dal ramo e gli girò intorno come se stesse accerchiando una preda. «E invece sì.» continuò.
Shinbe lo guardò con la coda dell’occhio e un’espressione annoiata, ma mentalmente era pronto a colpirlo. «Non so che cosa stai insinuando ma, con tutto il rispetto, non ho bisogno che tu mi faccia da guardia.».
Toya si fermò e gli si parò davanti così in fretta da spostare l’aria. «Stai lontano da Kyoko, hai capito? Se mi viene il dubbio che l’hai toccata…», abbassò un braccio di scatto e fece comparire uno dei suoi pugnali, «… non ci penserò due volte a ucciderti, anche se sei mio fratello.».
Shinbe non sopportava la pesantezza di Toya e ribatté: «Sì, sì, ho capito. Adesso, se non ti dispiace… .».
Toya si scostò per farlo passare, “Non mi fido di lui.” pensò.
Shinbe si addentrò nella foresta senza una meta, voleva solo allontanarsi il più possibile dallo sguardo indagatore di Toya. Sapeva che lo avrebbe ucciso quando avrebbe scoperto quello che aveva fatto, ma almeno sarebbe morto felice. Sospirò guardando il cielo stellato, «Oh, Kyoko. Perché te ne sei andata? Accidenti a Toya.». Roteò il bastone e ringhiò: «Maledizione.».
Continuò a camminare senza alcuna intenzione di avvicinarsi al santuario, ma fu proprio lì che andò a finire. Si fermò all’entrata della radura, sapendo che non avrebbe dovuto essere lì. Probabilmente Toya lo stava seguendo. Si guardò intorno per cercare eventuali segni della presenza del suo irascibile fratello. Quando non lo sentì da nessuna parte, si diresse lentamente verso la statua della fanciulla.
Si fermò a guardare la sosia di Kyoko dal passato, sognando ad occhi aperti, e non sentì i passi alle sue spalle.
«Che diavolo ci fai qui?» esclamò Toya con voce cupa. Shinbe perse l’equilibrio per lo spavento e sarebbe caduto tra le braccia della fanciulla, se lui non lo avesse afferrato per un braccio.
«Devi smetterla di spaventare la gente in questo modo.» sbottò Shinbe, strattonandosi dalla sua presa.
«Ti ho detto di stare lontano da Kyoko. Non so che cosa sta succedendo nella tua testa ma, se devo picchiarti per farti ragionare, lo farò.» gli occhi di Toya s’infiammarono di rabbia al pensiero che suo fratello provasse qualcosa per Kyoko. Non in questa vita, non se ci fosse stato lui ad impedirglielo.
Shinbe ne aveva abbastanza delle sue minacce e scattò: «Ma che cavolo vuoi?!», roteò il bastone verso di lui, «Hai avuto un milione di occasioni con Kyoko, e hai sempre fatto finta di niente! E adesso pretendi di dirle con chi può stare e chi può baciare?», poi rise. «Non funziona così, Toya. Hai perso.». Shinbe scosse la testa e raddrizzò il bastone, preparandosi all’attacco imminente. Sapeva di che cosa era capace suo fratello, ma era stanco di arrendersi.
Toya lo guardò scioccato, non riusciva a muoversi. Sapeva di non poter usare i pugnali gemelli, altrimenti avrebbe finito per ucciderlo. I suoi occhi si trasformarono in argento fuso mentre lo guardava storto. «Che cosa?! Mi stai dicendo che tu vuoi Kyoko?» ringhiò, poi aggiunse: «Tu sei soltanto un pervertito, Kyoko non potrebbe mai volerti!», e si scagliò contro di lui.
Shinbe schivò l’attacco e rimase al proprio posto, «E invece dovrebbe volere te, che cerchi soltanto di controllarla e ti comporti come se non te ne fregasse niente dei suoi sentimenti?». Schivò un altro colpo e rise, poi aggiunse con voce cupa: «Che c’è, ho colpito nel segno?».
Toya rimase a guardarlo, avrebbe proprio voluto usare i suoi pugnali. Voleva disperatamente vedere il sangue di Shinbe e non gli servivano armi per farlo. «Tu non hai il diritto di parlare di quello che faccio.» gli disse con voce glaciale; poi abbassò la testa e la frangetta nascose il rosso che si stava insinuando nei suoi occhi argentati.
Shinbe lo guardò con un sopracciglio alzato, «Ah-ha, avevo ragione. Interessante. Il guardiano d’argento prova dei sentimenti… per la sua sacerdotessa. Ma non hai comunque il diritto di dirle chi può baciare. Come ha detto lei, non ha alcun fidanzato; perciò, per come la vedo io, è un gioco alla pari.» disse Shinbe scrollando le spalle, poi si voltò verso il santuario.
