il che è stata una cattiva idea da parte mia. Prima che mi aggredissero sono riuscito nascondere il gioiello in una finestra di una casa. Subito dopo, i tre uomini mi hanno aggredito. Mi hanno detto che non volevano ferirmi, volevano solo il gioiello, ho detto loro che non lo indossavo, ma non si sono arresi. Il più corpulento dei tre mi ha preso, gli altri mi hanno perquisito. Quando hanno scoperto che avevo addosso solo un paio di monete, si sono incazzati e hanno iniziato a picchiarmi. Mentre se ne stavano andando, uno di loro si è voltato, ha tirato fuori un coltello che teneva nascosto nei pantaloni e mi ha tagliato.»
Una lacrima scese sul viso di Isaac, il suo sguardo era fisso su un punto del lago, era come se lo stesse rivivendo.
«Sorellina, è meglio che tu non racconti la mia storia là fuori, non voglio che i dettagli siano conosciuti. Si saranno già incaricati di imprigionarli se qualcuno della città li riconosce. Ti piacerebbe vederlo?»
«Cosa? Chi?»
«Il gioiello. È un bel ciondolo con due fiori di colore argento. Secondo il gioielliere protegge dai vampiri. «Sai, se ne trovi uno … » Isaac fece una risata, alla quale si unì Aman.
Poco dopo il resto della famiglia arrivò, iniziarono a preparare la cena, mentre i fratelli erano ancora al molo a parlare.
«Ti manca?»
« Chi?»
«Plamen. Non vi vedete da giorni, da prima della mia aggressione.»
In quel momento capì quello che sua nonna aveva detto a Xantal, non aveva nemmeno pensato a Plamen. Con tutta la storia di suo fratello, non aveva pensato a molto altro. Non le mancava, si chiedeva se lo amava davvero. Ma aveva qualcosa di chiaro, prima che Plamen tornasse doveva essere completamente sicura, continuare con il matrimonio o annullare definitivamente il fidanzamento, doveva scegliere un percorso senza ritorno.
Il mattino dopo, presto, ricevette una lettera. Era di Plamen.
Per il mio amatissimo fiore di mezzanotte.
Aman non sopportava di essere chiamata così.
La questione della terra sta impiegando più tempo del previsto, ma va tutto bene. Spero di rivederti tra un paio di settimane al massimo.
Non vedo l'ora di essere tuo marito.
Ti amo.
La lettera sembrava contenere tanto amore quanto se fosse stata scritta da un perfetto estraneo. Plamen le piaceva così tanto quando lo incontrava, e ora, tuttavia, era come chiunque altro. Non capiva come era potuto accadere, come tutto quello che c'era tra loro si fosse spento. Aman strappò la lettera, corse fuori di casa sbattendo la porta e scoppiò a piangere. Andò dove le streghe praticavano le congreghe e si addentrò tra i cerchi formati dagli alberi.
Ricordava il posto, era dove molti giovani si incontravano in segreto, e il luogo in cui si svolgeva una parte di quei sogni che faceva poco dopo essere arrivata a Harkaj. Era vuoto o così sembrava. Sorpresa, vide che c'era una strana apertura a forma di cuore, proprio come nei suoi sogni. Era impossibile, non era mai stata lì, o almeno così ricordava.
Proseguì fino alla fine, era tutto come nei suoi sogni. Si fermò a pensare, e se fosse stato reale? Era impossibile, lei era una bambina quando accadde, se lo ricordava come un sogno. Forse era stato e non riusciva a ricordare e per questo aveva sognato quel posto e quel ragazzo. Quel ragazzo misterioso.
«Come si chiamava?» si interrogò Aman ad alta voce.
L'aveva dimenticato. Decise di tornare a casa e cercare la lettera che aveva ricevuto nel sogno, doveva scoprire se era reale, il risultato della sua immaginazione. Doveva essere un sogno, voleva che fosse un sogno.
Mentre tornava a casa, le sue lacrime si erano asciugate, pensando che quei sogni erano una distrazione per Aman, che sentiva una presenza che la osservava dall'oscurità che gli alberi frondosi offrivano, quella presenza la riempiva di paura. Si chiedeva se, come suo fratello, la stavano seguendo. Si era già sentita osservata il giorno in cui andò a cercare Xantal, non vi aveva dato alcuna importanza, ma ora era diverso, aveva paura.
