Amy Blankenship

Cuori Infuriati


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Entrambe le volte aveva mentito. Rifiutandosi di guardare Toya, guardò Suki e Shinbe e sentì il proprio viso cambiare colore rapidamente. Si sentiva morire per la vergogna.

      Richiuse subito gli occhi e tirò su le ginocchia, avvolgendo le braccia intorno ad esse e nascondendovi il viso. «Scusate, ragazzi. Mi dispiace tanto.» mormorò.

      Toya si allungò, poggiandole una mano sulla spalla per consolarla. Quando lei sussultò, la rimosse rapidamente, stringendo il pugno e abbassandolo lungo il fianco. Il dolore del rifiuto frantumò i suoi occhi dorati mentre guardava gli altri.

      «Va tutto bene, Kyoko. Non è stata colpa tua. È stato Hyakuhei, quel fottuto bastardo.», le parole furono sussurrate con calma ma… era solo la quiete prima della tempesta e tutti le avevano sentite forte e chiaro. Toya si alzò e fissò la cortina di capelli che la nascondeva da lui. Senza aggiungere altro, si girò di nuovo e si diresse nel cuore della foresta.

      Kyoko si augurò di sprofondare in una voragine e rimanere lì, dove nessuno l’avrebbe mai trovata. Come avrebbe fatto a guardarli in faccia, ora? Poi ad alta voce implorò: «Oddio, voglio andare a casa.».

      Suki si alzò in piedi, decisa ad alleviare il dolore della sua amica. «Io e Kaen possiamo riportarti alla statua vergine, se è questo che vuoi.». Le si avvicinò e Kaen uscì dall’ombra già trasformato in drago. Si alzò e le porse una mano, «Andiamo.».

      Kyoko si alzò lentamente, non riuscendo a guardare in faccia nessuno di loro e sussurrò con aria colpevole: «Tornerò tra un paio di giorni.». Corse da Kaen e partirono alla volta Santuario del Cuore del Tempo, verso casa.

      Toya tornò nella radura e vide Kaen allontanarsi lentamente. Non voleva che Kyoko tornasse a casa. Sentiva il proprio cuore sprofondare… e se non fosse tornata? Girandosi, iniziò a correre disperato, sperando di fermarla sul portale del tempo che l’avrebbe allontanata dal suo mondo.

*****

      Lungo il tragitto, Kyoko non disse niente e Suki cercò di farla parlare. «Kyoko, non c’è niente di cui preoccuparsi, davvero. Sappiamo tutti che è stato l’incantesimo e non tu. Quindi non è così terribile come pensi.», e si voltò per sorriderle.

      Kyoko si sforzò di sorridere, ma non si unì alla conversazione. Era troppo occupata a morire in mille modi ogni volta che pensava a quello che aveva fatto, in particolare al modo in cui aveva baciato Toya e Kyou. Si mise le mani sul viso, augurandosi di nuovo di sparire. Voleva solo andare a casa, infilarsi sotto le coperte e rimanere lì per un po’.

      Ricordò com’era stato baciare Kyou e sospirò tra sé: “Cosa starà pensando?”. Non poteva incolpare nessuno perché, in pratica, era stata lei a saltare addosso a loro. Pensò anche alla reazione che aveva ottenuto da Toya. L’aveva baciata di nuovo… no… aveva fatto di più. S’irrigidì ricordando la sensazione della sua erezione premuta sul proprio corpo. Scosse la testa. Se in quel momento avesse dovuto scegliere qualcuno, avrebbe scelto Kotaro. Almeno non gli era saltata addosso!

      Poggiò la fronte sulla schiena di Suki, era consapevole che il bacio di Toya le era piaciuto, e sì, anche quello di Kyou. Ma chissà cosa pensavano di lei, ora. Abbassò lo sguardo mentre il terreno svaniva sotto di loro. Avevano volato per un po’ e si stavano avvicinando al Cuore del Tempo. «Suki, puoi lasciarmi qui? Vorrei percorrere il resto della strada da sola.».

      Suki diede un colpetto a Kaen, lui volò verso il basso e atterrò. Le ragazze scesero entrambe. «Sei sicura che non vuoi farci venire con te?» chiese Suki preoccupata.

      Kyoko scosse la testa, poi fece un passo in avanti e la abbracciò. «Ho la mia balestra se succede qualcosa, e poi non è lontano. Tornerò tra un paio di giorni. Dillo tu agli altri. Porterò qualcosa di buono da mangiare per tutti.». Cercò di sorridere, ma gli angoli delle sue labbra non collaboravano, quindi rinunciò. Voltandosi, s’incamminò in direzione della statua vergine… e della sua via d’uscita da quel mondo.

