Pedro Ceinos Arcones

Breve Storia Della Cina


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studiosi a considerare che Cina possa essere uno degli scenari dell’evoluzione umana.

      Fino ad ora i resti più antichi ritrovati sono quelli dell'Uomo di Renzidong, nella provincia di Anhui, vissuto più di due milioni di anni fa.

      Altro testimonio della presenza preumana in epoca remota sono: l'Uomo di Yuanmou, nella omonima provincia, del quale si sono incontrati i denti fossilizzati, vissuto un milione e settecento mila anni fa; l'Uomo di Lantian, nella provincia di Shaanxi, che si stima sia vissuto circa seicento mila anni addietro; l'Uomo di Nihewan, del quale sono stati scoperti solo resti di utensili in pietra fabbricati da ominidi, datati un milione e cinquecento anni fa, e l'Uomo di Nanjing, che, secondo l'esame dei due crani incontrati, dovrebbe essere vissuto vicino all'omonima città, circa mezzo milione di anni fa.

L’Uomo di Pechino

      Il più famoso uomo preistorico incontrato in Cina è, senza ombra di dubbio, il chiamato “Uomo di Pechino”. Il nome viene dato dal ritrovamento dei suoi resti nella caverna di Zhoukoudian, nelle vicinanze della capitale cinese. La sua fama è dovuta al fatto che nel momento del ritrovamento archeologico, nel 1929, fu il primo ominide che si potesse identificare come “l’anello mancante”, discendente della scimmia e ante passato dell’essere umano, giustificando così con la sua esistenza la teoria evolutiva. All’incontrare nella zona presenze di resti umani per lungo tempo, gli studiosi affermano che l’Uomo di Pechino è il pezzo mancante nello studio dei cambi fisiologici che renderanno possibile la presenza dell’uomo moderno. L’aumento della capacità cranica (che arriva a 1075 cc, un 80% meno che quella dell’uomo moderno attuale però molto più grande di quella dell’uomo Lantiano, che solo arrivò a 780 cc) e i cambi che implica, relazionati con l’uso del linguaggio, il camminare eretto e l’utilizzo specifico delle mani, si possono sviluppare in un lasso di tempo di 200.000 anni conosciuti per l’Uomo di Pechino. L’uomo di Pechino è un cacciatore e collettore, si alimenta soprattutto cacciando cervi, quelli che perseguita con pali e torce, utilizza utensili di pietra per costruirne altri d’osso e legna, tagliare carne e la pelle degli animali che caccia; sa mantenere acceso il fuoco che usa per cucinare alimenti e per proteggersi dal freddo; taglia boschi e si alimenta anche di altri esseri umani quando non ha nient’altro a disposizione. Le scoperte di resti di ominidi di epoche più recenti si sono moltiplicati durante gli ultimi anni. I suoi studi permettono farci un’idea generale di una serie di processi migratori per i quali, durante milioni di anni, uno o vari tipi di ominidi, adattandosi alle condizioni locali vanno occupando differenti regioni della Cina. Nell’estremo Nord, l’Uomo di Nihewang, nella Mongolia interiore, è diventato famoso per gli studiosi grazie alla capacità di adattarsi ai cambi climatici stagionali, in quegli anni la Mongolia infatti, anche se godeva di un clima più calido che l’attuale, soffriva importanti variazioni climatiche. Nel Sud incontriamo l’Uomo di Dali, nella provincia di Yunnan, vissuto tra 230.000 e 180.000 anni fa; e quello di Maba, nella provincia di Canton. Ad Est, l’Uomo di Fujian dovrebbe essere esistito circa 200.000 anni fa. Ad Ovest l’Uomo di Dingcum, scoperto nella provincia di Shanxi, visse 100.000 anni addietro. Quest’ultimo è molto più evoluto fisicamente e culturalmente degli altri, i suoi strumenti ed utensili, anche se ancora di pietra, risultano rivoluzionari se confrontati con l’Uomo di Pechino. Fisicamente presenta grandi similitudini con l’Uomo di Neanderthal. Si considera che tutti loro appartengono alla specie Homo Erectus.

      Sono vestigia di una stirpe che vaga al ritmo stabilito dalle glaciazioni e fenomeni naturali?, o sono gli antenati dei popoli che abiteranno posteriormente le loro regioni? Ancora non abbiamo risposte a queste domande. Il lasso di tempo che intercorre tra la scomparsa dell’ultimo Homo Erectus e l’apparizione dei primi Homo Sapiens, è l’ultima frontiera della paleontologia. Mentre una scuola di pensiero afferma che tutti gli uomini moderni, Homo Sapiens, procedono dall’Africa; un’altra afferma che l’Homo Erectus ha avuto un’evoluzione distinta in ogni continente fino a convertirsi nell’Homo Sapiens. L’analisi genetico dei resti umani ritrovati nelle date cruciali, dovrebbe proporzionarci una risposta definitiva nel prossimo futuro. Alcuni esperimenti hanno potuto analizzare il materiale genetico di numerose popolazioni cinesi e assicurano che tutte appartengono allo stesso tipo di Homo Sapiens che ritroviamo in Africa. D’altra parte, ci sono prove che l’Homo Sapiens arcaico appare nei registri fossili di numerosi siti archeologici del Paleolitico Medio (tra 125.000 e 40.000 anni fa), questo indicherebbe una evoluzione indipendente dello stesso Sapiens in Cina. Come si può notare il dibattito rimane aperto, nel bel mezzo di connotati politici e raziali.

