immaginò che Florìn dovesse appartenere ad un famiglia di alto lignaggio. I suoi modi erano squisiti, i suoi abiti di alta qualità, ma non sapeva perché fosse tanto interessato ad una ragazzina come lei, di origini contadine. Non aveva molto denaro, l’unica proprietà che possedeva era la sua abitazione attuale. Le costava pensare quali altre attrattive potessero interessare a qualcuno come Florìn. Forse pensava di ingannarla come era successo ad altre sue compaesane, che se ne erano andate con ragazzi come Florìn, ed erano tornate causando la vergogna della loro famiglia, per lei era chiaro che non sarebbe accaduto.
Guardò Florìn, aveva una espressione serena, le trasmetteva sicurezza e tranquillità.
«Va bene, saremo amici, ma in segreto» Aman abbozzò un sorriso, che per Florìn fu il più bello mai visto fino a quel momento.
Cominciarono subito a parlare in modo molto naturale. Parlarono delle loro vite nei villaggi precedenti, di come si divertivano nel tempo libero, dei loro sogni.
Aman e Florìn iniziarono a forgiare una nuova amicizia. Ogni pomeriggio si incontravano nello stesso cerchio.
Un pomeriggio qualcosa cambiò. Quando Aman arrivava al cerchio, Florìn la stava sempre aspettando, ma quel pomeriggio non c’era nessuno, al suo posto trovò una lettera. Aman la aprì e la lesse:
Per la mia piccola Aman.
Mi dispiace dover informarti che non potremo più vederci. I miei pomeriggi non avranno più la tua allegria, né il tuo sorriso, né lo sguardo dei tuoi occhi verdi, né le tue storie ammalianti, né le tue lacrime per i pomeriggi perduti a causa della pioggia. Ma, soprattutto, non avranno te.
Spero che tu possa dimenticarmi e vivere appieno la tua vita, per me sarà impossibile perché mi mancherai sempre. Forse in futuro ci rivedremo, il destino deciderà.
Ricorda questi mesi come un sogno. Tu sei il mio sogno.
Con affetto, il tuo caro Florìn.
E leggendo la lettera, l’incantesimo dell’oblio, che trasformava i ricordi in sogni, infuso in lei, fece effetto.
4. Plamen
La bella bambina di un tempo si trasformò come un cigno in una donna la cui bellezza non passava inosservata. Aman aveva sedici anni, ma ne dimostrava qualcuno in più. Era diventata una celebrità nella zona grazie ai quadri che dipingeva tutti i pomeriggi all’imbarcadero. Quasi ogni giorno aveva dei compratori, arrivavano da tutta la Romania, persino da altri Paesi. Molti bambini le chiedevano se per favore gli insegnava a dipingere come lei, così qualche sabato faceva lezione ai bambini del villaggio.
Con il passare del tempo Aman aveva accumulato una piccola fortuna, permettendo alla sua famiglia maggiori privilegi, come l’acquisto di animali, utensili da cucina, e anche un’automobile di seconda mano il cui proprietario si era stancato. Avere un’auto era qualcosa di insolito, nessuno in paese né nei paesi vicini ne aveva una.
Era innamorata di Plamen da un anno e due mesi, un vicino bulgaro di diciotto anni che viveva in paese da due anni. Plamen era alto, con gli occhi azzurri, capelli biondi leggermente ricci, e abbastanza bello. Era il partner ideale. Spesso Aman diceva che lui era la sua ispirazione per dipingere.
«Aman, questo pomeriggio quando hai finito di dipingere, puoi venire a casa mia?»
«Certo, ma non sarà troppo tardi? Lo sai che ai miei genitori non piace che io vada in giro di notte.»
Plamen sorrise.
«Di me si fidano.»
«Lo so.»
Quel pomeriggio Aman dipinse una donna delicata, molto magra. Un quadro che poi avrebbe venduto ad un marchese per una fortuna.
Quando terminò di dipingere e ebbe raccolto tutti gli attrezzi, chiese il permesso a sua madre per andare a casa di Plamen.
