Laura Merlin

Morrigan


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Sara, non sono arrabbiata con te. Stai tranquilla››.

      Le posai una mano sui capelli per calmarla: era disperata sul serio.

      La guardai meglio e mi chiesi quanti anni avesse. Ne dimostrava quindici per via del suo viso dolce da bambina.

      Fui richiamata all’attenzione dall’altra ragazza che si schiarì la voce e disse: ‹‹Il mio nome umano è Sonia, ma in realtà sono la reincarnazione di Macha, regina degli incubi. Io sono quella che ti ha avvisato. Ho rischiato parecchio per venire da te: quelli del Regno di Tenot, il lato oscuro, ci stanno tenendo sotto controllo. Sanno chi sei, ormai, e soprattutto sanno che sei qui››. Non si era mossa di un centimetro. Era rimasta ferma a metà stanza con le braccia incrociate.

      â€¹â€¹Oh, sei tu quella che ho visto nel sogno. Una metà di me, giusto? Solo che… non mi assomigli molto. Perché eravamo così uguali?›› chiesi, confusa.

      A dire il vero un po’ potevamo assomigliarci, solo che i miei occhi color oliva non avevano niente a che fare con le sue due sfere nere e il suo portamento non era di certo come il mio. Lei, a differenza di Sara che sembrava una bambina, era una donna fatta e finita. L’avrei vista bene come una leader o a capo di qualche gruppo. Si vedeva benissimo che le piaceva comandare e controllare la situazione. Comunicava con Sara solo guardandola e, infatti, con uno sguardo la fece alzare e uscire dalla stanza per andare chissà dove.

      Ritornò dopo poco con un mucchietto di carte e me le porse. Solo allora Sonia si sedette accanto a me e a Sara. Cominciò a sfogliare le carte e tirò fuori un foglio di pergamena ingiallito con su scritto dei nomi. Sfogliai in velocità la lista con lo sguardo.

      Alla fine vidi il mio nome accanto a quello di Sara e Sonia.

      Alzai lo sguardo stupita. ‹‹E questo cos’è?››.

      â€¹â€¹Una lista di nomi. Sono tutte le reincarnazioni di Macha, Badb e Neman, nonché della magia chiamata Morrigan. Le nostre tre anime, se lavorano insieme, prendono il potere della Grande Regina, la Dea della guerra e del cambiamento››.

      Gabriel, che fino a quel momento era rimasto in silenzio appoggiato alla parete della stanza, si mise a ridere e disse: ‹‹Ragazze, quanti anni sono che avvengono queste reincarnazioni? Cinquecento? Di più? Ecco, se non ricordo male, Morrigan ha giurato di tornare››. Puntò un dito accusatorio verso di me. ‹‹Lei è la reincarnazione della Dea! La stanno cercando tutti, dovrebbe bastarvi come prova››.

      â€¹â€¹Sta’ zitto, angelo dannato! È impossibile››, disse Sonia scattando come un leone addosso a Gabriel. ‹‹Se davvero le cose stessero come hai detto tu, perché non si è reincarnata prima? Se esiste e non è solo il nome del nostro potere, perché non si è mai fatta vedere?››.

      Gabriel non si mosse, si limitò a scuotere la testa e a fare un mezzo sorriso beffardo.

      Cominciò a recitare quella che sembrava essere una poesia.

      â€¹â€¹La luce della luna abbraccia la bambina,

      così impaurita, così piccolina.

      Quell’uomo cattivo vuole farle del male,

      ma la Grande Madre la vuole salvare.

      Il destino ha in serbo per lei grandi cose,

      ma solo il suo cuore le dirà da che parte stare››.

      â€¹â€¹Con questa bella poesia che vorresti dire?›› chiesi, irritata.

      Il suo sguardo mi trafisse.

