Emilio Salgari

La favorita del Mahdi


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Era una scimmia, diss’ella. Non ne vale la pena.

       Mi parve un uomo; una scimmia non avrebbe gettato quel grido.

       Tanto peggio per lui. Io l’ho veduto cadere e a quest’ora sarà morto o sul punto di morire, disse l’almea con voce calma.

       Posso andare ad assicurarmi.

       Farai meglio a continuare la tua via.

       Fathma!....

       Ti comprendo tu vorresti ripetermi quella parola che cento altri prima di te mi ripeterono. Quella parola per me è morta; non ci credo più.

       Oh! non dire questo, Fathma! Ti amo, ti amo, ti amo e per te darei tutto il mio sangue. Mettimi alla prova: vuoi tu che ti porti la pelle di cento leoni? Non avrai che a comandarmelo e io, Abd-el-Kerim, te le porterò!

      L’almea lo guardò con più dolcezza; un sospiro sollevò il suo seno.

       Ah! diss’ella con voce cupa. Sarebbe vero che tu avessi proprio ad amarmi? Sarebbe vero che tu parlassi col cuore? Anche un altro uomo un giorno mi ripetè le tue parole e poi le disperse e infranse i centomila giuramenti pronunciati ai miei piedi! Non credo più.

       Chi? Chi?… domandò Abd-el-Kerim, che si sentì mordere il cuore della gelosia, Chi è quest’uomo? Parla, Fathma, parla!

      L’almea. chinò il capo sul petto, poi rialzandolo bruscamente e prendendo una mano dell’arabo:

       Sai tu, innanzi a tutto, chi io sia?

       Chi ha sollevato fino ad ora il velo che ti copre? Molti ti conobbero, ma nessuno sa chi tu sei, qual fu il tuo passato nè in qual paese tu sei nata. Vi sono delle tenebre attorno a te.

       E tenebre fitte, disse Fathma, sospirando. Sono araba, se tu nol sai, e un dì fui la favorita di un uomo che oggi è più possente del re che ci governa, di un uomo che ha seco migliaia d’armati, forti e coraggiosi, che nessuno sarà capace di vincerli; nè gli infedeli che bombardarono Alessandria e che vinsero Araby pascià, nè l’esercito che conducono Hicks e Aladin.

       Favorita!… Favorita!… urlò Abd-el-Kerim, dando indietro con ispavento.

      Le labbra di Fathma s’incresparono ad un amaro sorriso.

       E chi credi tu che sia un’almea? chiese ella.

       Hai ragione, perdonami, balbettò l’arabo. E quest’uomo chi è?

       Contro chi, Dhafar pascià conduce i suoi uomini?

       Contro il ribelle Mohammed Ahmed.

      Fathma tese il braccio verso occidente con gesto altero.

       Chi impera laggiù nel Kordofan?

       Il Mahdi. E che vuoi concludere?

      Guardami in faccia! Io fui la favorita del Mahdi.!....

      Abd-el-Kerim si nascose la faccia fra le mani e cacciò fuori un urlo strozzato.

       Non è vero, non è vero! ripetè egli. Non è possibile!

       Perchè? Il Mahdi non può dunque amare come gli altri mortali?

       Io l’odio quest’uomo, lo esecro!

       Hai torto Abd-el-Kerim. Quest’uomo che tu esecri è il vendicatore degli Arabi che languono sotto il giogo e la sferza dei Turchi ed infedeli.

       Ma come tu l’hai abbandonato? Come tu sei qui? Qual capriccio ti spinse a lasciare El-Obeid per venire in queste terre?

       L’amore, rispose Fathma con aria tetra.

       Ah! tu hai amato un altra uomo adunque? chiese l’arabo.

       Sì, un uomo bello e prode come te, che mi giurò eterno amore e che mi trasse sulle rive del Bahr-el-Abiad per poi abbandonarmi.

       Ma io lo odio questo tuo secondo amante e più ancora del Mahdi. Io ho sete del mio sangue nè tornerò tranquillo fino a che non l›avrò ucciso. Voglio vendicarti!

       È inutile, mio eroico amico. Egli cadde morto l’anno scorso nella battaglia di Kadir, pugnando contro Yussif pascià. Il Profeta mi vendicò.

       Ed ora?… chiese Abd-el-Kerim con angoscia.

       Sono libera come l’aquila che vola negli spazi del cielo.

       Tu puoi adunque accogliere nel tuo cuore un nuovo amore, una passione grande, gigantesca, che non si spegnerà che colla morte. Ah! se tu lo volessi Fathma!

       Non tentarmi, vattene Abd-el-Kerim, non mi scorderò mai di te… basta!

      Ella volse altrove la faccia e fece qualche passo. L’arabo l’afferrò per le mani e la rattenne violentemente.

       No, Fathma, no. Ti amo, sono tuo schiavo, fa di me quello che tu vuoi, ma non respingermi, non parlare così.

      L’arabo cadde per la seconda alle sue ginocchia.

      Una fiamma umida passò sugli occhi dell’almea,

       È proprio vero adunque che tu mi ami? chiese ella, quasi con ferocia.

       Sì, ti amo, ti adoro.

       Giuralo su Allàh!

       Lo giuro su Allàh, sul Profeta e sul Corano.

       Vattene ora, ma guardati bene da me, Abd-el-Kerim! Se venissi a sapere che tu ami un’altra donna, se avessi una rivale guai a te e guai a lei! Vi infrangerei entrambi come due lastre di vetro!

      Raccolse i lembi della farda, s’avvolse il corpo e si allontanò lentamente con calma maestosa. L’arabo le si slanciò dietro per seguirla.

       Sola venni e sola ritorno, diss’ella arrestandolo con un gesto, Vattene: io te lo comando, io lo voglio!

      Abd-el-Kerim chinò il capo e si cacciò sotto gli alberi. Fathma rimase lì a guardare il luogo ove era scomparso, poi si ripose in cammino colle labbre strette ma la fronte spianata e gli occhi che brillavano d’un raggio di gioia.

       È bello, prode, ardente, mormorò ella. Il Mahdi non mi rivedrà più mai!

      Costeggiò lo stagno e si inoltrò sotto le grandi vôlte verdi formate dalle palme deleb, dai tamarindi e dalle acacie gommifere, guardando a destra e a manca e con una mano sull’impugnatura del pugnale. Dieci minuti dopo, nel mentre che il sole si nascondeva dietro le foreste e che gli uccelli e le scimmie cominciavano a tacersi guadagnando i loro nidi o i loro covi, giunse su di un sentiero. Ella si fermò incerta nello scorgere un uomo appoggiato ad una carabina in attitudine sospetta. Impallidì leggermente nel riconoscere in quell’individuo il greco Notis.

      Volle tornare indietro ma il greco che pareva si fosse appostato lì appositamente per aspettarla, non gliene lasciò il tempo. Egli si fece lentamente innanzi con un sorriso ironico sulle labbra e senza preamboli disse:

       A noi due Fathma!

       Che vuoi dire? chiese ella seccamente.

       Mi riconosci?

       Se non m’inganno tu sei quello che seguiva Abd-el-Kerim da Machmudiech a Hossanieh.

       Sono il greco Notis.

       Tanto peggio per te, io odio gl’infedeli e più di tutto i Greci.

       Non monta, disse Notis freddamente. Che avete detto all’arabo poco fa, che scorsi inginocchiato dinanzi a voi?

       Ah! fe’ Fathma con mal celata collera. Sei stato tu a gettare quel grido?

       Potrebbe darsi. E che, ti sorprende?

       Io disprezzo gli uomini che si nascondono per spiare.