Sandra Carmel

La Cattura


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inturgidì sotto le sue mani esperte.

      Quindi rimosse l’ostacolo della stoffa e lo prese fra le labbra.

      Lei tirò indietro la testa e digrignò i denti nel tentativo di prolungare ogni singolo secondo di ebrezza.

      Lui succhiava, leccava e baciava trattenendo un gemito di approvazione in gola.

      Boccioli di estasi spuntarono nel clitoride di lei e sbocciarono nel suo nucleo.

      “Richard!” gridò rannicchiandosi contro di lui mentre veniva.

      “Eva!” grugnì lui fermandosi e seguendola all’apice del piacere.

      Poi, all’improvviso, si sedette districandosi da lei e aprì lo sportello lasciando entrare l’aria fredda nel loro spazio intimo.

      “Scusami” disse uscendo dall’auto senza guardarla negli occhi.

      L’esperienza che avevano appena condiviso annoverava fra i momenti più incredibili della vita di lei e questa era la sua reazione?

      Linee di confusione apparvero sulla sua fronte.

      Si stava pentendo di quel che era accaduto?

      Qualche minuto dopo Richard uscì dalla toilette del drive-in e rientrò in macchina con la testa che penzolava in avanti.

      Si buttò sul sedile del guidatore nascondendo il viso fra le mani.

      “Scusa.

      Mi dispiace così tanto.

      Non so cosa mi sia successo”.

      Richard fece una pausa e abbassò le mani, gli occhi pieni di rimorso.

      “In realtà lo so. Non posso resisterti”.

      “Conosco questa sensazione”, disse lei.

      Lui sorrise, ma questo non cancellò le linee della vergogna apparse sul suo viso.

      “Non è una ragione sufficiente.

      Questo comportamento da cavernicolo non è accettabile.

      Avrei dovuto controllarmi”.

      Eva sistemò il vestito e i capelli, in disordine dopo il sesso.

      “Va tutto bene,

      non sentirti in colpa.

      Anch’io avrei potuto fermare le cose e non l’ho fatto”. Non volevo farlo.

      Greer sarà molto orgogliosa.

      Volse lo sguardo verso il film e la famiglia stava correndo un grosso rischio, lasciando il comfort della propria abitazione per andare sulle montagne incontro all’ignoto.

      Anche Eva quella sera aveva scelto il percorso più rischioso.

      Era la prima volta che un uomo vedeva e toccava il suo seno nudo, la prima volta che aveva concesso a se stessa di lasciarsi andare e la prima volta che veniva davanti a un uomo, eppure non si sentiva consapevole o strana.

      Stare con Richard sembrava così giusto.

      Sembrava essere l’unica chiave che potesse aprire il lucchetto che chiudeva il suo cuore... E liberare la sua libido.

      Ciononostante, dopo la reazione di lui, le sue emozioni erano un mix contrastante di euforia e senso di colpa.

      Non riesco a credere che siamo quasi andati fino in fondo!

      Avevano quasi fatto sesso con i vestiti ancora addosso... Col sottofondo di Tutti insieme appassionatamente per di più.

      Le luci si fecero più forti mentre i titoli di coda scorrevano.

      “Dovrei accompagnarti a casa”.

      Guardava fisso davanti a sé, senza gettare nemmeno uno sguardo nella sua direzione.

      “Sì...”

      Dopo venti minuti erano davanti alla casa di lei.

      “Vuoi entrare a bere qualcosa?”

      Che cosa sto facendo?

      Penserà che sono una di quelle.

      Ma era troppo tardi per rimangiarsi le parole ormai.

      E le sue azioni?

      La sua risposta a lui nell’auto era stata il compendio della cattiva ragazza.

      Lo sguardo di lui, chiaramente in conflitto, incontrò finalmente il suo.

      “Mi piacerebbe, ma non credo sia una buona idea”.

      Le prese il viso fra le mani.

      “Se ti portassi a pranzo fuori lunedì?”

      Eva espirò, lasciando andare l’aria che stava trattenendo da un po’.

      Voleva vederla ancora.

      Ottimo segno.

      La sua sfrontatezza evidentemente non lo aveva scoraggiato.

      “Mi sembra un’idea carina”.

      Quindi si avvicinò e baciò la sua bocca deliziosa.

      * * * *

      Il lunedì mattina, Eva trovò un foglio nel suo armadietto.

      Lo aprì ammirando l’elegante grafia inclinata all’indietro.

      “Ciao Eva,

      sfortunatamente sono costretto ad annullare il nostro pranzo di oggi.

      Scusa per il poco preavviso.

      Mi farò sentire presto,

      Richard

      Il cuore di lei si sgonfiò come un soufflé rovinato.

      Annullato?

      Con la testa bassa, tornò alla scrivania, col peso del suo rifiuto come piombo fra le sue mani.

      Avrebbe sicuramente fatto la pausa pranzo.

      Quella buffonata era la classica frase di addio, detta su carta anziché di persona.

      Evidentemente sabato sera aveva lasciato che le cose andassero troppo avanti.

      Forse l’aveva etichettata come un tipo da amore libero e questo lo aveva allontanato.

      Chiuse gli occhi, cercando di reprimere l’ondata di preoccupazione che stava montando in lei.

      Forse era solo sommerso di lavoro.

      Eva si gettò sulla poltroncina e prese a giocherellare col blocco per le lettere sulla sua scrivania.

      Doveva assolutamente dargli il beneficio del dubbio e non saltare a facili conclusioni.

      Greer roterellò accanto a lei.

      “Ehi, cos’è quella faccia triste?”

      “Richard ha dovuto annullare il pranzo”.

      Greer afferrò il suo braccio forzandola ad alzare lo sguardo.

      “Peggio per lui.

      Pensa al lato positivo, ossia che pranzerai con me”.

      Il tentativo della sua amica di tirarla su aveva quasi funzionato.

      “Sì...”

      “Non preoccuparti,

      sembrava che tutto fosse andato bene sabato sera”.

      “Così pensavo”.

      Eva scansò il blocco degli appunti.

      Gli occhi di Greer assunsero il suo tipico sguardo ‘non dire sciocchezze’.

      “È andato tutto bene”.

      Eva scrollò le spalle non del tutto convinta.

      “Ma dai,

      sorridi.

      Non ti farà male”.

      Gli