cercato di raggiungere il padre, ma vi era riuscito solo quando il cavallo di Pedro era caduto sotto una pioiggia di frecce. Questo non aveva fermato il cavaliere. Il figlio gli aveva offerto il suo cavallo, ma Pedro lo aveva scansato senza dire una parola ed era corso avanti.
Era penetrato nella città come un coltello nel burro. Sembrava che la morte non dovesse coglierlo, ma all’improvviso un colpo lo raggiunse, poi un altro…
Sancho voleva aiutare il padre ferito, ma questi di nuovo lo scansò e di nuovo entrò in battaglia. Le frecce volavano dai tetti delle case. Sancho, per proteggere il padre da una di esse, fu colpito a morte. Neanche questo fermò Pedro. Ma subito dopo, anch’egli colpito a morte, cadde accanto al figlio…
Vela entrò nella città dall’altra parte insieme con il riparto dei “frati”. Furono loro a trovare i corpi del nonno e del padre.
3
Pedro si stava preparando al viaggio: era arrivato il tempo di partire per l’Italia; la lotta non era ancora finita. Il ragazzo aveva un po’ di timore a lasciare la casa.
– ‐ Perché non posso rimanere? – domandava – Calatrava è liberata, perché bisogna ancora preparare i militari in altri paesi?
– ‐ Prendere una città è più facile che tenerla! – gli spiegava ragionevalmente il fratello – Il re non ha forza per difenderla. Hai visto, è stato costretto a dare Calatrava ai templari, ma neanche loro possono tenere qui un grande riparto perché il loro primo dovere è nella Terra Santa. E i Mori sono ancora molto forti. Dio voglia che i templari resistano almeno dieci anni, fino a quando voi sarete cresciuti. Poiché quasi tutti i vostri padri, nonni e fratelli maggiori sono caduti in battaglia, cosa succederebbe se i templari partissero?
– ‐ E come mai tu resti?
– ‐ A chi affidare la mamma e la nonna? Ed è, inoltre, necessario preparare il vostro ritorno. Non tutto è così semplice…
Il discorso con la nonna era molto più difficile. La perdita del marito e del figlio l’aveva impietrita. La nonna disse:
– ‐ Devi. Questo è tutto. Tutti i tuoi antenati sono stati militari, lo sarai anche tu. È un lavoro pericoloso, conduce alla morte. Per soppravvivere e vincere, o solamente vincere, bisogna essere buon militare. Perciò vai in Italia per diventare buon militare.
– ‐ Ma se io non volessi fare il militare? Se volessi fare qualcos’altro?
– ‐ E che cosa? Piantare i fiori? Sarà possibile farlo dopo la guerra.
– ‐ E quando finirà la guerra?
– ‐ Boh, Dio voglia che i tuoi pronipoti possano vederlo… Ma adesso bisogna essere buon militare. Vedi, persino i monaci partecipano alla lotta, anche se potrebbero passare questo brutto momento dietro le mura del monastero.
– ‐
La mamma non diceva nulla a Pedro, lo stringeva solamente, abbracciandolo e cercando di non piangere. All’ultimo momento disse:
– ‐ Meglio che tu vada, almeno per te il mio cuore non soffrirà.
4
Pedro sta per tornare, col suo riparto, in patria. Suo fratello Vela è venuto a prenderli e li mette al corrente di ciò che li aspetta:
– ‐ I templari non possono più difendere Calatrava, devono conservare le forze e prepararsi alla nuova crociata. Il re Sancho III si è immischiato nella guerra contro Navarra e Calatrava non gli interessa. Dobbiamo sostituire noi i templari.
– ‐ “Noi” chi?
– ‐ Tu sai che i templari sono un Ordine monastico militare. Non vogliono lasciare la città ai vassalli del re perché questi sono obbligati a combattere là dove lui ordina e re Sancho adesso è turbato solo da Navarra. Dunque servono uomini indipendenti dal re.
