caffè, lanciò a Jessie un’occhiata scioccata. Una quarantenne bionda dal volto tondo e serafico il cui cartellino diceva ‘Pam’. Si riprese in fretta e distolse lo sguardo, mentre riempiva la tazza di Garland.
“Ti ascolto,” disse Garland dopo che la cameriera si fu allontanata. “A quanto pare anche Pam ti ascoltava.”
Jessie decise di non chiedergli come facesse a sapere il nome della donna, dato che non l’aveva mai guardata. Si lanciò invece nel proprio discorso.
“Sono sicura che sei al corrente del fatto che Bolton Crutchfield è ancora uccel di bosco e che solo la settimana scorsa ha rapito una diciassettenne di nome Hannah Dorsey.”
“Sì,” le rispose senza aggiungere altro.
Non c’era bisogno che lo facesse. Non c’era bisogno di essere un celebre profiler criminale per conoscere il mostruoso passato di Bolton Crutchfield, che aveva assassinato dozzine di persone con elaborata brutalità e che era recentemente scappato da una prigione psichiatrica.
“Ok,” continuò Jessie. “Probabilmente sai anche che ho un certo passato con Crutchfield: che l’ho intervistato una dozzina di volte quando era rinchiuso nel penitenziario psichiatrico del DNR, e che in quelle occasioni mi ha raccontato che il mio vecchio paparino, il serial killer Xander Thurman, era il suo mentore e che erano stati in contatto.”
“Sapevo anche questo. So anche che, nonostante la sua ammirazione per tuo padre, quando è giunto il momento di scegliere tra voi due, ti ha messa in guardia sulla minaccia da parte del tuo genitore, potenzialmente salvandoti la vita. Questo credo complichi i tuoi sentimenti nei suoi confronti.”
Jessie prese una lunga sorsata del suo caffè mentre ponderava la risposta da fornire.
“Sì,” gli concesse alla fine. “Soprattutto dato che ha specificato di volermi lasciare in pace da ora in poi, per andare a seguire altri interessi.”
“Una sorta di pausa.”
Pam tornò titubante per prendere l’ordinazione di Garland.
“Prendo quello che ha preso lei,” le disse, indicando il toast di Jessie. Pam parve delusa, ma non disse nulla e tornò in cucina.
“Giusto,” disse Jessie. “Ovviamente ero riluttante nell’accettare la parola di un feroce assassino che affermava di vivere e lasciar vivere. E poi si è preso la ragazza.”
“Questo ti ha preoccupato,” notò Garland, esprimendo ciò che sapeva essere ovvio.
“Sì,” disse Jessie. “Si tratta di una ragazza che avevo trovato tenuta prigioniera da mio padre in una casa con i suoi genitori adottivi. La stava torturando. È sopravvissuta per un pelo, come me. Le persone che le facevano da famiglia, no. Quindi, quando solo poche settimane dopo Crutchfield l’ha rapita uccidendo i suoi genitori affidatari, mi è sembrato…”
“Personale,” disse Garland completando il suo pensiero.
“Esatto,” confermò Jessie. “E ora, dopo una settimana di congedo forzato, una settimana in cui Hannah è rimasta tra le grinfie di Crutchfield, torno oggi al lavoro.”
“Ma c’è un problema,” disse Garland continuando il suo discorso, e spronando così Jessie a proseguire. E così lei fece.
“Sì. Il caso è stato assegnato all’FBI. So che quando varcherò la porta della stazione di polizia, mi verrà proibito di partecipare, a causa… dei miei collegamenti personali. Ma conoscendo la mia natura dopo quasi trent’anni su questo pianeta, non sarò per niente in grado di levarmi questa cosa dalla testa e badare ai fatti miei. Quindi ho pensato di richiedere l’assistenza di qualcuno che non sia vincolato dai regolamenti che invece terranno legate a me le mani.”
“Eppure,” disse Garland mentre il suo toast arrivava. “Ho la netta sensazione di non essere la tua prima scelta per questo compito.”
Jessie non aveva idea di come potesse averlo capito, ma non tentò di negarlo.
“È vero. Di norma non chiederei a un celeberrimo ed emerito profiler di farmi un favore, se potessi evitarlo. In particolare non mi piace chiedere alla gente di fare lo sporco lavoro di tentare con discrezione di capire ciò che sta accadendo nelle indagini di qualcun altro. Ma purtroppo la mia prima scelta non è disponibile.”
