Amy Blankenship

Cuori Infuriati


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contro una roccia, perdendo i pugnali.

      Kyoko sconfisse l’oscurità. Aprendo gli occhi, la vista si schiarì in fretta ma la scena che si trovò di fronte la terrorizzò. Il sangue di Toya schizzava in aria da dietro… era stato sbalzato in aria e aveva urtato un’enorme roccia. Volgendosi verso il demone, notò con sgomento che aveva raccolto la propria testa da terra e l’aveva rimessa a posto. La creatura si girò verso di lei, con un rombo che proveniva dal suo petto come un ringhio feroce mentre mostrava file di denti aguzzi.

      L’odore della paura di Kyoko destò Toya dal proprio stordimento e i suoi occhi, annebbiati dal dolore, si aprirono. Ignorando il dolore, si alzò appena in tempo per vedere il demone che attaccava Kyoko. Sentì affiorare il proprio sangue demoniaco e, questa volta, lasciò che prendesse il sopravvento. Il suo corpo emanava mormorii di forza propria. L’unico pensiero razionale rimasto nella sua mente era che nessuno doveva toccarla… altrimenti sarebbe morto.

      Kyoko stava per afferrare la sua balestra, ma sapeva che era troppo tardi perché la bestia era quasi sopra di lei. Standogli così vicino, sentiva il suo alito cattivo. Urlò, alzando il braccio per proteggersi il viso, pensando che fosse giunta la fine… ma non accadde nulla. Sentì un grugnito e la terra tremò. Kyoko aprì gli occhi ma non riuscì a vedere nulla per i detriti che schizzavano dal punto in cui il demone era caduto, coprendole la visuale.

      Quando la nube si placò, si trovò davanti la schiena di Toya che fronteggiava il demone. Sibilò vedendo le tre lunghe ferite lacere sulla sua schiena. I suoi capelli color mezzanotte con riflessi argentati si muovevano ancora nell’aria smossa dal tonfo del demone. Guardò il demone per vedere ancora una volta che la sua testa era stata tagliata e le sue braccia giacevano ben lontane dal suo corpo.

      Lei aggrottò la fronte quando lui aprì di nuovo gli occhi rosso cremisi, con l’intenzione di usare il potere del talismano per guarirsi. Non volendo che ciò accadesse, Kyoko si girò e afferrò la sua piccola balestra, creando rapidamente una freccia eterea con i suoi poteri di sacerdotessa. Tendendo la corda, sussurrò: «Forza.», poi la rilasciò e scoccò la freccia dritta verso il talismano, staccandolo dal corpo del demone.

      La creatura si sgretolò lentamente su se stessa, riducendosi in polvere portata via dal vento. Quasi tutta la polvere fu spazzata via, lasciando lungo la propria scia solo ossa ingiallite. Sentendo ancora il male nelle vicinanze, Kyoko alzò gli occhi e vide una creatura demoniaca di Hyakuhei. Scivolò giù dal cielo come un serpente spettrale, raccogliendo il talismano con i denti appuntiti prima di correre via così in fretta da non poter nemmeno dire in quale direzione fosse andato.

      Kyoko si sentì mancare quando realizzò che avevano appena sconfitto il demone per niente, visto che il talismano era stato rubato. Si spinse lentamente da terra per alzarsi, fermandosi a metà quando si rese conto che Toya non si era ancora voltato, la sua mano artigliata era ancora stretta con rabbia lungo il fianco.

      S’irrigidì quando capì cos’era che non andava… lui aveva assunto le sue sembianze demoniache. Una maledizione che Hyakuhei aveva lanciato su di lui molto prima che nascesse. In quello stato era imprevedibile, fuori controllo… e molto pericoloso.

      Con voce tremante, Kyoko sussurrò: «Toya?». Si alzò in piedi e lui si voltò, i suoi occhi rosso cremisi la fissavano di nuovo. Il suo petto ancora si gonfiava e sgonfiava a ritmo veloce, mentre respirava pesantemente per lo sforzo con cui aveva appena ucciso il demone. “I pugnali.” pensò Kyoko cercando di mantenere la calma, doveva restituirgli i pugnali. Guardò verso la roccia contro cui era stato scagliato e, vedendo uno dei pugnali, si avviò in quella direzione.

      Toya fece un passo avanti e ringhiò. Provava una rabbia accecante per il demone che aveva appena ucciso e attendeva per vedere se ce ne fossero stati altri da uccidere o se il demone si sarebbe rialzato. Poi sentì qualcuno dietro di sé sussurrare il suo nome. Concentrandosi su quel suono, vide la ragazza che cercava lentamente di alzarsi. Sentì l’odore della sua paura mentre cercava di allontanarsi da lui.