Si mise a correre verso casa, un ramo tra gli alberi si spezzò, qualcuno lo aveva pestato o rotto. Aman non si fermò e continuò a correre finché non vide le prime case. Era sfinita e terrorizzata, era completamente sicura che qualcuno l'avesse seguita, a lei non piaceva quell'idea.
Entrando in casa, chiuse a chiave la porta e guardò fuori dalla finestra. Non vedeva nessuno. Cercò suo fratello in casa, ma era uscito. Voleva dipingere, ma sua madre non voleva che dipingesse in casa a causa dell'odore di vernice, e andare al molo quando era da sola le causava terrore in quel momento. Avrebbe cercato la lettera di quel sogno, era la cosa migliore che poteva fare, aveva bisogno di chiarire i dubbi.
Salì al secondo piano, andò nella sua stanza e iniziò a cercare tra le sue cose. Non aveva troppe cose, alcuni vestiti, alcune foto di paesaggi e parenti lontani, lettere dei suoi cugini. Non trovò niente. Scese al primo piano e guardò tra i libri sullo scaffale, se era una lettera importante forse l'aveva nascosta. Niente. Andò in soffitta, dove teneva i suoi oggetti di pittura, era una possibilità remota, ma una possibilità. Neanche lì non c'era niente. Sicuramente era un sogno, e che questo posto fosse come lo ricordava era una pura casualità, anche se come diceva Adriana, raramente esistono le coincidenze.
La mattina dopo, quando si svegliò, fu sorpresa, tutta la sua pelle era sudata e aveva la pelle d'oca nonostante non avesse avuto incubi e non si sentisse male. Si vestì e scese a fare colazione.
Quella mattina era tutto in penombra, era presto, ma avrebbero dovuto essere già tutti svegli. Era nuvoloso, e quindi, tutto era ancora più scuro. Salì nelle stanze per cercare la sua famiglia, non c'era nessuno lì. Sicuramente suo padre stava lavorando, e suo fratello, che non si era ancora completamente ristabilito, aveva iniziato a lavorare come aiutante del fornaio Harkaj.
Fece colazione con due frutti, prese il cavalletto e andò al molo. Non appena uscì, trovò sua nonna.
«Ciao, dov'é la mamma?»
«Tua madre ha dovuto andarsene, aveva una questione urgente di cui occuparsi.»
«Che questione?»
«Sei troppo curiosa, Aman.»
«Non credo di esserlo, ti ho solo chiesto dov'era.»
«Non sta succedendo niente di male, cara, è solo che ha qualcosa a che fare con te e non voglio rovinare la tua sorpresa.»
«Nonna.»
«Sì, tesoro.»
«Romperò il mio fidanzamento con Plamen.»
«Cosa?» Adriana era molto contenta.
«Appena torno» disse Aman, molto sicura di sé.
«Meno male che te ne sei resa conto, se no poteva essere troppo tardi. Plamen è un bravo ragazzo, ma … Non è il ragazzo che ti meriti.»
«Nonna non si tratta di meritare. Ma se dopo poco più di un anno di relazione non sono più innamorata di lui, non potrò sopportare di vivere tutta la mia vita con lui.»
«Quello che non capisco è questo cambiamento di opinione così in fretta, hai incontrato qualcuno?»
Aman era perplessa.
«Non ho conosciuto nessuno. L'unica cosa di cui sono innamorata in questo momento sono i miei quadri.» Aman rise.
Quel mattino nuvoloso voleva dipingere con colori caldi, i gialli, i rossi e gli arancioni si susseguivano.
Ricordando la conversazione che aveva erroneamente sentito tra sua nonna e Xantal, chiese,
«Hai mai visto lo strano segno che ho dietro l'orecchio?»
La faccia di Adriana, piena di felicità per il futuro annullamento del fidanzamento, divenne cupa, piena di pena e dolore.
«Penso di sì, intendi quella piccolo segno che hai dal giorno della tua nascita, giusto?»
«Sì, esatto. Non pensi che abbia una forma curiosa?»
«No, tutti i segni