Mackendra era coricata a occhi chiusi, era confusa e allo stesso tempo provava sollievo. L’ultima cosa che si ricordava era tanti schifosissimi ragni enormi che la mordevano. Le avevano ricoperto ogni centimetro di pelle, penetrandole freneticamente la carne. Gli insetti le avevano lasciato innumerevoli segni gonfi sulle braccia e sul torso, e quando l’acido le aveva raggiunto le vene, Mackendra si era resa conto che i ragni erano velenosi. Era scioccata di essere viva. Non si aspettava di riprendersi dopo aver sentito gli organi liquefarsi. Non aveva idea che fosse possibile provare dolore al fegato e al diaframma. La ragazza non poteva fare a meno di chiedersi come avesse fatto a non morire.
Aprì gli occhi quando qualcosa le sfiorò un braccio. Si mise a sedere talmente velocemente da farle girare la testa. Sollevò le braccia e le osservò. Non solo non aveva più ragni addosso, ma erano spariti anche i segni dei morsi. Si accarezzò il seno e il ventre, ma anch’essi erano intonsi, ovviamente a eccezione delle cicatrici già presenti. Com’era possibile? Le venne la pelle d’oca. Aveva stranamente molta energia in corpo nonostante fosse stata in punto di morte poco tempo prima. Che cosa stava succedendo?
Nulla aveva avuto senso da quando si era risvegliata circondata dalle fiamme nella propria camera da letto. Molto probabilmente casa sua era andata distrutta, e si ritrovava in un luogo sinistro circondata da Dio solo sa che razza di creature; inoltre era appena sopravvissuta all’attacco di ragni velenosi. Senza contare che probabilmente in quel momento un vampiro le stava dando la caccia. Provò un brivido lungo la schiena come ad avvertirla.
“Era ora che ti svegliassi” udì pronunciare in forte accento scozzese dietro di sé. Balzò in piedi dallo spavento, e quando si voltò si trovò faccia a faccia con lui. Mackendra notò che l’uomo aveva contratto un muscolo della mascella quando si guardarono. Una brezza tiepida le accarezzò la pelle nuda, e si rese conto che stava fissando un vampiro senza maglietta. Lo stesso vampiro che aveva pugnalato al cuore. Provava disagio quando raccolse velocemente il proprio top da terra prima di indossarlo senza nemmeno preoccuparsi di pulirlo dalla sporcizia e dalle budella di ragno. Non le piaceva il modo in cui il vampiro la stava guardando come se fosse stato pronto a mangiarla viva. La parte peggiore di quella giornata incredibile era che non sapeva nemmeno se sarebbe stato qualcosa di positivo o di negativo.
Gli occhi di lui le ricordavano un cielo in tempesta. Non riusciva a non chiedersi che cosa l’essere avesse in serbo per lei. L’avrebbe uccisa per averlo pugnalato o l’avrebbe punita in altro modo? L’espressione sul volto di lui suggeriva che tutto fosse possibile.
“Sei abbastanza forte da camminare, bella. Dobbiamo andarcene subito” il suo tono imperativo non lasciava spazio a compromesso alcuno.
“Cosa?” Domandò, confusa dall’atteggiamento di lui. “Dove stiamo andando?”
“Devo trovare assolutamente un nascondiglio. Non posso espormi alla luce del sole” rispose gettandole lo zaino ai piedi.
“Se non mi porti a casa non ho intenzione di seguirti, succhia-sangue” sbottò lei con ritrovato coraggio, incapace di tenere la bocca chiusa. Per come la vedeva se avesse avuto intenzione di ucciderla l’avrebbe già fatto. Aveva perso i sensi, era ferita e completamente a sua disposizione, eppure non le aveva fatto del male. L’idea in sé andava contro tutto ciò che sapeva riguardo ai vampiri. Avrebbe dovuto succhiarle tutto il sangue e lasciarla morire.
“Preparati. Sono certo che qua fuori ci siano delle creature ben peggiori dei ragni”. Il suo tono spensierato era quasi credibile; il vampiro giocherellò distrattamente con il coltello di Mackendra prima di mettersi in marcia. La ragazza aveva però notato l’espressione irritata di lui prima che la mascherasse agli occhi di lei.
Lo osservò avanzare rivolgendole la schiena, e la ragazza guardò infuriata la lama. Aveva realizzato da sola quel pugnale e lo rivoleva. Dopo diversi tentativi con varie armi e alcuni infortuni, Mackendra si era resa conto che solamente le lame di titanio uccidevano i vampiri. O gli Skirm. Non sapeva ancora per certo se i vampiri e gli Skirm fossero due tipi diversi di creature. L’uomo non era diventato cenere, e il suo sangue era rosso e non nero. Inoltre c’era qualcosa di strano nel modo in cui gli brillavano gli occhi. Non assomigliavano affatto a quelli delle altre sue prede, attorno alle cui iridi si allargava un inquietante cerchio rosso.