Toya ne approfittò per saltargli addosso, «Dannazione, non osare voltarmi le spalle!». Lo colpì con forza, facendolo volare in aria il bastone.
Shinbe finì a terra ma si rialzò all’istante, pronto ad affrontare di nuovo Toya. I suoi lunghi capelli blu notte ondeggiavano nella brezza mentre i suoi occhi color ametista brillavano pericolosamente. Entrambi i guardiani rimasero a fissarsi in rabbioso silenzio per un attimo. L’erba che circondava loro e la statua brillava ancora dell’aura nemica di cui non si erano accorti.
Disarmato e in svantaggio, Shinbe tese una mano in avanti e invocò i propri poteri. I massi circostanti iniziarono a staccarsi dal terreno in cui erano rimasti intrappolati per così tanto tempo. Ma si rese conto di non avere il tempo per completare l’incantesimo quando Toya si lanciò di nuovo verso di lui. Cercò di spostarsi ma le sue gambe cedettero quando colpì la statua di lato.
I massi crollarono a terra nell’istante in cui Toya gli finì addosso, afferrandolo per la gola. Shinbe lo afferrò per la camicia mentre entrambi fluttuavano in una calda foschia azzurra.
Invece di atterrare con un tonfo come si aspettava, Shinbe si sentì avvolgere da una luce blu soffusa. La prima cosa che pensò fu che stava morendo, visto che Toya aveva cercato di strangolarlo. La foschia misteriosa svanì ed entrambi atterrarono… con un tonfo.
Toya teneva ancora le mani al collo di Shinbe che, riprendendosi in fretta, riuscì a liberarsi dalla sua presa, spingendolo a terra. Fu allora che Toya realizzò dov’erano finiti, «Ma che…?», attraverso il buio vide il tetto sopra di loro. Erano finiti nel mondo di Kyoko? Shinbe era nel mondo di Kyoko?! «No!» ringhiò mentre si alzava da terra, guardando storto suo fratello. Nessun guardiano aveva mai attraversato il Cuore del Tempo, tranne lui. Era l’unico ad avere il permesso. La gelosia iniziò a sfrigolare nel suo sangue.
«Adesso ti ammazzo sul serio!» gridò scagliandosi verso di lui, e lo colpì a una tempia.
Shinbe non era debole come sembrava, scosse la testa e allungò una gamba mentre cadeva, facendo perdere l’equilibrio a Toya, che ringhiò mentre finiva contro il muro.
Shinbe si appoggiò alla parete di legno per cercare di riprendere fiato. Aveva il soprabito strappato in alcuni punti e la tempia gli sbatteva. Guardò suo fratello, che non sembrava stare meglio di lui… aveva un’espressione furiosa.
Toya gridò: «Tu non hai il permesso di stare qui!». Si lanciò di nuovo verso di lui ma colpì il muro quando Shinbe si scostò all’ultimo secondo. Sarà anche stato più forte, ma lui era più veloce. Shinbe si voltò e gli inviò una scarica di potere che avrebbe ferito anche un dio.
Toya fu sbattuto all’indietro ma la rabbia gli impediva di provare dolore. Si asciugò il sangue dalla bocca mentre i suoi occhi diventavano color mercurio. Doveva calmarsi ma la rabbia non glielo permetteva. Voleva colpire Shinbe e fargli davvero molto male. Lo vide chinarsi poggiando le mani sulle gambe e colse l’attimo per afferrarlo per il soprabito, lanciandolo fuori dal santuario.
I guardiani non potevano essere uccisi… o almeno quella era la teoria… beh, era una bugia. Hyakuhei aveva ucciso il loro padre, nessuno era immortale. Shinbe rotolò sulla ghiaia prima di fermarsi, poi si alzò, ripulendosi il sangue e la terra dalla faccia.
Kyoko si chiese che cosa l’avesse svegliata. Sentendo tonfi e ringhi soffocati, immaginò che il nonno fosse rimasto a guardare la TV ma fu presa dallo spavento quando Tama irruppe nella sua stanza.
«Kyoko!» esclamò lui indicando la finestra, «C’è… c’è qualcuno che… che si azzuffa in giardino!» continuò balbettando, mentre lei correva alla finestra. Non riusciva a vedere nulla perché, a quanto pare, avevano fatto cadere il lampione.
Tama andò alla finestra e rimase a guardare proprio mentre un lampo rosso e nero apparve più vicino, sotto la luce del portico.
«Ma che…» disse.
«Toya!» gridò Kyoko in preda al panico. Con chi stava combattendo? Con un demone… nel suo mondo? Lo vide mentre veniva sollevato in aria all’improvviso