sforzarsi per ricordarsi che Jade non lo considerava nient’altro che uno strumento per disfarsi del proprio calore. O lo avrebbe fatto lui, o lo avrebbe fatto un umano qualsiasi. Il pensiero di altri uomini che la toccavano e le provocavano un orgasmo lo aiutava a mantenere il controllo mentre spingeva e si ritraeva, flettendo tutto il corpo ad ogni movimento.

      Jade faceva fatica a respirare poiché le pulsazioni degli orgasmi continuavano al punto da farle implorare quasi pietà. Piegando la testa all’indietro, s’inarcò e aprì gli occhi. Quel po’ di respiro che le era rimasto si bloccò quando vide gli occhi furiosi di un alfa che la fissavano. Presa dal panico, liberò le proprie gambe e cercò di scostarsi da lui.

      “Basta.” gli disse senza fiato, e si sentì sollevata quando lui la lasciò andare. Sentendo ancora gli spasmi tra le gambe, cercò di allontanarsi.

      Titus la vide reggersi sulle mani nel tentativo di strisciare via da lui. Sentì l’odore improvviso della sua paura e s’infuriò,