“Chi sarebbe?” chiese Garland.
“Katherine Gentry. Era responsabile della sicurezza nella prigione del DNR. Abbiamo stretto amicizia durante le mie tante visite. Ma quando Crutchfield è scappato e diverse guardie sono state assassinate, lei è stata licenziata. Da allora è diventata un’investigatrice privata. Kat è nuova nel settore, ma è brava. L’ho usata per altre ricerche in precedenza.”
“Ma…” insistette Garland.
“Ma è nel mezzo di un altro caso che richiede un sacco di sorveglianza fuori città, quindi non ha realmente il tempo di starmi dietro. E poi ho pensato che la cosa potesse essere un po’ troppo cruda per lei, considerata la sua connessione con Crutchfield. Temo che potrebbe essergli troppo vicina.”
“Capisco,” disse lui con tono malizioso. “Quindi sei preoccupata che una persona possa non essere in grado di valutare oggettivamente la situazione a causa della propria connessione personale alla situazione. Una tale descrizione si applica a qualcun altro di tua conoscenza?”
Jessie lo guardò, ben consapevole di quello che voleva insinuare. Ovviamente, se avesse saputo quanto personale fosse questo caso per lei, probabilmente sarebbe stato ancora più preoccupato. Poi le venne in mente un pensiero, un pensiero che avrebbe potuto fargli rivalutare la sua visione delle circostanze.
“Hai ragione,” gli disse. “Non sono oggettiva, ancora meno di quanto tu pensi. Vedi, Garland, ciò che solo mezza dozzina di persone al mondo sanno è che il padre di Hannah Dorsey era Xander Thurman. È la mia sorellastra, una cosa che ho scoperto meno di un mese fa. Quindi non sono per niente oggettiva in questa faccenda.”
Garland, che stava per prendere un sorso di caffè, fece una breve pausa. A quanto pareva aveva ancora la capacità di sorprendersi.
“Questa è una complicanza,” affermò.
“Sì,” disse Jessie, chinandosi decisa in avanti. “E sono piuttosto sicura che Crutchfield l’abbia presa per modellarla e farla diventare una serial killer come mio padre e come lui stesso. Era quello che mio padre stava cercando di fare con me. Quando l’ho rifiutato, ha cercato di uccidermi. Penso che Crutchfield stia tentando di riprendere da dove Thurman ha lasciato.”
“Cosa te lo fa pensare?” chiese Garland.
“Mi ha mandato una cartolina che fondamentalmente lo diceva chiaro e tondo. E poi ha lasciato un messaggio scritto con il sangue sulla parete della famiglia affidataria, reiterando lo stesso messaggio. Non sta facendo tanto il sottile in merito.”
“Sembra piuttosto ridondante,” le concesse Garland.
“Giusto,” disse Jessie, sentendo che l’uomo si stava ammorbidendo davanti alle sue richieste. “Quindi sono la prima ad ammettere di non essere esattamente la persona più indicata per questo caso. E capisco perché il capitano Decker rifiuterebbe di concedermi di occuparmene. Ma come ho detto, mi conosco. E mi è impossibile fare finta che là fuori non ci sia un serial killer che sta tentando di trasformare la mia sorellastra nella versione più piccola di se stesso. Ecco perché ho pensato di rivolgermi a qualcuno che possa essere più razionale, tenendo d’occhio il caso e aggiornandomi. Altrimenti potrei impazzire. E questa persona deve essere qualcuno capace di accedere alle informazioni, senza essere vincolato dai divieti del Dipartimento di Polizia di Los Angeles.”
Garland si chinò sul bancone, spostando i bicchieri da davanti al suo naso. Sembrava perso nei suoi pensieri.
“Garland,” disse Jessie, la voce sommessa, quasi un sussurro. “Bolton Crutchfield sta tentando di creare un mostro a sua immagine e somiglianza, e lo sta facendo con una ragazzina traumatizzata. È una cosa orribile, anche se lei non fosse la mia unica familiare vivente, una sorella che non ho ancora avuto il tempo di conoscere. Ma lo sta facendo intenzionalmente per giocare con me. Un altro dei suoi giochi