Brenda Trim

Il Guerriero Depravato


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La sua routine si compose presto di giornate in cui lavorava come meccanico, e di serate in cui plasmava il proprio corpo nell’arma migliore di sempre. Era determinata a non volersi ritrovare mai più talmente inerme. Aveva quindi costituito il SOVA per portare avanti la propria missione, supportando le vittime di attacchi simili a quello che aveva subito.

      Individuava immediatamente nei report quotidiani di TwiKills le vittime di attacchi di vampiri, il che la consumava dall’ira. Aveva un solo obiettivo nella vita: rendere sicura Seattle. Avrebbe impedito ai vampiri di prendere il controllo della sua città, e si era fatta carico di dare la caccia alle prede e ucciderle. Non sarebbe stata soddisfatta fino a quando tutti i vampiri non sarebbero stati sterminati.

      Il SOVA era il suo unico scopo di vita da quando il suo promesso sposo l’aveva lasciata. Il bastardo era talmente disgustato dall’aspetto di lei dopo l’attacco subito da troncare la relazione. Meglio così. Si prefissò di non vivere nel passato.

      Si issò nuovamente in piedi e avanzò zoppicando, decisa a frapporre più distanza possibile tra sé e il vampiro. Indubbiamente quel mostro sarebbe stato arrabbiato se fosse sopravvissuto all’attacco, e sicuramente si sarebbe messo sulle sue tracce. Si ritrovò a sperare che il vampiro fosse ancora vivo; doveva ammettere che la elettrizzava il pensiero di lui che le dava la caccia. Era trascorso molto tempo dall’ultima volta in cui qualcuno l’aveva fatta eccitare.

      Qualche metro più là si rese conto di essere più ferita di quanto pensasse. Le faceva male tutto dalla caduta, e la caviglia le pulsava dal dolore. Quando si guardò intorno notò un albero il cui tronco era cavo, quindi vi si rannicchiò all’interno. Doveva riposare. Una volta nel tronco chiuse gli occhi e restò allerta. La colse di sorpresa rendersi conto che i rumori circostanti non erano così diversi da quelli del proprio mondo, con gli insetti e gli uccelli che svolazzavano in giro. Pregava che non ci fossero tanti dannati serpenti, perché se c’era una cosa che odiava più dei vampiri erano i serpenti.

      Quando Mackendra portò indietro il capo, la stanchezza ebbe la meglio su di lei. Aveva i polmoni in fiamme a causa della fatica e del fumo che aveva inalato, ma almeno respirava con più agevolezza. Si stava per addormentare quando la raggiunse un dolore lancinante al braccio destro, a cui seguì la sensazione che un milione di formichine le stessero camminando sulle braccia. Si affrettò quindi fuori dall’albero e si strofinò gli arti; fu in quel momento che si accorse di essere ricoperta dai ragni più grandi che avesse mai visto.

      Prese a urlare dallo spavento nel togliersi di dosso gli insetti, e li schiacciò con i piedi quando caddero a terra. Buon Dio, le erano finiti anche nei capelli e si stavano facendo strada nella maglietta. Scosse il capo e si tolse il top, pestandolo una volta al suolo. S’immobilizzò qualche minuto più tardi, quando non percepì altro movimento sulla pelle. Quindi abbassò il capo e notò il cimitero d’insetti di cui era artefice.

      Mackendra aggiunse i ragni alle creature che odiava. Si rese conto che la lista si stava facendo abbastanza lunga. Fece quindi ritorno all’albero, dove si riappropriò dello zaino. Faceva ancora fatica a prendere un respiro profondo. Aveva la bocca secca e le braccia infiammate a causa dei morsi degli insetti. Era disidratata, e quando estrasse dalla sacca una bottiglietta d’acqua ne prese un sorso generoso. Doveva però preservare le proprie scorte, quindi si impose di smettere di bere nonostante avesse ancora sete. Aveva le vertigini e vedeva i puntini di luce. Si ricordò del kit di pronto soccorso e lo spray antisettico, di cui si ricoprì le braccia.

      Saltellò sul posto quando l’irritazione cutanea non fece che peggiorare. Quando prese a sudare freddo le sovvenne che probabilmente quei demoni a otto zampe erano velenosi. Perse un battito, come a confermare la propria teoria. Si mise a sedere tra le foglie primaverili; aveva la vista offuscata e il petto come costretto. Abbandonò il busto all’indietro, rivolgendo lo sguardo alle fronde degli alberi. Si chiese se sarebbe stata la propria fine. Non sarebbe stata la ciliegina sulla torta se fosse morta in una giungla di un pianeta dimenticato da Dio? La sua solita fortuna, pensò, prima che tutto si fece nero.

