l'empio Federico Barbarossa.
Ecco un altro Azzo, ed è quel che Verona
avrà in poter col suo bel tenitorio;
e sarà detto marchese d'Ancona
dal quarto Otone e dal secondo Onorio.
Lungo sarà s'io mostro ogni persona
del sangue tuo, ch'avrà del consistorio
il confalone, e s'io narro ogni impresa
vinta da lor per la romana Chiesa.
Obizzo vedi e Folco, altri Azzi, altri Ughi,
ambi gli Enrichi, il figlio al padre a canto;
duo Guelfi, di quai l'uno Umbria soggiughi,
e vesta di Spoleti il ducal manto.
Ecco che 'l sangue e le gran piaghe asciughi
d'Italia afflitta, e volga in riso il pianto:
di costui parlo (e mostrolle Azzo quinto)
onde Ezellin fia rotto, preso, estinto.
Ezellino, immanissimo tiranno,
che fia creduto figlio del demonio,
farà, troncando i sudditi, tal danno,
e distruggendo il bel paese ausonio,
che pietosi apo lui stati saranno
Mario, Silla, Neron, Caio ed Antonio.
E Federico imperator secondo
fia per questo Azzo rotto e messo al fondo.
Terrà costui con più felice scettro
la bella terra che siede sul fiume,
dove chiamò con lacrimoso plettro
Febo il figliuol ch'avea mal retto il lume,
quando fu pianto il fabuloso elettro,
e Cigno si vestì di bianche piume;
e questa di mille oblighi mercede
gli donerà l'Apostolica sede.
Dove lascio il fratel Aldrobandino?
che per dar al pontefice soccorso
contra Oton quarto e il campo ghibellino
che sarà presso al Campidoglio corso,
ed avrà preso ogni luogo vicino,
e posto agli Umbri e alli Piceni il morso;
né potendo prestargli aiuto senza
molto tesor, ne chiederà a Fiorenza;
e non avendo gioie o miglior pegni,
per sicurtà daralle il frate in mano.
Spiegherà i suoi vittoriosi segni,
e romperà l'esercito germano;
in seggio riporrà la Chiesa, e degni
darà supplici ai conti di Celano;
ed al servizio del sommo Pastore
finirà gli anni suoi nel più bel fiore.
Ed Azzo, il suo fratel, lascierà erede
del dominio d'Ancona e di Pisauro,
d'ogni città che da Troento siede
tra il mare e l'Apennin fin all'Isauro,
e di grandezza d'animo e di fede,
e di virtù, miglior che gemme ed auro:
che dona e tolle ogn'altro ben Fortuna;
sol in virtù non ha possanza alcuna.
Vedi Rinaldo, in cui non minor raggio
splenderà di valor, pur che non sia
a tanta esaltazion del bel lignaggio
Morte o Fortuna invidiosa e ria.
Udirne il duol fin qui da Napoli aggio,
dove del padre allor statico fia.
Or Obizzo ne vien, che giovinetto
dopo l'avo sarà principe eletto.
Al bel dominio accrescerà costui
Reggio giocondo, e Modona feroce.
Tal sarà il suo valor, che signor lui
domanderanno i populi a una voce.
Vedi Azzo sesto, un de' figliuoli sui,
confalonier de la cristiana croce:
avrà il ducato d'Andria con la figlia
del secondo re Carlo di Siciglia.
Vedi in un bello ed amichevol groppo
de li principi illustri l'eccellenza:
Obizzo, Aldrobandin, Nicolò zoppo,
Alberto, d'amor pieno e di clemenza.
Io tacerò, per non tenerti troppo,
come al bel regno aggiungeran Favenza,
e con maggior fermezza Adria, che valse
da sé nomar l'indomite acque salse;
come la terra, il cui produr di rose
le diè piacevol nome in greche voci,
e la città ch'in mezzo alle piscose
paludi, del Po teme ambe le foci,
dove abitan le genti disiose
che 'l mar si turbi e sieno i venti atroci.
Taccio d'Argenta, di Lugo e di mille
altre castella e populose ville.
Ve' Nicolò, che tenero fanciullo
il popul crea signor de la sua terra,
e di Tideo fa il pensier vano e nullo,
che contra lui le civil arme afferra.
Sarà di questo il pueril trastullo
sudar nel ferro e travagliarsi in guerra;
e da lo studio del tempo primiero
il fior riuscirà d'ogni guerriero.
Farà de' suoi ribelli uscire a voto
ogni disegno, e lor tornare in danno;
ed ogni stratagema avrà sì noto,
che sarà duro il poter fargli inganno.
Tardi di questo s'avedrà il terzo Oto,
e di Reggio e di Parma aspro tiranno,
che da costui spogliato a un tempo fia
e del dominio e de la vita ria.
Avrà il bel regno poi sempre augumento
senza torcer mai piè dal camin dritto;
né ad alcuno farà mai nocumento,
da cui prima non sia d'ingiuria afflitto:
ed è per questo il gran Motor contento
che non gli sia alcun termine prescritto:
ma duri prosperando in meglio sempre,
fin che si volga il ciel ne le sue tempre.
Vedi Leonello, e vedi il primo duce,
fama de la sua età, l'inclito Borso,
che