Aidan Fox

La Figlia Dell’Acqua


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in una caduta fatale.

      A Naëli venne un’idea.

      Un’idea folle, strampalata, irrealizzabile.

      Un’idea geniale.

      Lasciò il suo sguardo vagare sull’oceano, e si mescolò alle onde che lo agitavano.

      Un’altra volta, si sentì cadere nel mondo acquoso, ma tenne un solido controllo sui suoi pensieri.

      Bisognava rendere la superficie dell’acqua dura come il cemento. Solidificarla. Solamente così il loro veicolo avrebbe avuto la possibilità di uscirne. E il mare era così calmo che questo piano aveva una possibilità di funzionare, anche se minima.

      Non aveva alcuna idea della sua abilità nel riuscire in una simile impresa, ma bisognava giocarsi il tutto per tutto.

      Cercò più a fondo nell’elemento acquatico, integrando ogni molecola per solidificare la struttura dell’acqua.

      La moto sfuggì improvvisamente al controllo di Joan e partì in una sbandata caotica lunga qualche metro mentre lui si aggrappava ai freni per cercare di limitare il danno. In un ultimo sforzo, raddrizzò il veicolo e ripartì in avanti.

      Poi fece un’esclamazione sbalordita.

      Il Lupo di mare viaggiava sull’acqua. O meglio scivolava sull’acqua che aveva finito per ricoprire il banco di sabbia.

      Dietro di lui, Naëli intonò un canto di vittoria. La padronanza delle acque le apparteneva! Solidificava la superficie sotto di loro man mano che avanzavano, o meglio, eliminava il peso del veicolo, fregandosene delle regole della gravità.

      -Forza Joan! La sto gestendo!

      -Impressionante, sei un genio! Esclamò lui, stupito, spingendo nuovamente il Lupo di mare.

      Ripartirono, avanzando come un missile, la fierezza che gonfiava i loro cuori. Avevano l’impressione di aver domato i flutti.

      ***

      Viaggiarono ancora per una decina di minuti sulle onde calme dell’oceano. Erano in realtà passati intorno ad un vasto lago artificiale alimentato da ogni alta marea, ma separato dal mare da un immenso banco di sabbia secco quando la marea era bassa. Era questa la distesa più o meno solida che loro avevano attraversato, e dove avevano rischiato di rimanere impantanati. Avevano superato numerosi concorrenti che erano stati intrappolati alla fine del percorso.

      Per loro, la corsa era finita. I loro veicoli avrebbero richiesto settimane di riparazione. Naëli li aveva salutati con un gesto della mano allo stesso tempo dispiaciuto ed entusiasta. Essi avevano risposto con sguardi sbigottiti, vedendoli viaggiare così sulla superficie dell’acqua. Quando infine il Lupo di mare mise piede sul ponte, Naëli era sfinita. Condensare l’acqua in quel modo aveva risucchiato le sue energie, e aveva bisogno di riposarsi.

      Ma la prova non era finita.

      La strada serpeggiava ancora per un po’ di tempo lungo la riva prima di lasciare definitivamente i suoi bordi. Una mezz’ora più tardi, mentre lei si aggrappava disperatamente per non cadere dal Lupo di mare, Joan fece una pausa salvatrice vicino alle porte di una piccola città.

      Lei posò piede a terra con difficoltà.

      -Possiamo continuare se vuoi, eh…

      Detto ciò, incespicò e si ritrovò per terra.

      -Sicuramente, rispose Joan con una smorfia annoiata. Ne dubitavo, non ti reggi più in piedi. Non protestare, comunque, avevo previsto di fermarmi per comprare da mangiare nel mezzo del percorso. E considerando il vantaggio che abbiamo preso grazie a te, possiamo permetterci un po’ di riposo.

      Non era abituata ad una simile attenzione da parte del suo amico, e faticava a capire. Gli gettò uno sguardo inquisitore.

      -Rifletti, Naëli, ora che l’acqua è alta, ci vorranno parecchie ore prima che i prossimi concorrenti possano attraversare la spiaggia, senza parlare del tempo che la sabbia ci metterà a seccare. E non passare il punto di controllo sul banco di sabbia porta alla squalifica, quindi non hanno scelta. Ci hai dato un bell’aiuto!

