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Rimatori siculo-toscani del dugento. Serie prima - Pistoiesi-Lucchesi-Pisani


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— stanza.

      saggio (avv.) — saviamente.

      scur (avv.) — oscuramente.

      sembianza — apparenza.

      semblante (per) — per somiglianza (prov. per semblansa).

      sentenzia — spiegazione.

      sentore — sentimento.

      sentuta — sentimento; non voglio mia sentuta — non son padrone del mio sentimento.

      será — sará.

      siguro — sicuro.

      smirata — smisurata.

      soffrenza — sofferenza, paziente attesa.

      sofrente — sofferente.

      somegli (me) — mi sembri.

      sormontare — innalzare.

      sove — sovviene, soccorre.

      soverchianza (montare in) — diventare orgoglioso.

      spera — speranza.

      spero — specchio.

      stallo — dimora; a fermo stallo — in dimora ferma, fermamente, immutabilmente.

      stande — starne.

      storma — s'allontana dalla torma, s'allontana.

      strado — esco di strada.

      Strettoia — immaginario nome di paese, che vuole alludere alle strettezze in cui il poeta si trovò a Pistoia.

      strove — trova.

      suoi — suoli, sei solito.

      tardo (avv.) — tardi.

      torma — schiera.

      trabuccare — traboccare, cadere.

      turba (verbo) — produce turbamento.

      tuttora — sempre.

      vallo — valle.

      veduta — oggetto che si vede, figura, immagine.

      veggi — vedi.

      veglia — vecchia.

      venegli — convenegli, gli conviene.

      venme — vennemi, mi venne.

      veo — vedo.

      vertá — veritá (prov. vertatz).

      visaggio — viso.

      visii — cose vedute.

      vo' — voi, a voi, vi.

      vorestu — vorresti tu.

      vorrea — vorrei.

       RIMATORI LUCCHESI

       Indice

      A CURA

       DI

       AMOS PARDUCCI

       BONAGIUNTA ORBICCIANI

       Indice

       Indice

      I

      È colpito dalla sventura; ma non perciò tralascerá di cantare la gioia che gli viene a mancare.

      Avegna che partensa

       meo cor faccia sentire

       e gravozi tormenti sopportare,

       non lasseragio sensa

       dolse cantare e dire 5

       una cusí gran gioia trapassare.

       E rallegrare — altrui cosí feraggio

       del meo greve damaggio,

       per pianto in allegressa convertire;

       siccome la balena 10

       di ciò che rende e mena

       la parte lá, u' dimora, fa gioire.

       La gioi', ch'eo perdo e lasso,

       mi strugge, mi consuma,

       come candela ch'al foco s'accende. 15

       E sono stanco e lasso;

       meo foco non alluma,

       ma quanto piú ci afanno men s'apprende.

       E non risprende — alcuna mia vertude:

       avanti si conchiude, 20

       siccome l'aire quando va tardando;

       e come l'aigua viva

       ch'alor è morta e priva

       quando si va del corso disviando.

       Disvio sí che bene 25

       sentor di me no aggio,

       non saccio com'eo vivo sí gravozo.

       Oh Deo! che non m'avene

       com'al leon selvaggio,

       che tutto tempo vive poderozo 30

       e odiozo — sensa pietate,

       acciò che 'n veritate

       lo meo greve dolor mostrar potesse

       e la mia pena agresta

       per opra manifesta, 35

       perché la gente mei me lo credesse?

       Credo che non feráe

       lontana dimoransa

       lo core meo, che tanta pena dura:

       mentre che viveráe 40

       será fòr di speransa

       d'aver giamai solasso né ventura.

       Ma se natura, — che nd'ha lo podere,

       n'avesse lo volere,

       appena mi poría donar conforto. 45

       Como l'augel che pia,

       lo me' cor piange e cria

       per la malvagia gente, che m'ha morto.

       Morto fuss'eo pertanto

       o nato non fuss'eo 50

       o non sentisse ciò ch'eo veggo e sento;

       perché 'l meo dolse canto

       amar mi torna e reo e in erransa lo innamoramento! Ma 'l bon talento — ch'aggi' e 'l cor gioioso 55 plagente ed amoroso, como la uliva non cangia verdura, non cang'eo per ragione di fina 'ntensione, ancor mi sia cangiata la figura. 60

      II

      Rinasce all'amore, perché la donna sua lo esorta a sperare.

      Fina consideransa

       m'ha fatto risentir, ch'avea dormuto,

       de lo gioiozo meo innamoramento.

       Com'omo mentre avansa,