      A partire dai 40.000 anni addietro ritroviamo un incremento impronte della presenza umana nel nord e nel sud della Cina. Il suo sviluppo tecnologico e culturale è molto più veloce che quello dei suoi antenati, gli utensili adoperati sono più sviluppati, appaiono le prime vestigie di un sentimento religioso. Uno degli scavi più ricchi è quello della chiamata Caverna Superiore, a Zhoukoudian, vicino a dove si ritrovò l’Uomo di Pechino. L’”Uomo della Caverna Superiore”, ha vissuto circa 18.000 anni fa, si dedicava alla caccia e alla pesca, completando la sua alimentazione con frutti silvestri. I suoi lavori in pietra sono più evoluti, è a conoscenza del levigato, del perforato, dell’intaglio e della colorazione. Tra i suoi ritrovamenti appare un ago di osso usato per cucire pelli e confezionare vestiti, resti di molluschi marini che ci fanno pensare a relazioni commerciali o spedizioni in altre lontane regioni, e si è ritrovato un primo segno di pratiche religiose; giacché colorano di rosso alcuni utensili e cospargono di polvere di ematite i loro defunti. Al tempo dell’Uomo della Caverna Superiore, si iniziano ad acutizzare le differenze tra cultura del sud e quella del nord della Cina, dove quest’ultima svilupperà una maggiore complessità.

      Il periodo Mesolitico è la transizione da Paleolitico a Neolitico. In Cina questo è inizio dopo la fine dell’ultima glaciazione. In questo periodo, nonostante la caccia e la pesca siano ancora attività fondamentali, si inizia a sperimentare l’agricoltura e l’allevamento degli animali. Ed infatti in quest’epoca che troviamo tracce di rudimentale agricoltura.

      Ci riferiamo a Wuming nella provincia di Guangxi, Djalai Nor in Mongolia interiore, o Guixangtun in Heilongjiang. Siamo approssimatamene tra il 10.000 e il 7.000 a.C.

Cultura Neolitica

      Circa diecimila anni fa è quando si inizia a coltivare cereali nel suolo cinese. Possibilmente lo sviluppo dell’agricoltura arrivi dall’osservazione delle collettrici, le donne sono le più indicate, dato il loro ruolo, ad osservare la natura e scoprire il processo della germinazione da un seme caduto accidentalmente. I più antichi segnali della coltivazione del riso si sono ritrovati lungo il fiume Yangtze proprio in questo periodo; e posteriormente la coltivazione del miglio, a nord nella provincia di Henan.

      Progressivamente una serie di comunità assicureranno la loro sussistenza con l’agricoltura, che poi diventerà la loro attività principale, dove la caccia e la pesca e la raccolta diventeranno azioni secondarie. Si calcola che l’allevamento di animali è posteriore, intorno al 7.000 a.C., originandosi possibilmente con al cattura di animali feriti o cuccioli abbandonati, che, tenuti vicina all’uomo daranno una scorta di carne nel futuro.

      L’agricoltura, invece, si sviluppa rapidamente a nord del Fiume Giallo, che in quel periodo era notevolmente più caldo e umido che oggi giorno; con selve, laghi, paludi e montagne piene di foreste e ricche di animali selvaggi.

      Tra il 6000 e il 5000 a.C. nasce in Cina la prima civiltà Neolitica, ci riferiamo alle scoperte di Peiligang e Cishan. I suoi abitanti, che dimostrano realizzare attività proprie della vita sedentaria, sviluppano l’agricoltura e l’allevamento simultaneamente. Coltivano il miglio, raccolgono noci silvestri e allevano cani, suini e polli come animali domestici. Cacciano cervi e altri animali più piccoli. Elaborano tripodi di ceramica non ancora decorati. Vivono in villaggi con case rotonde o quadrate, hanno magazzini sotterranei e cimiteri, con tombe semplici, dove alcune ceramiche ed utensili del quotidiano accompagnano il defunto. Queste culture sono considerate le ante passate della cultura Yangshao, che si sviluppa posteriormente in un’area simile.

      Nello stesso periodo nasce nella provincia di Gansu la cultura Dadiwan (5300 a.C.), della quale, nonostante il suo sviluppo, non si riesce a identificare l’influenza che possa aver avuto in culture precedenti. Della cultura Dadiwan si sono ritrovati un buon numero di piatti di ceramica decorata, la più antica fino ad ora scoperta in Cina, alcune addirittura con segni che potrebbero appartenere