«Nonna, grazie per avermi regalato il cavalletto, non mi stancherò mai di dirtelo. Mamma, posso andare a casa di Plamen?»
«Adesso?»
«Sì.»
«Tesoro, non sei più una bambina, certo che puoi andare, ma non tornare troppo tardi. Portati questo lume, sta già facendo buio, quando tornerai sarà già notte.»
«Grazie mamma, le madri delle mie amiche non sono come te.»
«Le tue amiche non sono come te.»
Kiara baciò Aman sulla guancia, che a sua volta baciò Adriana e se andò felice.
Arrivata a casa di Plamen non aveva ancora fatto buio. Bussò alla porta, ma sembrava che non ci fosse nessuno. Aspettò seduta sullo scalino del portone, subito arrivò un carro guidato da Plamen.
«Perdona l’attesa, ho dovuto andare a prendere un oggetto abbastanza lontano.»
Plamen scese dal carro e baciò Aman su una mano.
«Sono appena arrivata, dove sei stato?»
«Te l’ho già detto, lontano» Plamen abbozzò un sorriso, Amen fece una smorfia, le nascondeva qualcosa.
Entrarono in casa e Plamen si affrettò ad accendere vari lumi.
«Ho pensato molto tempo alla nostra relazione e sono arrivato ad una conclusione.»
Plamen iniziò ad accendere il camino per riscaldare la casa.
«La nostra relazione è perfetta, però sai che io cerco sempre di migliorare tutto ciò che è alla mia portata, e ora la cosa più bella che ho e che amo di più sei tu.»
Aman guardava Plamen senza dire nulla, prevedendo cosa stava per accadere.
«Voglio migliorare la nostra relazione, voglio formare una famiglia con te, un giorno voglio alzarmi presto e vedere i nostri figli correre per casa. Voglio superare le discussioni che arriveranno se facciamo questo passo, voglio vivere la mia vita con te, voglio che siamo due vite unite che confluiscono verso un unico centro. Mia amatissima Aman, mi faresti l’onore di essere mia moglie?»
Aman aveva ascoltato attonita la dichiarazione del suo ragazzo, era senza parole. Poche settimane prima le sue amiche le avevano suggerito che doveva fare il grande passo, o Plamen le sarebbe scappato, dato che era un uomo eccezionale.
Qualcosa dentro di lei le diceva di non accettare, non sapeva spiegarlo, era come un presentimento, come se il destino la avvertisse che il futuro le riservava un cammino separato da quello di Plamen.
«Dovresti prima parlare con mio padre.»
«L’ho già fatto, mi ha dato il suo consenso una settimana fa.»
«Se te lo ha dato da una settimana, perché hai aspettato tanto tempo per propormi il matrimonio?»
«Perché non avevo questo.»
Da una delle sue tasche Plamen estrasse un anello con una decorazione a forma di spirale, come il segno che Aman aveva dalla nascita.
«Ero andato a cercarlo, è perfetto per te. Anche se non accetti la mia proposta, accetta l’anello, è un regalo. Hai visto la decorazione? È come il segno che ho scoperto appena ti ho conosciuta» lo sguardo di Plamen era nostalgico, «cosa rispondi?»
Aman aveva dei dubbi, amava Plamen, ma non sapeva se era l’uomo della sua vita.
«Se vuoi puoi pensarci per un po’ di tempo, se è quello che vuoi» Plamen si dimostrava comprensivo, davanti al timore del rifiuto.
All’improvviso Aman alzò gli occhi, sorrise e si rivolse a Plamen.
«Certo che voglio sposarmi con te, essere tua moglie, la madre dei tuoi figli, e vivere il resto della mia vita accanto a te.»
Aman non sapeva se in futuro si sarebbe pentita di queste parole, ma come minimo avrebbe reso felice un uomo per un certo tempo, in ogni caso, avrebbe sempre potuto rompere il fidanzamento.
«Devo dirti qualcos’altro. In realtà, altre due cose.»
Aman ascoltava attenta.
«Devo