      Naëli ci pensò un attimo. Non aveva visto la situazione da quel punto di vista, ma l’idea era piacevole. Si rallegrò. Per una volta che era utile!

      -Guarda, continuò Joan prendendo la mappa di Sarkoth dalla sua giacca. Questo villaggio deve essere Ciottolo nero, ha l’aria di essere abbastanza importante da trovarci tutto ciò di cui abbiamo bisogno per rifornirci.

      Naëli esaminò la mappa con più attenzione.

      -Il passaggio dalla spiaggia era segnato lì, disse indicando il percorso del tragitto, sul quale si poteva leggere una piccola svolta sul mare che poteva passare inosservata ad un occhio non attento. E’ per questo che i primi hanno accelerato sin dalla partenza e hanno mantenuto quella velocità…

      -Avrebbe potuto benissimo essere un ponte, o una striscia di terra secca, rispose con prontezza il suo amico.

      -Un grande ponte, allora, grugnì lei.

      Lui continuò come se non l’avesse sentita:

      -No, credimi, non penso che lo sapessero. In ogni caso, questa avventura separerà in due gruppi la classifica, e ho il piacere di annunciarti che saremo nel primo!

      Naëli sorrise con scetticismo.

      -Se l’Oncia di ebano non è dietro di noi…

      -Ma no, ho fiducia in loro. Conoscendo Sayan, sono sicuro che ha avanzato a testa bassa all’inseguimento del gruppo di testa, perché è incapace di domare la sua fierezza personale. Dai, non preoccuparti. Concentrati su quello che compreremo da mangiare! Le disse affettuosamente.

      Lei gli offrì un sorriso divertito e lo spintonò offesa, prima di dirigersi verso la città scherzando.

      La sua relazione con Joan era singolare: si conoscevano da diversi anni ormai, e si apprezzavano enormemente. La personalità del ragazzo, a volte dolce e affettuosa, poteva rivelarsi diabolica ed esplosiva in situazioni di stress, come lo dimostravano le sue conversazioni con i membri della squadra degli Esploratori. Naëli non ne era esclusa, e doveva convivere con questo. Amava ascoltarlo ma spesso doveva rimetterlo in riga. Tuttavia, il suo lato autoritario era peggiorato dalla partenza della Coppa, e lei si preoccupava per il seguito. Joan cercava di portare tutto il peso della corsa sulle proprie spalle, ignorando le richieste degli altri, e lei avrebbe dovuto ricordargli che non era solo, sennò la pressione accumulata avrebbe finito per giocargli un brutto tiro.

      E per giocare un brutto tiro a tutti loro.

      Si ripromise di parlargliene rapidamente.

      La geografia di Sarkoth è unica nei Sette Principati. L’isola gode di un clima perfetto, ben diverso dal calore umido di Kur o dal freddo glaciale di Nirvûn. Tuttavia, il suo terreno accidentato impedisce la coltivazione e l’allevamento intensivo. Il Principato basa quindi il suo sviluppo sugli scambi commerciali, approfittando della sua posizione strategica. Non senza disuguaglianze nella popolazione.

      L’Enciclopedia dei Sette Principati

      Una volta terminate le loro compere nella piccola cittadina che si rivelò essere effettivamente Ciottolo nero, e che non aveva niente di originale a parte i suoi edifici fatti di strani ammassi di piccoli ciottoli grigio scuro, Naëli e Joan si rimisero in viaggio raddoppiando la loro prudenza.

      Affrontarono gli altipiani monotoni come la pianura che avevano attraversato al mattino, senza incontrare anima viva. Qualche cespuglio secco cresceva qua e là, abbandonato in mezzo alla landa rocciosa velata di rosa. L’itinerario della corsa seguiva un fiume ondeggiante che derivava sicuramente il suo nome dai colori irreali che ci si riflettevano: il Turchese. “Uno dei più bei torrenti del paese!”, aveva assicurato loro il venditore dal quale avevano comprato un delizioso filetto di salmone alla griglia. Joan gli aveva risposto che non era lì per ammirare la bellezza, e gli aveva chiesto quali