Emilio Salgari

I minatori dell' Alaska


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lanciarci alle calcagna una dozzina di guerrieri.

      – Sicché credi che saranno molti?

      – Certo, Back.

      – Speri di condurci in salvo?…

      – Tutto dipende dalla resistenza dei nostri cavalli e dello scotennato. Quell’uomo è un prodigio di forza per resistere alle scosse disordinate del suo mustano. Tuttavia se possiamo arrivare sulle rive del lago, potremo riderci dei furori della Nube Rossa.

      – E perché…

      – Conosco un nascondiglio che ci metterà al coperto dai suoi attacchi.

      – Salveremo la pelle, ma perderemo il bestiame, Bennie.

      – Ciò riguarda il signor Harris. In quanto a noi seguiremo questi emigranti che pare abbiano scoperto qualche prodigiosa miniera. Ah!… Eccoli!…

      Back si era bruscamente voltato indietro. In mezzo alle tenebre aveva visto quaranta o cinquanta cavalieri irrompere dal bosco e lanciarsi sulla grande prateria con fantastica rapidità. I loro corsieri, vivamente eccitati, galoppavano furiosamente attraverso le erbe, su due file lunghissime, sfiorando appena il suolo.

      – Corna di bisonte!… – esclamò Bennie. – Sono troppi per noi, pure i loro cavalli non devono essere più freschi dei nostri. Ehi, Back, gli indiani sono cattivi tiratori, però bada alla tua testa.

      – Procurerò di tenermi fuori portata dei loro winchester. I loro ninnoli non mi fanno paura.

      – Ah!.. Scherzi?… Buon segno, amico mio. Eh!… Caribou, allunga un pò il passo, se non vuoi ricevere una scarica nel ventre. Là, benissimo!… Ehp!… ehp!… In caccia, Nube Rossa!… Bennie e compagni ti faranno correre a lungo!…

      – E lo scotennato, potrà resistere, Bennie?

      – Corna di bisonte!… – esclamò il cow-boy, il cui entusiasmo era di colpo svanito. – Non avevo pensato a quel povero uomo!… No, è assolutamente impossibile che possa resistere a una lunga corsa, nelle condizioni in cui si trova.

      – E così?....

      – E così siamo in un bell’imbarazzo, Back!… Corna del diavolo!… Non avevo pensato a lui!

      – Uno svenimento può coglierlo.

      – È vero. L’uomo è robusto, energico, senza dubbio, ma le forze possono venirgli meno!

      – Bennie!

      – Bisogna prendere una decisione estrema, prima che spunti l’alba e gli indiani si avvicinino.

      – Che cosa vuoi fare?

      Il cow-boy, invece di rispondere, si volse sulla sella e guardò dietro di sè. Gli indiani avevano allora formato un ampio semicerchio e acceleravano la corsa, trovandosi ancora a notevole distanza, a circa un miglio. Guardò dinanzi a sè e vide, a circa cinquecento passi, elevarsi una piccola altura, che si stendeva in direzione dei boschi costeggiami il lago.

      – Possiamo approfittarne, – mormorò.

      Poi volgendosi verso Back:

      – Tu conosci bene le rive del lago?… – gli chiese.

      – Sì, Bennie.

      – Sai dove si trova l’insenatura delle Volpi?…

      – L’ho visitata due settimane or sono. Si trova dietro i pini giganti.

      – Hai visto quella washingtonia che s’innalza per ottanta e più metri su di un isolotto, e che è tanto grossa da poter contenere quaranta o cinquanta persone?…

      – Ho ammirato quel colosso vegetale.

      – Sappi dunque che quella washingtonia è vuota alla base, e che verso il lago ha un’apertura prodotta dal tarlo, capace di lasciar passare comodamente un uomo. Appena avremo attraversata quell’altura, che per alcuni minuti ci toglierà alla vista degli indiani, tu e lo scotennato vi getterete nel bosco, vi spingerete sulle rive del lago e andrete a cercare un rifugio nella washingtonia. Non sei tu che Nube Rossa vuol prendere, nè lo scotennato, che ormai non ha per gli indiani alcun valore, essendo stato già privato della capigliatura, quindi nessuno, molto probabilmente, si curerà di voi. Mentre vi porrete in salvo, io e Armando ci faremo inseguire per allontanare gli indiani, riservandoci più tardi di venirvi a raggiungere.