Anni prima, quando aveva intrapreso l’attività di caccia ai vampiri, si era resa conto in fretta di dover trovare il modo di fabbricare delle armi. Era stato costoso perdere ripetutamente pugnali e pistole quando aveva esordito cacciando Skirm. Fortunatamente aveva imparato molto grazie al proprio mestiere di meccanico, quindi non le risultò complicato apprendere di come realizzare le armi forgiandole nel proprio braciere in giardino. Aveva scoperto per caso che il titanio uccideva gli Skirm. Aveva impiegato una porzione generosa dei propri risparmi per acquistare del titanio per le armi, una di cui era tra le mani di un vampiro. Si trattava della sua opera migliore, nonché la sua gioia e il suo orgoglio.
“Ehi, ridammelo subito” gli ordinò nel raccogliere lo zaino da terra prima di seguirlo. Era sorpresa di quanto lui si muovesse velocemente e in silenzio, mentre a Mackendra sembrava di avanzare pesantemente come un elefante.
“Perché, così puoi pugnalarmi ancora? Nah, me lo tengo”.
La ragazza prese quindi a correre e lo raggiunse, e dovette faticare il doppio per restare al passo di Kyran. Questi non si preoccupò nemmeno di rallentare per facilitarla, non comportandosi assolutamente da gentiluomo. Non che Mackendra volesse un uomo che la trattasse con estremo riguardo, ma non gli avrebbe fatto male rallentare. “Quel pugnale mi appartiene. L’ho realizzato io e lo rivoglio” ritentò.
Kyran si passò quindi la lama tra le mani per ispezionarla. Mack si ritrovò a trattenere il respiro, in attesa di apprendere l’opinione di lui. Sperava assurdamente che gli piacesse. Non aveva idea del perché il giudizio di Kyran avesse importanza, eppure era così. “Non male per un’umana. Te lo ridarò se ti comporterai bene. Confido nel fatto che tu abbia capito che non è facile uccidermi. Prima lezione, Mackendra. Si uccidono gli esseri soprannaturali solo decapitandoli”.
Il ghigno sul volto di lui mentre le porse il coltello le fece venir voglia di conficcarglielo dritto in mezzo agli occhi. Che arrogante. “Lo prendo come un complimento per il mio spiccato talento”.
“Come preferisci, bella”. Questa volta ridacchiò liberamente, e lei gli diede un pugno amichevole al braccio senza pensarci, come se fosse un suo amico. Kyran abbassò lo sguardo dove la ragazza l’aveva colpito, e le rivolse un ghigno misterioso. “Per quanto sia tentato dal proseguire questo scambio, dobbiamo trovare riparo” commentò.
Ignorò la risposta irriverente di lui, e si chiese come mai fosse talmente urgente ripararsi dal sole. “Mi sono sempre chiesta quanti miti sui vampiri siano veri. Veramente il sole ti riduce in cenere?”
“Eccome” rispose con nonchalance. Non era una persona molto incline alla conversazione, ma la cosa non la scoraggiò. Svolgeva ricerche sui vampiri da anni, ma non aveva mai trovato una fonte attendibile di informazioni. Davanti a sé aveva un vampiro vero, il quale sembrava disposto a condividere nozioni, e sicuramente avrebbe colto l’occasione per imparare tutto ciò che poteva. Dopo tutto, sapere è potere.
“Okay. Cos’altro è vero? I crocifissi ti fanno male? E l’aglio?” Domandò Mackendra nel sistemare due bastoncini a forma di croce.
Kyran scoppiò a ridere di gusto. “No” scosse il capo, e le sembrò che sul volto di lui fosse apparso brevemente un sorriso. Era sconcertante vederlo divertito. Non credeva che i vampiri fossero in grado di provare altre emozioni oltre l’ira. Inoltre era bellissimo quando sorrideva. A essere onesta tutto di quel vampiro era bellissimo...dai suoi tratti possenti e mascolini al suo corpo incredibilmente muscoloso.
Quando Mackendra alzò lo sguardo su Kyran si rese conto che era alto, almeno quindici centimetri di più del suo metro e settantacinque. Il respiro le accelerò quando notò il modo in cui le gambe di lui riempivano i pantaloni. Le spalle larghe di Kyran facevano sì che la maglietta gli risultasse aderente, e la vista le faceva battere forte il cuore. Si chiese se si trattasse del frutto di un duro allenamento o se facesse parte della sua natura di vampiro. Nonostante il corpo incredibile, ciò che attirava