Brenda Trim

Il Guerriero Sfregiato


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un vestito nuovo” Mack stuzzicò la Principessa Vampiro.

      “Non mi serve una scusa per comprarmi un vestito nuovo, ma quando sarà la prossima volta in cui mi potrò agghindare?” Breslin si voltò e le rivolse un sorriso, stava digitando al computer. Gerrick era venuto a sapere che Mack aveva rifiutato i tentativi della Principessa di modificare il proprio stile, il che era diventata una dinamica comica a cui assistere.

      “Esattamente qual è lo scopo di questo festeggiamento?” Domandò Jessie.

      “È cambiato nel corso dei secoli. L’intento originale era di collegarci con i nostri antenati, ma i Tarakeshes l’hanno sempre vista come l’occasione per rafforzare i nostri legami all’interno della famiglia. Negli anni scorsi abbiamo espanso i festeggiamenti in modo da invitare un certo numero di persone selezionate a unirsi a noi” rispose Breslin.

      “Anche per me è la prima volta. Che cosa succede durante questa festa? E cosa devo sapere in quanto Regina Vampiro? Sono sicura che ci sia qualcosa di importante che devo fare” indagò Elsie.

      Non era la tipica Regina; aveva i capelli lunghi castani acconciati in una coda di cavallo, e la maggior parte dei giorni indossava dei jeans e una felpa. Non che la sua mise diminuisse il suo potere acquisito. La donna minuta era feroce, forte e sapeva comandare; il ruolo di leader le veniva naturale. Cucinava per loro, li metteva in riga quand’era necessario ed era in grado di affrontare qualsiasi tipo di nemico in battaglia. Elsie non aveva l’aspetto tipico di una Regina, ma ricopriva quel ruolo perfettamente.

      Breslin alzò gli occhi al cielo. “Ci disponiamo a cerchio a lume di candela, e tu e Zander farete un’offerta alla Dea. Oltre a quello, sorella, si mangia, si beve e si balla”.

      “Disporsi a cerchio a lume di candela non sembra tanto male, ma che tipo di offerta dobbiamo fare alla Dea? Non intendi un sacrificio, vero? Ne ho abbastanza di quelli per una vita intera” commentò Mack stringendo il suo sguardo dagli occhi del colore del whisky.

      Rhys rise all’unisono con Breslin. Queste due sono completamente immerse nel mondo del soprannaturale ma ragionano ancora da umane, pensò Gerrick. “No, non dobbiamo sacrificare niente. Lasciamo del vino e delle gemme alla Dea”.

      “Esatto, ci piace farla ubriacare e lasciarle dei gioielli” scherzò Rhys.

      “Vaffanculo, Rhys” lo rimproverò Breslin.

      “Ehi Jessie, che cosa ti metti?” Domandò Rhys in tono da cascamorto. “Spero un vestito quasi trasparente”.

      “Pensavo a qualcosa di sexy e di rosso. Quanti invitati ci saranno?”

      “L’anno scorso eravamo in duecento, ma immagino che quest’anno Zander abbia diminuito il numero di invitati. Ultimamente le cose sono imprevedibili, e poi non sappiamo che cosa succederà con le ragazze nelle segrete”.

      Se fosse stato per Gerrick sarebbero già state liberate; non riusciva a digerire il fatto che Shae sarebbe rimasta in cella fino al Solstizio. Il suo bisogno di essere lasciata andare gli faceva saltare i nervi. Stava diventando la sua ossessione e gli era quasi impossibile restarle lontano. Forse sarebbe andata alla festa con lui. Si ammonì mentalmente, gli piaceva l’idea molto più di quanto gli convenisse. Ovviamente se l’avessero liberata avrebbe espresso il desiderio di tornare dalla propria famiglia, il che faceva sorgere un altro problema; non sapeva come avrebbe fatto se Shae se ne fosse andata dalla base.

      “Speriamo che allora siano già libere. Sappiamo che sono pronte per fare ritorno dalle loro famiglie. I loro leader cosa dicono sul fatto che vengono tenute qui?” Domandò Mack portandosi una manciata di arachidi in bocca.

      “I loro leader sono d’accordo con Zander e il Consiglio circa il tenerle qui fino a quando gli scienziati avranno raccolto tutte le informazioni necessarie” rispose Elsie piegando una gamba sotto al sedere.

