Aidan Fox

La Figlia Dell’Acqua


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ogni città in cui mi fossi fermata, avrei testato le nostre specialità per vedere se hanno lo stesso gusto, confidò lei. Ed ecco, prima città, e non ho neanche potuto assaggiare i nostri celebri profiterole, mormorò.

      -Sono sicuro che hanno un gusto sgradevole, disse divertito Yadriel. E secondo me, faresti meglio ad approfittare del viaggio per sperimentare le specialità locali piuttosto che per degustare le tue sempre e comunque. Questione di curiosità, aggiunse con un occhiolino.

      Naëli restò pensierosa un attimo, poi assentì. Lui sorrise con tenerezza, poi aggrottò le sopracciglia.

      -Scusami, ma da quando ti ho incontrata, voglio chiederti una cosa.

      -Si?

      -I tuoi… ehm… i tuoi capelli.

      La ragazza afferrò una ciocca dei suoi corti capelli e si mise a ridere. Erano blu come la notte circostante.

      -Ah, questo! In realtà, non lo so. I miei capelli hanno preso questo colore a poco a poco dopo i miei undici anni. Non ho mai capito il perché. In realtà si, credo che questo abbia a che vedere con il mio potere sull’acqua. Quello anche, è cominciato a undici anni. Non hai mai visto un colore così durante i tuoi viaggi?

      Yadriel scosse la testa negativamente.

      -Capelli color rubino come quelli di Sayan si, ne avevo già visti, ma capelli blu, è la prima volta!

      - Non pensavo che fosse così unico, mormorò la ragazza.

      Dopo una breve riflessione, Naëli si rialzò dolcemente. L’aria fresca della sera e la leggera brezza che soffiava avevano fatto passare il suo mal di testa.

      -Dovremmo rientrare.

      Yadriel annuì e si alzò a sua volta.

      Quando arrivarono all’albergo, solo Molly era ancora in piedi e discuteva con l’oste, piegata sul tavolo. Gli altri clienti avevano lasciato il posto, affaticati dalla loro lunga giornata. Si stava facendo tardi, in effetti.

      -Una delizia, quel vino, disse Molly, l’occhio rivolto al suo bicchiere rossastro. Da dove viene?

      -Da qui, per la mia barba! Le rispose teatralmente l’uomo, che sembrava aver esagerato con il liquore. Quello che produciamo a Nebbia della sera è pura estasi! Il miglior vino dei Sette Principati, se volete il mio consiglio, con le vigne locali che crescono ai piedi delle montagne. Fatevi un giro se capitate da quelle parti, offrono degustazioni gratuite!

      -Tu, mi interessi, replicò Molly cercando di tenere gli occhi aperti.

      Quando vide i due compagni, si alzò di colpo, come se una nuova forza fosse appena nata in lei.

      -Ah, siete qui! Esclamò. Il signore qui presente – di una compagnia gradevole – ci propone di andare dal lato delle vigne del paese, vi interessa?

      -Dove sono gli altri? Si preoccupò Naëli ignorando completamente le parole annebbiate della sua amica.

      -Oh, sono andati a dormire… non reggono l’alcool, questi giovani. Non come me! Gridò colpendosi il petto con la mano destra.

      -Certo, sospirò Naëli.

      Si mostrò affaticata e salutò Molly con un gesto del polso.

      -Andiamo a dormire anche noi. Buona serata!

      Molly le rispose con un’alzata di spalle. Poi i suoi occhi rotearono e si accasciò sul tavolo russando sonoramente, i suoi capelli grigi sottosopra.

      L’oste scosse la testa, desolato:

      -Ma avete pagato una camera per lei!

      Non ho bisogno di gingilli per far girare la testa ad un buffone! Ma se fa il macho, finisce sovente in pappa!

      Sayan, Citazioni pittoresche

      Mowis Badalon era una persona volenterosa ed appassionata. Non si tirava mai indietro e amava partecipare ad ogni tipo di intrattenimento creativo. Adorava passare il tempo a stendere sulla tela il paesaggio con molti dettagli. E quello che preferiva dipingere era l’oceano.

