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Rimatori siculo-toscani del dugento. Serie prima - Pistoiesi-Lucchesi-Pisani


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la stasion dichina.

      IX

      Si rallegra pensando alla gioia che spera d'avere.

      Infra le gioi' piacenti

       considerando sono

       a ciascuno amadore

       li dolci intendimenti,

       unde si move dono, 5

       che merita l'amore.

       Ed io n'agio lo core — cosí temente

       per voi, che 'nfra la gente

       siete como diamante precioso,

       fra l'altre gieme tanto grazioso. 10

       Sí graziosa appare

       a la mia percepenza

       la gio', che 'l core spera,

       deo considerare

       con senno e con piacenza 15

       sí com'eo l'agia intera,

       e no lassar maniera — che sia laudata

       per me, ch'è straniata.

       Sí fort'è l'amoroso intendimento

       ch'eo nol pozo celar com'eo lo sento. 20

       Sentomi sí gioioso

       quando mi penso bene

       la gio', ch'eo degio avere,

       vivonde coragioso

       ch'a lo core mi vène 25

       un sí fèro volere,

       che mi tolle'l savere — e l'entendanza;

       cotant'è l'abondanza

       de l'amoroso foco, che m'incende,

       membrando l'alta gio', che 'l core atende. 30

       Atendo di compire,

       e vado sogiornando

       in questo mio viagio;

       e s'eo per tosto gire

       potesse, come stando, 35

       compier lo meo coragio,

       farea questo passagio — in tal manera,

       che falcon di rivera

       apena credo ch'avanti mi gisse

       per fin che 'l meo viagio si compisse. 40

       Compíta, amorosa, avenente, cortese donna delle migliori, per cui mi è gioiosa la contrada luchese, 45 apareno li fiori inver' li nostri amori, — che son cotanti; li amorosi sembianti continuati son di gio' compíta, che no mentisce l'amorosa vita. 50

      X

      Non ha l'amore della sua donna e vorrebbe dimenticarla: non essendogli ciò possibile, invoca da lei la fine dei suoi mali.

      Quando apar l'aulente fiore,

       lo tempo dolze e serino,

       gli auscelletti infra gli albóre

       ciascun canta in suo latino:

       per lo dolze canto e fino 5

       si confortan gli amadore,

       quegli ch'aman lealmente.

       Eo lasso no rifino

       per quella che 'l meo core

       va pensoso infra la gente. 10

       Per quella, che m'ha in ballía

       e m'ha d'amore conquiso

       vo pensoso nott'e dia,

       per quella col chiaro viso:

       co' riguardi e dolce riso 15

       m'ha lanciato e mi distringe

       la piú dolze criatura.

       Lasso! quando m'ebe priso

       d'amor tutor mi s'infinge,

       pare di me non ha cura 20

       Cogli sguardi m'ha conquiso,

       parlando ond'io mi doglio,

       lasso! quando m'ebe priso;

       or mi va menando orgoglio.

       Adunque partir mi voglio 25

       d'Amore e di suo servire

       e de li falsi riguardi,

       e fare ciò ch'io non soglio

       . . . . . mantenire

       per quella, che tuto m'ardi. 30

       Ben me ne voría partire

       s'unque lo potesse fare;

       m'adoblaran li martíre,

       non ne poría in ciò campare.

       Adunqua mi conven stare 35

       a la sua dolze speranza

       e non essere argoglioso,

       ma tutor merzé chiamare:

       forse ne verá pietanza

       quella, c'ha 'l viso amoroso. 40

       Canzonetta dolze e fina,

       va', saluta la più gente;

       vann'a quella, ch'è regina

       di tuti gl'insegnamente.

       Da mia parte t'apresente, 45

       e si le chiama merzide

       che non degia piú sofrire

       ch'io patisca esti tormente:

       ca rimembrando m'auzide

       e d'amor mi fa languire. 50

      XI

      Credeva di non essere amato; ma ha avuto torto. E n'è lietissimo.

      Ben mi credea in tutto esser d'Amore

       certamente allungiato;

       sí m'era fatto selvaggio e stranero.

       Or sento che in erranza era 'l meo core;

       ché non m'avía ubliato, 5

       né riguardato il meo coraggio fèro.

       Poiché servo, m'ha dato, per servire,

       a quella, a cui grandire

       si può somma piacenza

       e somma conoscenza; 10

       che tutte gioie di biltate ha vinto,

       sí come grana vince ogn'altro tinto.

       Tant'allegrezza nel meo core abbonda

       di sí alto servaggio

       che m'ha e tiemmi tutto in suo volere, 15

       che non posa giá mai, se non com'onda,

       membrando il suo visaggio

       ch'ammorza ogn'altro viso e fa sparere

       in tal manera che lá 've ella appare

       nessun la può guardare, 20

       e mettelo in errore.

       Tant'è lo suo splendore

       che passa il sole, di vertute spera,

       e stella e luna ed ogn'altra lumera.

       Amor, lo tempo ch'era senza amanza, 25

       mi sembra in veritate,

       ancor vivesse, ch'era senza vita;

       ch'a viver senza Amor no è baldanza

       né possibilitate

       d'alcun pregio acquistar di gioi' gradita. 30

       Onde fallisce troppo oltra misora

       qual uom non s'innamora,

       ch'Amore ha in sé vertode:

       del vile uom face prode,