Brenda Trim

Il Guerriero Sfregiato


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portò una mano sulla guancia, e la visione svanì in un flash.

      In un batter d’occhio si trovò nuovamente nelle segrete e Gerrick era di fronte a sé e le aveva portato una mano sulla guancia. Per poco non rovesciò il contenuto del vassoio quando balzò indietro.

      “Cos’è successo? Ti sei immobilizzata per qualche minuto” commentò lui.

      Stava impazzendo. “Ti conosco?”

      “Sì. Ci siamo incontrati qualche ora fa quando vi abbiamo salvate da Kadir”. Gerrick indietreggiò e si appoggiò al muro dietro di sé portando una caviglia sopra l’altra; sembrava confuso.

      “No, intendo prima di allora. Avrei potuto giurare che…” lasciò la frase in sospeso, non era sicura di che cosa dire. Non avrebbe assolutamente mai ammesso di aver immaginato di limonare con lui in un campo di fiori con addosso degli abiti di secoli prima.

      “Non ci siamo mai incontrati prima. Non mi dimenticherei di te” ammise. Poteva sembrare rilassato con le braccia abbandonate lungo i fianchi, ma i suoi occhi tradivano ciò che provava veramente. Era attratto da lei, ma era ovvio che la cosa non gli piacesse. “Mangia” ordinò.

      Shae si sedette sul letto con le gambe incrociate, quindi si concentrò sul piatto avanti a sé. Grugnì quando ne prese un morso, il brodo caldo e appetitoso era paradisiaco. “Grazie per avermi portato da mangiare, credevo che non mi sarebbe più stato dato” commentò.

      Il Guerriero le rivolse un’occhiataccia. “Credevi che vi avremmo lasciate morire di fame? Non siamo dei selvaggi, Shae.”

      Strinse lo sguardo su di lui quando ingoiò il boccone. “So che Zander non torturerebbe mai così qualcuno della propria specie. Ho solo pensato che dato il fallimento dell’esperimento, darmi da mangiare non fosse una priorità”.

      “Allora non conosci così tanto bene i Guerrieri Oscuri. Nessuno di voi è un esperimento”. Praticamente stava ringhiando, era chiaramente molto arrabbiato. “Jace mi ha riferito quello che hai detto. Non ha mai avuto intenzione di farle del male”.

      “Lo so. L’ho sentito ammettere di non sapere quali effetti avrebbe potuto avere su di noi. Ho capito che era arrabbiato a causa di ciò che era successo. Non so che cosa mi sia preso...ho solamente reagito. Ma Dea, non ho mai visto niente del genere, e fidati che ho visto parecchie cose durante la mia prigionia”.

      “Posso solo immaginare che cosa tu abbia visto nel loro covo. So fin troppo bene di che cosa sono capaci. Lasciano solamente morte e distruzione sul loro cammino, ma fortunatamente abbiamo messo loro il bastone tra le ruote quando vi abbiamo liberate”.

      Quando abbassò lo sguardo sul piatto si rese conto di aver divorato tutto in tempo record; avrebbe dovuto mangiare più lentamente. Il suo stomaco non era abituato al cibo, e le vennero i crampi, ma doveva ammettere che Gerrick aveva ragione: era il miglior stufato che avesse mai mangiato. Non riusciva a comprendere come mai la sua Regina avesse fatto qualcosa di talmente umile come cucinare. Non vedeva l’ora di dire a sua mamma che la Regina Vampiro aveva cucinato per lei. Sarebbe stata tanto scioccata quanto Shae. Nella mente di quest’ultima la famiglia reale era al di sopra di compiti del genere, specialmente considerato il fatto che avevano a disposizione dei domestici a cui delegare tali obblighi. Sicuramente avevano cose più importanti da fare come gestire tutta la specie dei vampiri.

      Il solo pensiero della famiglia reale e della propria madre fecero crescere la necessità di Shae di uscire dalle segrete. “Pensavo che sarei morta in quelle celle. Avevo abbandonato tutte le speranze di riuscire a scappare e rivedere la mia famiglia. Sarò stata liberata dalle loro grinfie, ma non sono libera. Lasciami andare, Gerrick” lo implorò sperando di fare leva sulle sue emozioni. Quando però notò l’espressione stoica sul volto di lui si rese conto di aver fatto un errore. Forse erano vere le voci che giravano circa l’assenza di sentimenti nel Guerriero che aveva di fronte a sé.