      CAPITOLO DUE

      Kyran grugnì nel rotolare a terra per mettersi a sedere. Non gli tornava in mente l’ultima volta in cui era stato colto alla sprovvista, il che lo fece sorridere. Mackendra era tutto fuorché prevedibile. Kyran notò che la ferita era guarita nonostante fosse trascorso solamente qualche minuto. Negli esseri soprannaturali la pelle era il primo elemento che si rimarginava, trattenendo la maggior quantità possibile di sangue; erano gli organi a impiegare più tempo per sanarsi.

      Quando abbassò lo sguardo notò il lago di sangue che aveva perso. Presto avrebbe dovuto cibarsi, e la sua mente si spostò immediatamente sulla femmina che aveva causato l’emorragia. Mack era in debito con lui, e gli sarebbe piaciuto quando si sarebbe fatto ripagare. Con la coda dell’occhio vide il pugnale di lei che brillava alla luce della luna, quindi lo raccolse. Nel soppesare l’oggetto tra le mani Kyran dedusse che si trattava di un coltello di titanio di alta qualità, la cui fabbricazione era chiaramente frutto di abilità e cura. Era maestoso, e si chiese dove la ragazza se lo fosse procurato.

      Kyran sapeva che Mackendra dava la caccia agli Skirm, e l’aveva vista in azione. Mackendra Callaghan era una forza da non sottovalutare, quindi non era sorpreso del fatto che fosse armata. Si rigirò il coltello tra le mani e sorrise al fatto che forse la ragazza in quel momento stava impazzendo. Kyran era pronto a scommettere che non uscisse mai senza, nascondendoselo addosso. Forse quando l’avrebbe legata l’avrebbe provocata con la lama. L’idea gli fece accelerare il flusso sanguigno e lo fece balzare in piedi. Era pronto per andare a cercarla.

      Un rumore proveniente dal portale lo fece immobilizzare. Inclinò il capo mettendosi in ascolto, e percepì diverse voci maschili. Qualsiasi cosa si stesse avvicinando pochi istanti prima aveva raggiunto la sua zona. Kyran avanzò silenziosamente per ascoltare con attenzione ciò che gli uomini stavano dicendo.

      “Qui non c’è nessuno. Credi che Legette si sia sbagliato?” Domandò uno di loro, il dubbio era evidente nella sua voce.

      “No, plebeo, lui non si sbaglia mai. Vuole ritrovare Angus e Keira più di tutti noi. Sai quanto influisca su di lui il fatto che nessuno oltre ad Angus sia in grado di preservare la nostra razza. Probabilmente sono trascorsi secoli, ma sono certo che si ricordi di come funziona quando si apre un portale” disse un altro uomo chiaramente infastidito. Kyran prese in considerazione il mettersi a spiare il gruppo da dietro un albero. Doveva determinare se si trattassero di amici o nemici.

      La voce del terzo uomo era invece carica di rabbia, il che fece restare Kyran fermo dove si trovava, non essendo disposto a farsi vedere. “Come ha fatto ad attivarsi improvvisamente? Né Angus né Keira sono in grado di aprire un portale verso un altro Reame. E quella nullità di Akilam di sicuro non è capace di scagliare un incantesimo. Che sia la profezia che si avvera?”

      Era la seconda volta che menzionavano Angus, e la mente di Kyran si spostò immediatamente sull’unico Angus che conosceva, ovvero il loro maggiordomo. L’Angus che conosceva era un drago muta-forma, il quale si era recato a Zeum un paio di secoli prima. Era il maschio più efficiente che Kyran avesse mai incontrato, sempre in grado di prevedere i bisogni di tutti prima che li esprimessero, agendo di conseguenza. Si rese conto che questi non aveva mai proferito del proprio passato. Per quanto ne sapeva era assolutamente possibile che quegli uomini fossero alleati di Angus, ma Kyran li avrebbe evitati fino a quando avrebbe avuto ulteriori prove.

      Doveva trovare Mackendra e accertarsi che fosse al sicuro. Inoltre si trovava in inferiorità numerica, e non era certo delle capacità di quei maschi. Kyran era un vampiro dominante, in grado di proteggersi; era però mortale.

      “Ehi, cazzoni, tacete. Sentite un odore strano?” La domanda attirò l’attenzione di Kyran, il quale tornò in allerta.

      Il commento rispose ad almeno una delle proprie domande. Gli uomini avevano dei sensi soprannaturali, e indubbiamente avevano percepito l’odore del sangue. Kyran non aspettò di farsi scoprire, quindi sfrecciò verso un albero qualche metro più in là. Finì in un gruppo di alberi, nascondendosi dietro a uno dal tronco largo; da lì osservò i tre uomini avvicinarsi all’arbusto che l’aveva nascosto fino a quindici minuti prima, quando aveva perso