trincerata nel destino che Broderick aveva previsto per la sua vita da ragazza. Ma perché stava accadendo tutto ciò? Lei desiderava solo continuare la vita felice che aveva prima di incontrare Ian. Perché Dio l'aveva sposata a quel pazzo appassionato di manipolazione e controllo? Davina avrebbe voluto solo una famiglia e qualcuno da amare.
Si raddrizzò e si posò le mani tremanti sul ventre. Aver perso il primo figlio l'addolorava profondamente, ma alla fine si era chiesta se non fosse stato meglio non avere il bambino. Davina non avrebbe sopportato di vedere il sangue del suo sangue costretto a sottomettersi al suo stesso destino, alla pazzia che lei doveva sopportare. Piegando le ginocchia sul petto, attirò le gambe a sé e abbracciò il bimbo che adesso era accoccolato dentro di lei. Aveva saltato due cicli- uno prima della punizione di Ian e l'altro nell'ultimo mese- quindi era rimasta incinta prima che lei e Ian dormissero in stanze separate. Ma cosa sarebbe accaduto al suo bambino, se tutti la consideravano pazza? Dondolando avanti e indietro con la fronte appoggiata alle ginocchia, lasciò sgorgare le lacrime.
Toccò il pugnale nello stivale con l'incavo del braccio. Trattenne il fiato, paralizzata da un'idea che le era venuta in mente. Seguendo l'orlo dell'abito, tirò fuori l'arma dallo stivale e si accucciò sui talloni. Il suo cuore era combattuto riguardo a quella decisione. Sono pazza. Ma quale altra scelta ho? Strinse le mani intorno all'elsa del pugnale e si posò la punta della lama contro il cuore. Aveva le mani doloranti, con le nocche bianche e tremanti. Non sapeva bene se aveva afferrato il coltello per paura o per farsi forza. Una lieve brezza accarezzò le sue guance sporche di lacrime, rinfrescando la pelle nell'aria della sera. Non voleva farlo- prendere la propria vita e quella del figlio non ancora nato- ma come avrebbe fatto ad affrontare la pazzia che li attendeva entrambi? Come poteva affrontare il tradimento della sua famiglia? Oppure quella era solo una scusa da codarda?
Si lasciò sfuggire un grido di frustrazione e infilò la lama nel terreno soffice e bagnato, crollando a terra. Il suo corpo era scosso dai singhiozzi e l'odore della sporcizia si mescolava a quello stantio delle foglie in decomposizione, come in una tomba. “Sono stata così vicina,” piagnucolò, “così vicina a diventare vedova. Così vicina alla libertà.” Per colpa di una decisione presa dal re, tutte le sue speranze si erano infrante come ghiaccioli contro la pietra. Persino quel membro della sua famiglia- il suo cugino reale- l'aveva tradita; l'apparizione di re Giacomo sembrava essere stata mandata apposta per lei, solo per tormentare la sua esistenza. Davina singhiozzò ancora più forte, avvinta dalla disperazione.
Heather batté gli zoccoli a terra e scosse la testa. Davina voltò lo sguardo verso la foresta buia, alla ricerca della fonte dell'agitazione dell'animale. Le si strinse lo stomaco dalla paura.
Oh, mio Dio! Sono venuti a cercarmi? Impallidì. Forse Ian era venuto a cercarla... da solo.
Solo un freddo silenzio le rispose, a parte il leggero frusciare degli alberi nel vento. Perlustrò il terreno, ma non vide niente. Dopo un altro momento di silenzio, cercò di trarre un sospiro e il sollievo la sommerse. Nessuno era venuto a cavallo per prenderla e riportarla indietro. Davina si alzò in piedi, si asciugò il naso e si avvicinò alla cavalla, continuando a lasciare occhiate intorno. “Su, su,” cercò di calmarla, allungando le mani in avanti.
Prima che potesse posare un dito sul fianco di Heather, una forza invisibile le fece uscire il fiato dai polmoni e Davina sbatté la testa sul terreno. Il suo viso fu spinto tra le foglie, mentre la testa le pulsava e qualcuno le schiacciava il corpo. Incapace di respirare o di pensare, lottò per costringere l'aria a tornare nei polmoni, facendosi prendere dal panico.
“Rilassati, ragazza,” le sussurrò all'orecchio una voce profonda. “Il fiato tornerà tra un attimo.”
Il suo aggressore la rimise in piedi in un lampo e la fece voltare a guardarlo, mentre le sue mani toccavano le contusioni fresche che Ian le aveva procurato sulle braccia, quando l'aveva tenuta bloccata contro le scuderie. Con la vista offuscata e la mente ancora scossa da quell'incontro, Davina riuscì a calmarsi e ben presto l'aria della notte d'estate tornò a riempirle i polmoni. Trasse dei respiri avidi.