      Non si arrese. “Devo tornare dalla mia famiglia. Non serve che i miei poveri genitori continuino a credermi morta” sussurrò cercando di sembrare miserabile. Non le risultò molto difficile dato che era ricoperta di lividi e ridotta male, quindi era certa di sembrare patetica. Arrabbiarsi e impartire delle richieste non aveva funzionato, ma forse quell’approccio l’avrebbe aiutata.

      Si mise le mani nelle tasche anteriori dei pantaloni di pelle; non sembrava affatto commosso dall’implorare di lei. “Bel tentativo, ma non succederà. Sei in grado di garantirmi che non attaccherai nessuno dei membri della tua famiglia? Vuoi veramente rischiare?” Si spinse in piedi sollevandosi dal muro prima di avvicinarsi alle sbarre della cella.

      Shae si alzò in piedi; gli rivolse un’occhiataccia stringendo i pugni. Era sexy, ma la faceva anche infuriare. Era stata forte per così tanti mesi, e ora voleva solamente nascondere la testa nella sabbia e far finta che fosse tornato tutto alla normalità. Voleva sentirsi amata e al sicuro. A casa sua si era sempre sentita così, e non avrebbe permesso ai demoni di privarla anche di quello. Abbassò lo sguardo quando sentì una fitta di dolore alla mano e si rese conto di aver distrutto il cucchiaio che stringeva. Merda.

      “Ho fatto cose impronunciabili...non voglio più fare del male a nessun essere vivente, specialmente ai miei famigliari. Ma non posso nemmeno restare confinata dietro queste sbarre per un altro istante!” Esclamò, non riuscendo a controllare la propria ira.

      Era come se i muri si stessero stringendo su di lei e si ritrovò a far fatica a respirare. Lasciò cadere il cucchiaio, quindi afferrò il vassoio e lo scagliò contro le sbarre. Sfortunatamente non raggiunse il maschio come era sua intenzione. Le pesava il petto e dalle dita si allungarono degli artigli, quindi strappò le lenzuola fino a quando non c’era più nulla da distruggere. In quel momento si fermò a fissare l’uomo incredibilmente bello.

      “Hai finito?” Domandò lui in tono apatico. Shae non si fidava delle proprie parole, quindi si limitò ad annuire senza distogliere lo sguardo da lui. Si trovò improvvisamente con le lacrime agli occhi; quel maschio aveva risvegliato qualcosa in lei che non comprendeva e non era certa di voler comprendere. Era troppo schietta, e tenne la bocca chiusa per la prima volta da quando Gerrick l’aveva raggiunta nelle segrete.

      Gerrick si allungò attraverso il passavivande e le afferrò le mani. “Non sarò tranquillo fino a quando non ti avrò portata a casa dalla tua famiglia. E se per farlo devo diventare uno scienziato, allora così sia”.

      La sincerità nel suo sguardo era innegabile, e riscaldò il suo cuore freddo. Era sicura che l’uomo sarebbe rimasto fedele alle proprie parole. Intrecciò le dita con quelle di lui e strinse la presa. Era come se il tepore di Gerrick l’avesse pervasa fino al braccio, infondendole nuova vita.

      CAPITOLO SEI

      Un paio di ore più tardi a Gerrick sembrava di rivivere il momento in cui Zander aveva incontrato Elsie per la prima volta e la tensione a Zeum era stata al massimo. In quanto Guerriero Oscuro, Gerrick era abituato a una certa quantità di stress e di caos, ma ultimamente la situazione era peggiorata. Il fatto che non riusciva a togliersi Shae dalla mente di certo non aiutava. Era successo qualcosa quando le aveva porto il vassoio; aveva percepito una scarica di forza e una sensazione di appartenenza quando si erano sfiorati. Poi la ragazza si era isolata nella propria mente, e nonostante l’avesse negato, Gerrick si era reso conto che era successo qualcosa di importante che aveva però messo da parte, probabilmente a causa di ciò che aveva passato.

      Aveva provato a dormire e si era impegnato a trovare qualcosa da fare quando non c’era riuscito. Avanzò lungo il corridoio prima di raggiungere la stanza della tecnologia. Ciò che desiderava fare veramente era tornare alle segrete, quindi fece per dirigersi verso il piano interrato, ma si fermò diverse volte sui propri passi. Non aveva ragione di tornare da lei, per quanto avesse provato a trovare un motivo.

      “Festeggiamo veramente il Solstizio d’Inverno quest’anno?” Sentì che era stato Rhys a porre la domanda. Quindi avanzò verso la stanza dove si trovava l’uomo e vide che era circondato dalle donne della casa.

      “Eccome se lo festeggiamo” lo informò Breslin.