– ‐ E noi siamo indipendenti?
– ‐ Insomma sì. Vivete nei monasteri perciò si può dire che siete in un certo senso monaci. E siete cavalieri. Quasi come i templari.
– ‐ Però essi hanno un Ordine proprio! E noi? Ti chiedo ancora una volta: noi chi siamo?
– ‐ Siete Calatrava. Avrete anche voi il vostro Ordine, aspetta e vedrai.
Partono da Troia a Napoli di notte, per imbarcarsi al mattino. Pedro, voltandosi, scorge, sulla cima di una delle montagne, una corona d’oro appesa al cielo nero. Dapprima si stupisce, poi, guardando attentamente, capisce che sono le luci di Vibinum, città dove suo nonno aveva promesso di tornare.
A Pedro sembra che il loro viaggio assomigli alla nascita di un fiume: i piccoli riparti si incontrano, confluiscono e procedono insieme, incorporando via via altri nuovi “riparti-‐ ruscelli” e diventando un fiume sempre più ricco d’acqua. Un altro “fiume” proviene dalla Francia, alimentato da “ruscelli” più piccoli affluenti da altri paesi, alcuni dei quali molto lontani.
5
Ai riparti è stato ordinato di fermarsi lontano da Calaat-‐Rava per non attirare l’attenzione. Pedro non capisce come mai. Vela spiega:
– ‐ Non conviene far vedere al re Sancho che i templari non vogliono lasciargli la città. Potrebbe sentirlo come offesa e sarebbero guai. Non ci bastano i Mori come nemici, serve anche un conflitto con il re?!
– ‐ Cosa fare?
– ‐ Vedrai. Importante è trovarsi al momento giusto nel posto giusto.
Pedro comincia a osservare gli avvenimenti con interesse: ecco, i templari rifiutano di difendere la città; ecco, il re torna da Navarra e cerca qualcuno a cui affidare Calaat-‐Rava. Ma tutti rifiutano e, in fondo, non c’è da stupirsi: se un Ordine così potente come i templari non può difendere la fortezza, cosa dire dei singoli signori locali?
– ‐ Davvero Calaat-‐Rava non serve a nessuno? – Pedro domanda al fratello Vela.
– ‐ A qualcuno serve certamente ma è stato possibile convincerli a non esporsi.
– ‐ E come hanno potuto convincerli?
– ‐ Spiegando loro che gli Ordini sanno essere grati. A differenza di alcuni re…
Nel giorno del ritorno del re Sancho a Navarra, nel campo dei cavalieri accade una cosa strana. La mattina presto arrivano due monaci. Entrano nella tenda di Vela che ordina di non disturbare nè lui, nè i suoi ospiti, ma permette a Pedro di essere presente alla conversazione.
Uno dei monaci è Raimondo Serrat, l’abate del monastero di Fitero, presso Navarra, dove il re sta conducendo la guerra. Il secondo è frate Diego Velasquez.
– ‐ Siete pronti? – chiede l’abate.
– ‐ Sì, e voi?
– ‐ Anche noi.
– ‐ Come pensate di convincere il re?
– ‐ Frate Diego è non solo ex cavaliere, ma anche amico d’infanzia del re Sancho. A lui il re crederà.
– ‐ Allora, avanti!
E così è stato.
Al re conviene dare la città ai frati ma ad una condizione: prima devono dimostrare che sono capaci di difendere Calaat-‐Rava.
Ora tocca ai cavalieri.
In pochi giorni (tanti, quanti servono per levare le tende e raggiungere la città) sotto le mura di Calaat-‐Rava si riuniscono quasi ventimila giovani cavalieri, ben preparati e armati, in maggior parte provenienti dalla Francia e dall’Italia. Dopo sei mesi il re sottoscrive la donazione della città “a Dio, a Santa Maria, all’abate Serrat e ai suoi frati”…
6
– ‐ Adesso finalmente si può realizzare la promessa del nonno –