      – Potrete resistere a tanti uomini?

      I nostri mustani sono corridori infaticabili, e poi abbiamo quelli del carro che ci seguono sempre. Lascia a noi la cura di far correre Nube Rossa e i suoi guerrieri.

      – Non oso lasciarti, Bennie, – disse Back con voce commossa.

      – Vuoi lasciare nelle mani degli indiani lo scotennato?… Poiché lo abbiamo raccolto dobbiamo pensare a proteggerlo. Ecco la collina: un’ultima galoppata in compagnia, poi separiamoci. Ehp!… Ehp!… Avanti Caribou!…

      VIII – L’AGGUATO DEI PELLIROSSE

      I quattro mustani, seguiti sempre dagli altri quattro del carro, che non avevano abbandonato i loro padroni, quantunque fossero completamente liberi, salirono la collina senza rallentare il passo, la superarono passando fra le macchie di cespugli che coprivano la cima, e scesero, come una volata di corvi, il versante opposto, lanciandosi nella prateria sottostante, che si stendeva verso nord con leggere ondulazioni, formando la così detta prateria ondulata.

      Trovandosi i cavalieri al coperto dagli sguardi degli indiani, e a breve distanza dai boschi fiancheggiami le sponde orientali del lago, decisero prontamente la separazione.

      – Spicciati, Back!… – gridò Bennie. – Se non approfittiamo di questo istante, ti tirerai addosso una banda di indiani. Suvvia, piega a sinistra, cacciati nel bosco e va ad aspettarci alla washingtonia. Se scorgi dei cavalieri presso il lago verrai a raggiungerci e allora si farà quello che si potrà.

      – Signor Guglielmo, potete resistere ancora una mezz’ora?…

      – Lo spero, – rispose lo scotennato.

      – Seguite il mio compagno dunque.

      – E mio nipote? – chiese il meccanico, con una certa inquietudine.

      – Terrà compagnia a me, ma non temete per noi. Abbiamo sei cavalli a nostra disposizione, e con tante gambe avremo buon giuoco sui mustani degli indiani.

      – Grazie di aver pensato a me – disse Armando. – È una prova di fiducia che mi rende orgoglioso.

      – Presto, partite – gridò Bennie.

      – Dio vi protegga – risposero Back e lo scotennato, allontanandosi frettolosamente.

      – Avanti, giovanotto – disse il cow-boy.

      I due cavalieri partirono al galoppo attraverso alla prateria, fiancheggiati dai quattro cavalli del carro, mentre Back e Guglielmo scomparivano nel bosco. Bennie e Armando avevano percorsi appena cinquecento passi quando udirono alle spalle un forte schiamazzo. Volgendosi, videro gli indiani scendere il versante della collina in gruppo serrato. I rossi guerrieri, che distavano ancora un buon chilometro, non dovevano essersi accorti della scomparsa dei due cavalieri a causa della distanza e dell’oscurità, e correvano dietro ai sei cavalli galoppanti nella prateria. Bennie, che non li perdeva di vista, li vide distendersi ancora a forma di semicerchio, occupando uno spazio di almeno cinquecento metri e spingendo molto innanzi le ali estreme.

      – Ah!… Sperano di prenderci nel mezzo, – mormorò. – Bah!… La vedremo, miei cari.

      Poi, volgendosi verso Armando che cavalcava alla sua sinistra tenendo in mano il fucile, gli chiese:

      – Non avete paura, vero, giovanotto?…

      – Oh no!… – rispose questi, sorridendo. – Mio zio mi ha abituato ai pericoli.

      – Sapete adoperare bene il fucile?…

      – Sono un buon tiratore. Prima di unirmi a mio zio, ho servito due anni in qualità di cacciatore presso un indian