      â€¹â€¹Voglio dire››, cominciò con un tono così duro che mi fece venire un groppo in gola, ‹‹che tu sei appena arrivata e di queste cose non puoi saperne niente. Vedi di cambiarti, adesso. Dobbiamo uscire››.

      Girò i tacchi e uscì. Rimasi a fissargli la schiena con le lacrime che mi stavano riempiendo gli occhi. Chi era lui per potermi trattare così? Va bene, ero morta e ritornata in vita in un mondo che non conoscevo grazie a lui, a un suo bacio.

      Un suo maledettissimo bacio.

      Voleva farsi odiare? Era questo il significato del discorsetto di prima?

      Beh, c’era riuscito.

      C’era qualcosa di nascosto in lui. Qualcosa che non avrei dovuto scoprire e che volevo ugualmente conoscere, a ogni costo.

      Sentivo il bisogno di saperne di più, anche se mi era stato ordinato di non farlo. Le lacrime cominciarono a scendere, silenziose.

      Sara se ne accorse subito. ‹‹Piangi, tesoro, ne hai bisogno. La tua vita è stata sconvolta troppo in fretta››. Posai la testa sulla sua spalla e cominciai a piangere a dirotto.

      Dopo qualche minuto mi tranquillizzai.

      Nel frattempo Sonia era andata a prendere dei vestiti per uscire e ritornò con tre splendidi abiti che sembravano appena usciti da un castello medievale. Erano di taffetà. Il corpetto tempestato di diamanti piccoli e lucenti creava un arcobaleno di riflessi ogni volta che la luce li colpiva. I bordi erano orlati d’oro con degli arabeschi d’argento e la gonna ricadeva giù, morbida e leggera, per permettere la facilità dei movimenti. Le spalle erano lasciate scoperte ma la temperatura in quella dimensione era mite.

      Dato che il sole illuminava sempre quei luoghi, l’aria era sempre primaverile, tiepida e piacevole al contatto con la pelle.

      Il vestito di Sara era azzurro come i suoi occhi, quello di Sonia era rosso fuoco come i suoi capelli e il mio era viola scuro, il mio colore preferito.

      Lo indossai e mi guardai allo specchio. Dietro di me erano arrivate Sara e Sonia. Sembravamo tre dame di un’altra epoca.

      La cosa mi fece sorridere e mi tornò il buonumore.

      Ero curiosa di sapere una cosa, però.

      â€¹â€¹Ragazze, dove stiamo andando?››.

      Sonia si avvicinò e mi sussurrò all’orecchio: ‹‹Stiamo andando dall’unica persona che può esserti d’aiuto››.

      â€¹â€¹Ci si può fidare?››.

      â€¹â€¹Di Ares? Certo!›› esclamò Sara.

      â€¹â€¹Come mai ne sei così sicura?››.

      Qualcosa dentro me stava cercando di mettermi in guardia.

      â€¹â€¹Ãˆ un immortale. Gli immortali sono la razza che ci sta dominando, per essere precisi, ma loro vivono nel Regno di Tenot e vengono qui una volta al mese per riscuotere i tributi e infliggere qualche punizione. O meglio, mandano i loro scagnozzi… questo però ora non c’entra››, mi spiegò Sonia. ‹‹Ares è cresciuto qui, nel Regno di Elos. Suo padre è morto combattendo contro il Re che ci perseguita e così ha deciso di non tornare mai più. Vuole vendetta e si è alleato con noi››.

      â€¹â€¹Okay, andiamo da questo Ares››, non mi restava che dargli una possibilità.

      Sonia mi sorrise per la prima volta. Un sorriso sincero, di incoraggiamento.

      Erano tutti convinti che Ares mi avrebbe salvata. Io, invece, ero convinta che qualcosa sarebbe andato storto.

      Ma chi ero io per dirlo?

      Forse avrei dovuto rilassarmi un po’. Il troppo stress mi stava facendo venire il mal di testa.

      Che poi, si può avere mal di testa anche da morti.