      Emise un ringhio di avvertimento per farla fermare e fece un passo verso di lei. Kyoko rimase di nuovo immobile, fissandolo come se non sapesse se considerarlo un amico o un nemico. Lui sentì la sua paura aumentare e ciò lo fece infuriare. Ringhiò di nuovo e lei iniziò a correre.

      Il cuore di Kyoko batteva forte. Le aveva ringhiato contro. L’avrebbe uccisa? I pugnali, doveva prenderne almeno uno. Erano parte di lui e lo aiutavano a respingere il sangue demoniaco con cui Hyakuhei lo aveva maledetto. Kyoko corse più veloce di quanto avesse mai fatto in vita sua.

      Doveva ridargli il pugnale. I suoi capelli svolazzarono e capì che Toya la stava raggiungendo. I peli sulla nuca si drizzarono come se lui l’avesse già presa. Ancora pochi metri e… proprio lì. Un’ombra si mosse tra lei e ciò che stava disperatamente cercando di prendere.

      No. Non gli sarebbe fuggita. Era sua. Toya le si fermò davanti per bloccarla e lei gli finì addosso, gridando per lo stupore. A quel contatto, lui sentì il proprio sangue calmarsi ed emise un ringhio meno profondo per dirle di restare, questa volta. Quando Kyoko cercò di allontanarsi, lui la strinse, con l’intento di farle capire che avrebbe distrutto tutto ciò che le si sarebbe avvicinato.

      Guardò in quei grandi occhi color smeraldo che lo fissavano di nuovo. Toya percepì il suo tentativo di abbassarsi per scivolare via dalle sue braccia. No, non l’avrebbe mai lasciata andare… il suo sangue demoniaco l’aveva già rivendicata. Vide una lacrima scivolarle dalle ciglia per atterrare su una guancia. Si chinò in avanti e leccò la lacrima con la punta della lingua, facendo sussultare la ragazza per lo stupore.

      Kyoko riprese a dimenarsi e sfuggì alla sua presa, poi scivolò a terra, gettandosi dietro di lui e afferrando qualcosa da terra. Lui ringhiò per quella provocazione mentre si girava e piombò su di lei, bloccandola a terra. Le bloccò il polso sopra la testa e von il proprio corpo la tenne ferma. Lei cercò di allontanarlo, ma lui voleva farle capire a chi apparteneva.

      Avvicinando la propria bocca alla sua, ringhiò nel petto. Kyoko si calmò quando quelle labbra catturarono le sue in un possente bacio. Toya approfondì il bacio e ne aumentò l’intensità. La voleva e sarebbe stata sua. Le liberò il polso e intrecciò le mani con le sue, quando sentì le proprie dita entrare in contatto con l’oggetto che lei aveva afferrato da terra.

      Le leccò l’interno della bocca per assaporare tutto di lei. Sentiva i propri pensieri ritornare lentamente, cose che non avrebbe dovuto dimenticare. Toya si calmò, ma il bacio no. La sua mente altalenava. Sentiva il calore nelle parti basse e, affamato, spinse i fianchi verso di lei. Poi qualcosa scattò e la foschia rossa svanì dalla sua mente.

      Toya era cosciente di tutto, del delicato corpo sotto di sé, del sapore di miele e del cieco desiderio che gli scorreva nelle vene. Anche se non voleva, scostò le labbra dalle sue e si alzò quanto bastava per guardarla negli occhi. L’aveva baciata e voleva continuare a farlo, davvero.

      Kyoko non poté impedire che le scariche elettriche le attraversassero il corpo. Si calmò quando Toya iniziò a baciarla più intensamente. La sensazione di quelle labbra che dominavano le sue con tanta passione era inebriante. Poi sentì la prova della sua eccitazione premere con forza contro il proprio inguine e ciò le provocò un’altra ondata di calore.

      Lo sentì lentamente spostarsi e alzarsi sopra di lei, smettendo di baciarla. Ciò che vide quasi le fece fermare il cuore. I suoi occhi erano dorati, tutte le tracce della sete di sangue erano sparite. Guardò il pugnale che stringeva ancora in mano e notò che lui lo stava toccando. Sospirò con sollievo, rendendosi conto che era di nuovo in sé.

      Toya vide Kyoko guardare la lama e seguì il suo sguardo. Ecco che cos’era successo. Si era trasformato, e poi aveva cercato di… Sapeva che lei si sarebbe infuriata per quello che le aveva quasi fatto. Anche il suo lato selvaggio l’aveva scelta come compagna.

      Si mise a sedere, cercando di non guardarla dopo essersi rotolato giù da lei. Solo dopo essersi allontanato completamente da lei si sentì in grado di guardarla. La prima cosa che attirò la sua attenzione furono le labbra di lei, gonfie per il bacio. Sentiva un rossore bruciargli le guance ricordando il bacio e la sensazione di quelle labbra sulle sue.

      “Ecco che cos’è il paradiso.” pensò silenziosamente e si strofinò