Loretta Candelaresi

Ti Presento Francesca


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paio d'anni più tardi si comincia con l'asilo, è impressionante la sua predisposizione a stare con gli altri bambini.

      Vive la scuola come una festa continua. La mattina è la prima ad alzarsi già con il suo zainetto a tracollo con la merenda, vuole solo uscire e andare a scuola.

      Anche nel prosieguo degli anni svilupperà un rapporto fortissimo e cordiale con i bidelli della scuola. Essendo sempre lei la prima ad arrivare, stabilisce con loro, una vera alleanza. Loro alle 7,30 dopo il caffè aspettano Francesca e il suo entusiasmo.

      Abbiamo rivisto di recente il video girato durante una recita a scuola , alla fine dell'anno di asilo. Lei esilerante, non riesce a trattenere la sua gioia, non riesce a stare ferma. Mascherata da negretta, tutto il suo viso annerito dal trucco, mette ancora più in risalto il suo sorriso.

      Aderisce alle richieste delle maestre di stare ferma durante le pause, ma seguendo poi tutte le coreografie già stabilite dai balletti.

      Ad un certo punto, quando arriva il turno del balletto del re leone, (il suo cartone animato preferito), è inarrestabile. Come un fuoco d'artificio saltella, balla, canta.

      E tu ti chiedi come può una bambina così piccola , esprimere così forte la gioia, l'impeto e la serenità.

      Una delle sue maestre alla fine della recita mi disse:

      

      

      Francesca bambina, cresce in perfetta simbiosi con le esigenze della sua famiglia.

      Abituata ad essere flessuosa sempre con una capacità di adattamento e di familiarità con gli altri, ci consente piena libertà.

      Tu non c'eri , quando Gerhard nel 1998 ci ha invitato al suo matrimonio a Vienna.

      Ma tuo figlio Robert, tuo fratello Andrea e sua moglie Eva, hanno vissuto questa esperienza con noi . Francesca è stata la più vezzeggiata durante il matrimonio.

      Lei aveva appena compiuto 4 anni.

      Ebbene con tutta serenità in 3-4 giorni abbiamo fatto il viaggio in aereo fino a Budapest, poi in macchina, con Erik altri 200 km fino a Vienna.

      Poi il soggiorno in un appartamento a noi sconosciuto, in centro città, dove lo sposo ci ha ospitato. Lei si è comportata come se quella fosse stata da sempre casa sua.

      Tutte le persone straniere che intorno a noi parlavano in tedesco. Eppure lei con assoluta naturalezza ha socializzato con tutti e si è divertita tantissimo.

      Ed il giorno dopo il matrimonio stesso viaggio al ritorno da Vienna in macchina fino a Budapest e poi nuovamente in aereo Budapest -Roma.

      Nessuna traccia di paura o di estraneità. Abbiamo avuto l'occasione in quei giorni di visitare un meraviglioso parco dei dinosauri vicino all'hinterland viennese.

      Ebbene vestita in pantaloni bianchi e gilet a righe bianche e celesti, immancabili scarpe da ginnastica, cerchietto rosso e lunghi riccioli indomiti che scendono sulle spalle- Francesca – ridacchiando si fa ritrarre in una foto sotto le gambe di un enorme dinosauro, ironica, irriverente, divertita , fuori da qualsiasi stereotipo. Unica!

      Ti invierò le foto di questo breve viaggio nella tua città, così potrai renderti conto del suo modo di essere e della nostra meraviglia di starle accanto mentre cresce .

      Ed ora prima di congedarmi

      Ti prego di non meravigliarti se ho cominciato il racconto da così lontano, ma è necessario che attraverso questi spot , immagini, racconti, tu viva l'atmosfera che noi abbiamo respirato con lei, sempre .

      .

      Non posso spiegarti ancora perché, te lo rivelerò alla fine della storia.

      Un bacio per ora ti voglio bene Loretta

      “”Ciao bella, come stai volevo confessarti che è emozionante entrare piano piano in punta di piedi nella tua vita , recuperando tutti questi anni in cui siamo state un po' lontane, Ti ascolterò col cuore aperto .

      Intanto ti racconto le ultime novità …..........................................................

      CAPITOLO 2

      “Cara Alessandra sono di nuovo qui per te,

      ormai attendo questo appuntamento importante , con impazienza quasi come quando stai leggendo un romanzo e la storia ti prende così tanto, che non vuoi staccare gli occhi dal libro.

      Dunque riprendiamo il racconto .

      I viaggi sono un capitolo entusiasmante della storia della nostra famiglia; soprattutto se visti dall'angolazione di Francesca.

      Costretta quasi come una nomade,

      a crescere nella station wagon di papà Raffaele – lui che quasi come un canguro si porta il suo cucciolo sempre con sé – e la scarrozza da una parte all'altra della città.

      Francesca acquisisce una familiarità con il mondo esterno.

      In effetti dopo la scuola, c'è da accompagnare suo fratello Gabriele in palestra a scherma, e lei attende paziente di poter accedere anche lei ad uno sport.

      Finché un giorno decide. “”Papà !“”, gli tira la giacca e gli fa capire che nella stessa palestra , esiste un corso di danza – “voglio fare la ballerina”.

      Talmente eloquente e decisa, che papà Raffaele, in un baleno, si trova costretto ad iscriverla al corso di danza classica.

      Io ne vengo a conoscenza , direttamente a cose fatte. Ma non sono meravigliata, sembra l'attività perfetta per una prima ballerina come lei, in fondo la sua maestra d'asilo mi aveva preparato già da tempo, lei è nata per calcare il palcoscenico.

      Così i miei figli sono impegnati tutti e due in palestra. Finalmente la piccola Francesca ha capito la sua vocazione e comincia a muovere i suoi primi passi proprio con la danza classica.

      Miriam, la sua insegnante di danza, ne è entusiasta, e la segue con pazienza e tenacia.

      Durante gli anni in cui Gabriele svolge la sua attività di schermitore, siamo coinvolti in viaggi continui, in tutta Italia. E più volte all'anno.

      Imperturbabile Francesca insieme a noi, affronta i frequenti spostamenti.

      Normalmente la situazione è la seguente : valigia pronta in macchina dalla sera prima; mattinata rispettivamente a scuola per i figli e al lavoro per i genitori, poi si prelevavano i ragazzi dalle rispettive classi e si partiva nel primo pomeriggio da Roma.

      La sera giunti a destinazione ci si preparava per fare il tifo per Gabriele.

      In quegli anni abbiamo visitato tante città, Pesaro, Rimini, Lucca, Venezia, E' si Venezia! E viene un sospiro! Me la ricordo ancora lei incuriosita, svettare sul battello, ed osservare come se vedere una città sull'acqua fosse la cosa più normale del mondo.

      Altrettanto naturale era stare ore e ore in una palestra affollatissima e tifare per suo fratello.

      A Venezia quella volta eravamo rimasti fino a sera, ma decidemmo ugualmente di partire saremmo tornati a casa in nottata.

      L'incoscienza e la presunzione della gioventù. Ti senti sempre all'altezza della situazione, inarrestabile.

      E invece quella notte il ritorno fu particolarmente accidentato. Da Venezia a Bologna tutto liscio: ai bambini un bel panino e una bevanda e la speranza di tirare dritto fino a Roma mentre loro dormono sonni tranquilli.

      Invece nei pressi di Firenze la macchina si arresta. Come un mulo che si impunta non c'è nulla da fare. Abbiamo deciso di chiamare i soccorsi,