“Ecco qui, ragazza.”
La paura scosse il corpo di Davina, che lottò contro quell'uomo che la teneva prigioniera contro di sé. Un bagliore d'argento fuso nelle sue pupille la attrasse in quelle profondità e Davina si calmò. Fu sommersa da un'ondata di curiosità e confusione, quando posò gli occhi su quel viso familiare- quel naso aquilino, quegli occhi verde smeraldo e quel capelli rosso fiamma. Il suo Broderick era finalmente tornato per salvarla? Spinse contro il petto dell'uomo, per mettere un po' di distanza dal suo viso e guardarlo meglio.
No. Questo viso sembrava più giovane, la mascella non era così ampia e gli zigomi erano meno scolpiti. Ho perso la testa! Avrebbe dovuto essere spaventata a morte, tra le braccia del suo aggressore, invece si stava chiedendo se quello fosse l'uomo che aveva desiderato fin dalla giovinezza.
Il pericolo in quegli occhi si trasformò in confusione, quando l'oscuro straniero osservò il viso di Davina. Afferrandole i capelli, le spinse indietro la testa. Un grido sfuggì dalle labbra di Davina, mentre l'uomo le tirava i capelli sul bernoccolo che aveva in testa. Fu costretta a fissare il cielo nero e la luna piena sopra di lei. Trattenne il fiato, mentre la bocca dell'uomo si posava sulla sua gola e un dente affilato le perforava la pelle tenera. Un breve dolore... poi un'ondata inaspettata e calda di piacere le percorse le vene e Davina crollò contro di lui con un gemito, cedendo all'euforia.
Quell'uomo- quella creatura- le sondò la mente in un'invasione seducente dei suoi pensieri, apprendendo tutto di lei mentre beveva. In pochi istanti, Davina visse di nuovo i piaceri dell'infanzia, le frustrazioni dell'adolescenza e le fantasie dell'amante zingaro dei suoi sogni. Quei lontani ricordi di Broderick si fecero avanti impetuosi e la circondarono... l'aroma esotico dell'incenso, la forte presenza del suo calore, le farfalle nella pancia, quando l'aveva visto.
Davina rivisse la notte in cui aveva incontrato Broderick.
“Cosa vedete, signore?”
I loro visi erano vicini, quando la voce profonda di lui l'aveva messa in guardia. “Non posso mentirti, ragazza. Farlo sarebbe un disastro.”
“Un disastro?”
“Sì.” I suoi occhi di smeraldo erano fissi in quelli di Davina. “Il futuro non sarà piacevole. Ma non devi perdere la fede. Hai molta forza. Usa quella forza e tieniti stretto ciò che ti è caro, perché sarà quello che ti aiuterà ad attraversare i tempi difficili che devono ancora venire.”
“Cosa accadrà, signore?” insistette lei.
“Non mi è noto. Non conosco i particolari. Le linee sul palmo non rivelano questi dettagli, dicono solo che ci saranno delle difficoltà nel tuo futuro. Ricorda quello che ti ho detto. Aggrappati alla tua visione della forza.” Il resto dei ricordi che arrivavano fino a quel momento scorsero veloci e la riportarono alla disperazione che stava provando quel giorno.
Bene, quindi. Che questo straniero beva la vita che fluisce nel mio corpo. Che faccia quello che non riesco a fare da sola. Finalmente avrò pace e morirò tra le braccia dell'uomo che, al momento, immagino sia quello che amo. Nei momenti che erano passati da quando lui aveva chiuso la bocca sulla sua gola, si era sentita pervadere dalla serenità.
Lo straniero si staccò da Davina e la lasciò cadere a terra. Il collo della giovane pulsava. Le girava la testa per i rapidi ricordi che vorticavano nella sua mente e che le mostravano la vita come una recita riuscita male.
Osservando l'immagine sfuocata dell'uomo che iniziava a schiarirsi, lo vide gettare la testa indietro e ridere come un matto. “Dopo due decenni di ricerche, ho finalmente quello che cercavo!” Si inginocchiò davanti a lei e le prese il viso nei palmi. “Dio non è molto generoso con la mia razza, quindi posso solo ringraziate il Signore Oscuro per avermi portato un tale dono!” Respirò a fondo, mentre il sorriso si allargava. “Per quanto il tuo sangue sia dolce, mia cara signora,” disse l'uomo leccandosi il sangue sulle labbra, “ti lascerò alla tua tragica vita.” Il bagliore di argento fuso scomparve dai suoi occhi.
Le domande che vorticavano nella mente di Davina svanirono