      Non l’oceano in burrasca, che inghiottisce una nave sfortunata nei suoi flutti indiavolati. No, l’oceano calmo, agitato da deboli onde, che cercava di catturare nel loro torpore ingannevole. Arrivare a cogliere quel movimento che non era unico e a catturarne la quintessenza. Questa era una sfida. Una sfida ben più grande di quella della Coppa dei Sette Principati alla quale aveva deciso di partecipare, o piuttosto alla quale l’avevano fatto partecipare. I suoi amici l’avevano arruolato di forza in quest’avventura perché pensavano che avrebbe potuto portare un aiuto fondamentale, cosa di cui lui dubitava fortemente.

      Ma dato che era disponibile e non esitava mai a rendere il suo servizio, aveva accettato ben volentieri.

      La malinconia l’aveva raggiunto al primo bicchiere che avevano condiviso quella sera per festeggiare il completamento della prima tappa. E i seguenti non avevano migliorato il suo stato. Per questo, aveva abbandonato i suoi amici e si era recato sulla banchina, solo, di fronte al mare che sembrava rimproverargli l’averlo abbandonato per una corsa di veicoli.

      Sì, era esattamente questo.

      Lo respingeva.

      Si sedette sul bordo del pontile, i piedi penzolanti sopra le onde, poi prese il taccuino e la matita che teneva sempre in tasca.

      E si mise a disegnare.

      La notte, le onde, il mare.

      L’acqua che perforava la sua anima. Realizzando questa creazione, riprese confidenza, come se l’oceano lo perdonasse. Era talmente assorto nel suo lavoro che non si accorse nemmeno della presenza alle sue spalle.

      Non ebbe neppure il tempo di fare un’esclamazione di sorpresa. Il pesante bastone si abbatté sulla sua testa, sprofondandolo nelle profondità del porto di Nebbia della sera. Prima di perdere conoscenza, Mowis Badalon si scusò. Sapeva che era stato punito per aver lasciato il suo amico oceano.

      I flutti non perdonavano mai.

      Il mondo si muove più in fretta. Gli scambi aumentano, i veicoli diventano più potenti. I cittadini si equipaggiano con il materiale più avanzato. Le automobili hanno fatto la loro apparizione. Sono destinate ad un’evoluzione rimarchevole. In mezzo a questa agitazione, le tradizioni fanno fatica a mantenere la loro posizione. La civilizzazione è in movimento.

      Antoni Fergus, All’ora dell’industrializzazione

      -Dove è Molly? Chiese Joan, appollaiato sul Lupo di mare.

      Si teneva dritto come un picchetto sulla banchina di ormeggio dello Storione stellato, guardando ovunque alla ricerca dell’anziana signora.

      Naëli alzò le spalle.

      -Credo che non la vedrai dirci arrivederci, a meno che tu non aspetti qui fino a pomeriggio inoltrato.

      -Ha esagerato un po’ con il bere, rincarò Yadriel. Fortunatamente si occupa solo della parte navale e non deve partire per la seconda tappa terrestre con noi!

      Joan borbottò e fece segno a Naëli di salire sul veicolo.

      -Incredibile. Incredibile! Ha solo questo da fare, e si permette di smaltire la sbornia. Peggio per lei, andiamo sulla linea di partenza. Yadriel, prendi l’Oncia di ebano che è ancora sullo Storione stellato. Dove diavolo è finita Sayan?

      -E’ andata a recuperare il foglio del punteggio, rispose il sameda.

      -Sono già andato a guardarlo, disse Joan, infastidito. Bene, ci raggiungerà sulla linea di partenza. Che è tra 10 minuti!

      Naëli e Yadriel si scambiarono uno sguardo stupefatto davanti al tono del loro amico. Era così teso questa mattina. Era per caso lo stress della partenza?

      Naëli scacciò ogni preoccupazione salendo sul Lupo di