      Gerrick si fece piccolo al ricordo dell’ultima volta in cui avevano testato un antidoto, e si chiese come avrebbero fatto a trovare le risposte che cercavano. Né Jace né gli scienziati sarebbero stati inclini a tentare ancora la sorte. Shae aveva tentato di offrirsi volontaria e l’avrebbe rifatto. L’istinto protettivo di lui avanzò nella sua mente, e Gerrick giurò che avrebbe fatto tutto il possibile per fermarla. Gli si strinse il petto all’idea di Shae che resta ferita o peggio, viene uccisa.

      “Personalmente vorrei vedere le segrete meno occupate” aggiunse Gerrick. “Deduco che Zander abbia colto l’occasione per parlare apertamente con le Arpie. Com’è andata? Sono disponibili a unirsi all’Alleanza?”

      “Macché, sono molto testarde. Anche con me presente si sono rifiutate di unirsi a noi” aggiunse Breslin. “Ad ogni modo se diventassero membri dell’Alleanza avremmo la fedeltà delle Arpie, il che è un successo. Ho motivo di credere che le ragazze usciranno dalle segrete prima del Solstizio. Non riesco a immaginare di tenerle imprigionate per più a lungo. Per cambiare argomento: dobbiamo fornire tutti i dettagli a Nate; deve familiarizzare con l’aspetto che dovrà avere la sala da ballo, dato che questa è la sua prima festa da quando è diventato il nostro maggiordomo. Quanto dovrebbe essere ampia la pista da ballo?” Domandò Breslin a nessuno in particolare.

      “Ugh, vi prego non ditemi che devo ballare a questa cosa. C’è un motivo per cui non ballo. Sono imbranata!” Si lamentò Mack abbandonandosi teatralmente sulla sedia.

      Rhys sorrise. “Aspetta a dirlo, prima prova un po’ della mia bevanda miracolosa che ti fa credere di saper ballare”.

      “Pensavo che il suo effetto garantito era fare in modo che le donne si strusciassero su di te e ti implorassero di vivere la tua...magnificenza” lo stuzzicò Elsie.

      Rhys la raggiunse e le portò un braccio attorno alle spalle. “La maggior parte delle donne reagisce così, ma Mack ha un Prescelto. È un peccato che ti sia trovata il Prescelto prima di avermi provato, ma ti prometto che la mia bevanda ti farà muovere quel sederino. È il suo scopo principale”.

      Gerrick strinse lo sguardo sul Guerriero cascamorto. I suoi commenti libertini non impedivano a Gerrick di ricordarsi di quanto l’amico fosse in realtà amorevole e legato agli abitanti di Zeum. Era un Cambion, quindi ci si aspettava che fosse particolarmente libidinoso, ma non avrebbe mai perso di rispetto alle donne della villa. Diamine, Gerrick aveva trascorso abbastanza tempo con Rhys da vedere con i propri occhi chi questi era in realtà.

      “Accoppiarmi è stata la decisione migliore che abbia mai preso. E come ho detto, io non ballo. Allora, vai al Solstizio con Thane?” Domandò Mack a Jessie cercando di comportarsi in modo naturale.

      “Mi piace e sono certa che ci divertiremo, ma non andiamo come coppia” ammise Jessie dando un’alzata di spalle.

      Mack rilassò la schiena sul divano e incrociò le gambe. “Mi sorprende che non te l’abbia chiesto”.

      Il Reame di Tehrex verteva attorno a regole e aspettative mutate drasticamente da quando la maledizione dell’accoppiamento era stata annullata dalla Dea. Quelle donne non comprendevano completamente il significato del commento di Mack. “È un Guerriero Oscuro. L’onore è il suo secondo nome. Non vuole diventare troppo intimo per non darti l’impressione che siate in una relazione. Un giorno troverà la sua Prescelta e tu verrai messa da parte. Quando avrà trovato la sua donna niente e nessuno avrà più importanza”. Gerrick conosceva bene quella sensazione, e il ricordo della perdita lo sorprese come una coltellata. Il fatto che fosse attratto da Shae come lo era stato con la sua Evanna era come rigirare il coltello nella piaga.

      Jessie sospirò. “Vorrei poter sapere se troverò mai il mio Prescelto. C’è ancora così tanto di sconosciuto circa la mia specie. Credete che le ragazze nelle segrete, le super-naturali, racchiudano comunque in loro l’anima del loro Prescelto?”

      La domanda di Jessie fece gelare il sangue di Gerrick quando prese in considerazione le parole di lei. La Dea Morrigan aveva creato la maggior parte degli esseri facenti parte del Reame di Teherex, e li aveva destinati l’uno all’altro assegnando a ciascuno una porzione dell’anima della propria metà. Perdere l’anima in sé era come morire. Era così che si era