      Si rilassò quando sentì Kaen riprendere il volo, dandole la solitudine di cui aveva bisogno. Più camminava, più si sentiva di nuovo se stessa invece di vergognarsi… e iniziò ad arrabbiarsi. Non era tanto arrabbiata con se stessa, ma con Toya e Kyou per aver approfittato di lei mentre sapevano entrambi che era sotto un incantesimo.

      «Il prossimo che cerca di baciarmi lo metto al tappeto e non m’importa chi è! Non ho un fidanzato, e al momento sono maledettamente sicura di non volerne uno!». Dopo aver detto ciò ad alta voce, si sentì molto meglio. Sarebbe andata a casa, si sarebbe rilassata per un paio di giorni e sarebbe tornata come nuova.

      Poi decise che, al suo ritorno, avrebbe volentieri rispedito Hyakuhei a calci nel sedere dall’altro della Terra. Se lo meritava.

*****

      Toya atterrò nella radura con la speranza di fermare Kyoko prima che tornasse a casa. Le sue ali d’argento scintillarono, poi scomparvero senza lasciare traccia. Il cuore aveva iniziato a battergli nervosamente mentre sentiva il suo profumo avvicinarsi. Restando fermo, la vide raggiungere la radura. Non aveva ancora alzato lo sguardo, perciò lui rimase lì… tra lei e la sua strada verso casa.

      Kyoko era quasi arrivata quando alzò lo sguardo, fermandosi di colpo. «Toya.». Riuscì a deviare prima di guardarlo di nuovo. Non se la sentiva ancora di parlare con lui. Non con quegli strani sentimenti così vivi nella sua mente. Quell’incantesimo l’aveva mandata in calore, per dirla in altri termini, e, anche se era svanito, sentiva ancora quel calore.

      Dannazione, la stava facendo troppo difficile. Sapeva che doveva fare qualcosa per alleviare la tensione prima di mandare tutto all’aria. «Kyoko, ascolta, non puoi andare a casa in questo momento, non ora che siamo così vicini a Hyakuhei. Non lasciare che uno stupido bacio si metta tra noi.».

      Ecco, l’aveva detto. Era stata una stupidaggine e lei sarebbe dovuta tornare con lui… era quello il suo posto. Sì, sarebbe stata la cosa migliore. Toya iniziò ad agitarsi quando notò che lei gli si era fermata proprio davanti.

      Kyoko aveva sentito le sue parole “Non lasciare che uno stupido bacio si metta tra noi” e ringhiò dentro di sé. Quindi pensava che era stata una cosa da niente, eh? Pensava di poterlo fare in qualsiasi momento e lei non avrebbe dovuto dargli importanza. Ah! La sua rabbia era emersa e ora doveva sfogarsi.

      «Toya.» disse con la voce più dolce possibile.

      «Dimmi.» Toya dovette sforzarsi per non indietreggiare mentre il suo istinto gli diceva di andarsene.

      Kyoko si sporse come per dirgli qualcosa a bassa voce e lui si sporse per ascoltare. Poi lei sorrise. «No!».

      Toya non poté fermare l’incantesimo addomesticante mentre il proprio corpo diventava pesante e poi cadde al suolo. Lottò per alzarsi ma lei rimase lì, estendendo l’incantesimo fin quando non lo sentì quasi rompersi la schiena per reagire.

      «Per l’amor di Dio, ti prego, basta!» gridò Toya.

      Kyoko sbatté un piede a terra ma non lanciò di nuovo l’incantesimo. Si stava mordendo la lingua a sangue per non farlo. Poi lasciò svanire tutto, non era l’incantesimo il problema. Erano tutti i sentimenti che provava in quel momento.

      «Toya, come hai potuto? Posso capire che Kyou, ma tu? Dovevi proteggermi! E dovresti proteggere anche i miei sentimenti! Non avresti dovuto farmi una cosa del genere! Non quando sapevi che non potevo reagire! L’ultima cosa che avresti dovuto fare era baciarmi in quel modo!».

      Toya sentiva l’incantesimo svanire e si sforzò per alzarsi da terra. «Kyoko, lascia che ti spieghi.».

      «No!» urlò lei, «So io come risolvere la cosa. Non ho un fidanzato in questo mondo e non lo voglio! Semmai ne avrò uno, sarà del mondo. E non seguirmi! Tornerò tra un paio di giorni e, quando accadrà, non voglio che nessuno parli ancora di questo! Intesi? Non è mai accaduto!» urlò l’ultima frase proprio mentre toccava la mano della fanciulla, e scomparve.

      In quel momento Toya si alzò da terra, furioso. «Dannazione!». Non gli aveva fatto dire una sola parola. Non aveva potuto dirle che non voleva lasciarla tornare a casa, né che desiderava che fosse sua, né altro. “E così non vuole un fidanzato di questo mondo.”.

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